La bellezza è la vita stessa della Chiesa. Ed espressione di questa vita a diversi livelli è la creazione della bellezza. Nell’arte, tale bellezza rappresenta lo stesso senso e la stessa perfezione che in qualsiasi altro ambito della vita. Le grandi epoche d’arte dei cristiani testimoniano che si tratta di un’arte essenziale e capace della rivelazione della presenza del mistero. La perfezione di tale arte consiste nel presentare questo mondo – come anche la figura umana – nei suoi tratti essenziali, per rendere visibile l’atteggiamento della persona nel suo compimento.
La persona si compie nella relazione con Dio e con gli altri. Perciò i gesti sono puliti, il volto essenziale e il corpo è espressione di questa relazionalità, in modo che tutto esprima lo spazio per l’intervento di Dio, la sua discesa e manifestazione nella persona. L’uomo nella sua fragilità, imperfezione e mortalità di peccatore si apre con l’invocazione a Dio che risponde con la sua venuta, agendo nella persona per salvarla. La fragilità dell’uomo completato dall’azione di Dio – queste due realtà unite esprimono la perfezione dell’arte delle grandi epoche: il romanico, il primo bizantino, e così via. E questa perfezione, questa bellezza, racchiude il senso di tutte le attività dell’uomo: lavoro, famiglia, politica, conoscenza, tutto ciò che è umano si compie come perfezione nella sua divinoumanità.
Ciò che è dunque la bellezza nell’arte lo è in ogni aspetto della vita dell’uomo, proprio perché la bellezza intesa così esprime quella comunione alla vita divina che è la santità della Chiesa e che i martiri hanno testimoniato con il sangue.
Credo anzitutto che vada riscoperta una vera ecclesiologia comunionale, il che significa riprendere seriamente tutta la teologia, la liturgia, la spiritualità e la pastorale a partire della comunione. Non possiamo avere una ecclesiologia di comunione se insistiamo su una teologia scientifica concettuale, espressione dell’individuo, dove la sostanza delle cose diventa il contenuto ultimo della verità senza che la comunione sia più costitutiva dell’essere (come è nel Dio della fede cristiana, il Dio trinitario), per cui la conoscenza diventa un’adaequatio tra la res e un intellectus posti uno di fronte all’altro. Se le nostre comunità cristiane non esprimeranno la bellezza della vita battesimale, se non diventeranno teofania attraverso la nostra stessa umanità, non susciteremo il desiderio per Dio e per la vita nello Spirito Santo.
Perché ci siano queste comunità, bisogna far sì che i nostri seminaristi e le nostre giovani religiose e religiosi siano formati partecipando e maturando nell’arte della comunione, nell’arte della partecipazione alla vita del Dio trino che trasforma l’individuo in «ipostasi ecclesiale», come si esprimerebbe Zizioulas. Se i seminari e gli altri luoghi formativi non diverranno luoghi di ecclesialità, luoghi di esperienza dell’amore pasquale che solo genera alla comunione fraterna, non giova a nulla tanta enfasi sulla preparazione culturale e intellettuale, perché le persone che usciranno da tali luoghi non saranno in grado di far innamorare di Dio, mentre la forza della bellezza consiste non nella dimostrazione, ma nella rivelazione che affascina e attira, che “contagia”.
La bellezza nell’arte, come affermava Giovanni Paolo II, è via della conoscenza, perché è percezione unita della totalità e della cattolicità della vita. Non va dimenticato che in oriente, fino a oggi, i grandi temi teologici vengono sviluppati non solo concettualmente, ma anche artisticamente nell’arte figurativa e nella poesia. Il nostro itinerario di studio si è rivelato assolutamente insufficiente per la trasmissione della fede, perché soffre del dualismo tra una conoscenza concettuale, che colloca la sua verità dentro agli schemi del linguaggio e pone tutto il suo sforzo nel voler costruire una teologia oggettiva e scientifica, e la prassi, cioè la concretezza della vita. Mentre l’arte non può per se stessa essere separata dalla vita. Dunque nell’itinerario formativo va certamente contemplata l’arte.
Non si tratta semplicemente di inserire la storia dell’arte nei curricula, ma di fare una lettura teologico-spirituale dell’arte. Per questo ci vogliono persone preparate, che non verniciano semplicemente ciò che hanno imparato nella facoltà di storia dell’arte con qualche impalcatura religiosa. Si tratta di persone che hanno un discernimento sulla storia dell’arte, capaci di aiutare a scoprire il valore dell’arte popolare o di un’arte grande come l’arte classica, sempre indicando le categorie della bellezza che sta a monte di un’epoca o di un’altra, di un popolo o di un altro, in modo che le persone comincino a essere iniziate alla distinzione necessaria tra un’arte che suscita ammirazione (l’arte classica), un’arte che dice qualcosa sulla fede e sui suoi contenuti (rinascimento e barocco) e infine un’arte che suscita l’unione con Dio, la preghiera, una vita secondo Cristo e nell’umanità di Cristo (l’arte liturgica). Un’arte quindi che è autenticamente liturgica, perché continua il dinamismo trasfigurante del sacramento che la liturgia celebra e pertanto è testimonianza della Chiesa, in maniera che le pareti dell’edificio ecclesiale lavorate secondo una tale arte siano l’autoritratto della Chiesa.
L’arte liturgica che si manifesta sulle pareti dell’edificio sacro fa vedere la trasfigurazione che i sacramenti e la liturgia attuano nel mondo e nella storia. Perciò i cristiani hanno considerato la bellezza come espressione della santità, mentre nell’epoca moderna la secolarizzazione è avvenuta anche perché la bellezza è stata considerata non come una dimensione indispensabile della santità e della sacralità, ma come una dimensione della ricchezza economica e dei sentimenti estetici del soggetto.
Se mettessimo in atto piccoli passi di cambiamento nelle nostre strutture formative, certamente non avremmo spazi liturgici come quelli attuali, espressione non solo di una grave secolarizzazione, ma anche di una tragica superficialità del clero, vittima di uno spirito postmoderno soggettivista, dove ciascuno fa come gli pare. Questo aspetto rende particolarmente preoccupante la situazione nelle terre delle giovani Chiese dove, negli ultimi decenni, lo spazio liturgico sconfessa praticamente ciò che il missionario vuole annunciare. Le nostre chiese non sono lo spazio di eventi liturgici che scandiscono il ritmo della vita e disegnano le assi portanti di un’antropologia cristiana. Ad esempio, difficilmente vi troviamo marcati i passaggi necessari dal battesimo all’eucaristia, dalla purificazione alla comunione.
La bellezza si crea quando la materia del mondo accoglie la forza, l’energia, la luce della comunione. Quando una persona vuole esprimere l’amore che sente per un altro, l’amicizia che lo lega a un altro e prende una realtà del mondo per farne dono a quella persona, la materia si trasfigura. Questa azione, che di per sé è un’azione artistica sulla materia del mondo, partecipa dell’azione di Dio sulla materia del mondo nel sacramento. Lo sfondo sul quale va capita la creazione artistica è pertanto l’eucaristia, dove la materia del mondo, tramite il lavoro dell’uomo e la discesa dello Spirito, diventa apertura per accogliere l’intervento di Cristo. Bisogna smettere di pensare all’artista in un modo romantico, rinascimentale, come qualcosa di straordinario. L’arte intesa in questo senso è finita.
Siamo all’inizio di un’epoca in cui di nuovo si intenderà l’arte come un servizio, come tante altre attività dell’uomo, un servizio che partecipa, con la sua missione, alla trasfigurazione del mondo, dell’uomo e della storia. Se vogliamo che tale mentalità si radichi in mezzo a noi, occorre essere preoccupati che nei nostri ambiti formativi ci sia davvero l’amore. Se non c’è l’amore, non c’è la forza della creatività, perché nessuno cambierà l’aspetto di un pugno di terra, povera materia del mondo, per sorprendere l’altro, per rallegrarlo, per dirgli la sua amicizia. Dobbiamo inoltre avere un linguaggio teologico profondamente simbolico nel senso patristico, e dunque liturgico, un linguaggio che chi fa passare per le sue mani la materia del mondo capisce molto bene. Il lavoro manuale è assai importante per una mentalità simbolica. Quando una cultura o una civiltà non riesce più a tenere insieme nel cuore l’intelletto e le mani, è all’inizio del suo declino.
Da: www.tempi.it
QUINDICESIMA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(Come essere felici nella sofferenza – Facile e veloce il retrocedere – Commiato)
Rimango un po’ meditabonda a riflettere… “Ma se il mio futuro è questo, riuscirò a essere felice?”
“Riuscirai nella misura che aderirai alla santa e spirituale contentezza di coloro che hanno superato la liberazione dell’inquietudine della ricerca della felicità, secondo il suo concetto umano, e hanno abbracciato la volontà di Dio come loro unica sposa.
Cosa te ne faresti di un’ora del così detto “essere felici” sulla Terra, un’ora raggiunta dopo un inseguimento ad essa di anni, quando poi quell’ora non può venire con te nell’eternità? Saresti contenta di doverla vivere da sola senza farne partecipe nessuno di chi ami?
Devi guardare più in là della felicità terrena, nel soprannaturale. Vedrai il tuo dolore trasformarsi in gaudio eterno, perché abbracciare e accettare la sofferenza è la più grande forza e il metodo più veloce per raggiungere la felicità perfetta, che è quella di amare il prossimo sino a soffrire per dargli la gioia. Sino a morire per esso.”
“Si fa presto a parlare così ma quando ti torturano nelle tue debolezze, persisti a sentire male, male sul serio e continuano a capitarti cose fuori programma si arriva al punto da non poterne più. La vita è lunga, anche se è un istante nell’eternità, e viverla nel dolore dev’essere tremendo.
Ora come ora non riesco neanche a provare a concepirla, la paura mi blocca… Ma tu come fai?”
Guardo i suoi limpidi occhi d’innocente in pace mentre mi risponde: “Quando salirai, comprenderai.
Il Cristo ha fatto delle sue carni una piaga per levare alle nostre il veleno del senso, del non pudore, del non rispetto, dell’ammirazione della carne destinata a tornare polvere.
Si è caricato di tutti i pesi spirituali che le nostre menti contorte riescono a elaborare, perché talmente pazzo d’amore umanamente e soprannaturalmente da voler morire per vincere il Male in noi, che non lo amiamo o lo amiamo così poco. Quando sono in crisi e voglio smettere Lui mi dice: “Guarda quanto ho sofferto io per te”. Cosa posso rispondere?
Allargo le braccia in segno di sottomissione alla sua volontà…
Non solo potrai arrivare ad accettare la sofferenza per amore di Gesù ma magari giungerai a chiedere di patire e ne sarai “lieta” per sollevare un altro dai suoi pesi o aiutarlo a crescere nel suo monte, salvare l’anima di un reo o in riparazione dei peccati a gloria di Dio. Questo è voler veramente bene, questo è unirsi al suo sacrificio.
Inoltre se Dio è misericordioso con i peccatori, confido che possa usare misericordia anche con me.
Ricordi quando Gesù era nell’estrema angoscia nella terribile notte nell’Orto degli Ulivi? Dio mandò l’angelo consolatore a sostenerlo nella sua persistente volontà di compiere la volontà del Padre. Così anche a noi dopo l’estrema tentazione saremo sorretti dai suoi angeli. Ciò che è stato concesso a Gesù anche ai suoi fedeli sarà dato per amorosa giustizia.
Chiediamo insieme a Dio non di non soffrire ma di saper soffrire e di non cadere nella tentazione. Essa in se non è rovina se non trionfa su noi. Dobbiamo umilmente stare presso alla Trinità e chiederle la forza per non soccombere a Satana, al mondo e alla carne.
Le corone dei beati non sono forse ornate dalle gemme delle tentazioni vinte? Non cerchiamole per non riempirci i polmoni del fetore della superbia sulle nostre capacità ma neanche dobbiamo essere vili quando esse ci attaccano. Vincendo il male, infatti, santificheremo veramente il nome di Dio con le nostre azioni. Solo così, infatti, chi ci osserva potrà dire: -Dio è perché essi così si comportano- e all’Altissimo verranno come nuovi fedeli.”
“Giacomo io non ho mai conosciuto uno come te. Tu mi conduci per sentieri che io da sola non avrei mai osato percorrere. Rimango incantata da ogni tua parola.”
“Ora ti lascio. Impara a vuotarti di tutto per essere pronta a riempirti di Luce. Essa non aspetta altro che tu la ricambi con palpiti d’amore per donarsi a te e rivestirti di lei. Essa ti donerà la vista oltre il sensibile, nella gravità rovesciata. L’aumento della percezione sarà graduale e proporzionato al cammino di perfezione arduo e penoso che compirai.
Non fermarti mai perché equivale a tornare indietro. Retrocedere è più semplice e veloce. E’ più facile attaccarsi e seguire le soddisfazioni del senso rispetto a domarle!
Ricordi quando prima hai guardato l’orizzonte?
Hai potuto conoscere le altezze dei monti più lontani con la grandezza dello spirito che li abita ma anche la presenza di precipizi immensi con l’aurea di odio che il loro proprietario emana. Quando eri nella nebbia, invece, cosa vedevi?”
“Poco, pochissimo. Un muro impenetrabile si formava a pochi passi da me.”
“L’orizzonte era molto più ristretto. Nello scendere le virtù, la sapienza, il discernimento e il giudizio diminuiranno, fino ad annullarsi. E con il tuo esempio corrotto, come un cadavere, invece d’innalzare, infetterai anche chi ti è a fianco.
Chi è in alto ha il dovere più di ogni altro di essere perfetto. Ti ricordi della parabola del lume posto in alto per essere visto? Appunto perché da tutti è visto deve avere fiamma pura e tanto olio di scorta. Tu non te ne accorgerai ma tutti ti osserveranno e giudicheranno. Ciò che può passare inosservato e scusabile per un fedele comune, non verrà trascurato e perdonato in un suo eletto dal giudizio severo del popolo.
Anche chi è in alto scende a valle per trovare riposo e cibo. Ma se ciò è necessario al nostro corpo così non è necessario allo spirito, che deve restare lontano ed elevato sopra la valle dell’appetito del senso in tutte le sue manifestazioni.
Solo la valle dell’umiltà dobbiamo abitualmente frequentare perché anche Dio vi scende per rapire e innalzare a sé lo spirito trovato.
Ogni altra valle è letale perché rinforza la gravità terrestre allontanandoci dal cielo.”
“Posso venire a trovarti o andare a trovare altri sul loro monte come fai tu?”
“Al momento è meglio che tu stia concentrata solo sull’innalzare il tuo monte, col tempo vedremo.
Ogni innalzamento comporta dover imparare a destreggiarsi nella nuova posizione, perché ad ogni dono di Dio per giustizia è contrapposto un dono del beneficato. Ogni elevazione importa in sé doveri dolorosi e soavi insieme, che divengono gaudio eterno quando la prova finisce.
Inoltre, ci vuole tempo a rimodellarsi nel controllo di sé, negli atteggiamenti, nei pensieri, nella terminologia del linguaggio alla tua nuova coscienza sempre più sensibile alle piccolissime imperfezioni. E poiché in passato non fosti senza colpe cancella anche il ricordo di quelle ombre con il mezzo che ti ho insegnato: con un sempre più amore. Vivi unicamente di, in e per Gesù, isolandoti con Lui e fuggendo da tutte le distrazioni della Terra. Fa che il Padre, guardandoti, ti veda talmente fusa nel Cristo da non poterti scindere dal suo Figlio e, il cui fulgore, copra gli strappi della tua anima.
Devi imparare a perderti nel gorgo della contemplazione di Dio. Essa è come la scintilla dell’accendino che, incendiando e bruciando ogni imperfezione, consumando ogni impura opacità, suscita nuova fiamma viva e ardente di luce e purezza. Impegnati a giungere al tuo nuovo traguardo che è la carità perfetta e purezza perfetta per comprendere pienamente l’Amore e riceverlo sul trono del tuo cuore. Il tuo spirito dev’essere talmente occupato ad amare che ogni altra questione è subordinata a questa.
Seguendo questa linea la gravità del mondo non riuscirà più a trattenerti, mostrandoti i suoi giocattoli, perché tutto il tuo interesse è contemplare Dio nelle sue creature e in Lui.
Questo devi fare perché ricevere lo Spirito di Dio è il tuo compito più importante ed è così sublime che necessita prepararsi con una volontà eroica nel raggiungimento di una perfezione che ti faccia somigliare il più possibile al nostro Gesù nei rapporti con il Padre e lo Spirito Santo.”
“Seguirò il tuo consiglio ma tu ricordati di me, io ti aspetto”.
“Come potrei non ricordarmi di te?”
“Per me è così facile dimenticarmi degli altri!” Mi rabbuio.
“Più salirai, l’Amore che sarà in te, ti obbligherà a cambiare per giungere ad arrivare ad avere così premura per le necessità dei tuoi fratelli da farle prevalere sempre sulle tue. Sopra ogni amore ed ogni vincolo della Terra vi è e vi deve essere, sempre però, l’amore per il Signore Iddio nostro. Nessuno, nessuno altro affetto deve essere superiore a questo. Amiamo i nostri in Dio e non sopra Dio.
Ama con tutta te stessa Dio. Ciò non assorbirà il tuo amore al punto di renderti indifferente ai congiunti, ma anzi alimenterà il tuo amore per essi della perfezione attinta da Dio, perché chi ama Dio ha Dio in sé e avendo Dio ha la Perfezione.”
Comprendo allora quanta gravità devo ancora perdere per raggiungerlo.
“E così i nostri cuori potranno stare sempre uniti in un vincolo di corrente amorosa che aumenterà e si perfezionerà più noi eleveremo i nostri monti.
Ti benedico nel nome di Dio, Uno e Trino, perché la tua mente si apra alla contemplazione”. Dicendo questo volge lo sguardo verso l’alto e la Luce lo avvolge impedendomi di vedere oltre.
Mi siedo solito masso e felice mi perdo nel ringraziamento e nella lode di Dio.
Fine racconto: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
Continua da commento precedente…
QUATTORDICESIMA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(Virtù indispensabile è la Carità – Effetto barriera dell’amore contro i peccati – La tentazione di giudicare la creazione del mondo e l’operato di Dio – Le vittorie sul male sono la corona degli eletti – Il male spesso s’insidia spesso in un atto buono – Sofferenza e tentazione di Gesù – Chi sono e come agiscono gli alleati consapevoli e inconsapevoli del Maligno)
“Questo è vero. Viene spontaneo cercare di fare del proprio meglio quando si sa di essere osservati. Però anche se penso questo io mi sento così misera, piccola e debole che so fin da adesso che peccherò.”
“Sarai piccola ma Dio ti ama perché vede in te il desiderio di amarlo e di seguirlo. Egli potrebbe fare, del tuo nulla, una sua amica, un suo ministro o addirittura una sua prediletta. Sono i miracoli continui che compie il Cristo ma nessuno se ne imbarazza più di tanto.
Desidera così tanto che noi cresciamo che ci ha dato:
– La guida per giungervi: rinnegamento di ciò che è Male;
– L’arma per vincere: la sua Croce;
– La medicina che rinforza e guarisce: il suo Sangue;
– La misura della perfezione da raggiungere: quella di Dio.
Dio dice: – Sarete santi perché io sono santo – ma il Cristo ci dice: – Siate perfetti come è perfetto il Padre mio. – Perciò non ha messo limiti alla santità.”
“Sono così tante però le cose da fare per far crescere tutte le virtù che non saprei da che parte cominciare.”
“L’ideale sarebbe cominciare dalla virtù più indispensabile, senza la quale le altre non hanno d’essere: la carità.
Se amerai sarai santo, perché è il primo dei comandamenti. Amare l’Altissimo sopra tutto e il prossimo come se stessi fa compiere tutte le opere buone che ci vengono suggerite da Dio stesso e chiama tutte le virtù e i doni dello Spirito Santo.”
“Allora se io amo troverò la Sapienza e sarò anche santo.”
“Il Santo è illuminato dalla Sapienza e la santità è fatta di carità ma anche delle altre virtù. In una persona predominerà l’umiltà o la continenza, nell’altra la fortezza o la pazienza e nell’altra ancora la penitenza o lo spirito di sacrificio ma tutte fondano sull’amore. Tutte perciò sono da coltivare ma l’amore con più cura. Amare Dio è sapienza. E’ la sapienza delle sapienze perché chi ama tutto conosce e tutto comprende.”
“C’è un metodo preciso da seguire?”
“L’unica soluzione è chiederla costantemente nella preghiera come il bene dei beni e, nella pratica, amando Dio. Se lo farai Egli si comunicherà a te e ti donerà i suoi doni e le tue virtù cresceranno robuste e sane sotto l’influsso e il controllo del Signore. In altre parole nell’anima amante è Dio che opera grandemente, lasciando però all’uomo il compito di mettere la sua libera volontà di tendere alla perfezione, i suoi sforzi di respingere le tentazioni per mantenersi fedeli al suo proposito e le sue lotte contro la carne, il mondo e il demonio quando lo assalgono. Questo è necessario per avere merito nella nostra santità.
Rimanere saldi nell’amore produce anche un effetto barriera contro le insidie delle male tentazioni. Ricordo, a questo proposito, un paragone che usava Sant’Efrem. In oriente, nella sua epoca, cucinavano spesso all’aperto. Avevano perciò la piaga di dover combattere continuamente con le mosche che insidiavano le loro vivande. Notò allora un particolare che inserì in un suo discorso: -Fin che la minestra è bollente le mosche non si posano su di essa. Ma se comincia a intiepidirsi non vi è scampo, impossibile riuscire a proteggerla.
Nell’amare Dio troverai grandemente, perciò, ogni freno contro il Male ma se il tuo amore s’intiepidirà ricadrai nel peccato.
Se amerai il prossimo avrai aiuto contro l’accasciamento delle solitudini e diventerai maestra di perfezione perché gli altri mediteranno quello che fai e potranno scegliere d’imitarti. E’ il tuo comportamento che fa scuola e non le parole senza esempio. Guarda quello che ha fatto Gesù. Se si fosse limitato a parlare adesso tu saresti qui? Rifletti su questo e vedrai che ho ragione. Come vedi per diventare santi non necessitano né parole speciali né atti eccezionali ma solo una vita vissuta amando il prossimo in Dio.
L’unica aggiunta è quella d’imparare a perdonare perché Dio possa dimenticare anche i tuoi peccati e di essere ubbidienti perché la disubbidienza è principio di ogni male. Sai perché?”
“E’ logico, non c’era neanche bisogno di dirlo. Se una persona decide di fare un certo cammino, è naturale che debba ubbidire alle leggi di Dio altrimenti ricadrebbe nel peccato e sarebbe segno evidente di mancanza d’amore!”
“Sicuramente, ma se si ha ben presente cosa comportò la prima ribellione si capirà perché è così importante essere docili alla volontà di Dio.”
“Queste cose si sanno! Adamo ed Eva furono cacciati dal Paradiso Terrestre, il peccato, la morte, la sofferenza entrarono nel mondo e Gesù dovette offrirsi vittima di espiazione per riaprirci le porte del Paradiso.”
“Proprio così ma detto in questa maniera perde molto il senso della grandiosità dell’operato di Gesù che volevo farti comprendere.” Storcendo un po’ la bocca.
“Se mi serve per comprendere meglio, sentirlo una volta di più non farà certo male. Ripetimelo tu”. Dico umile.
“Non ti offendi?” Guardandomi con il volto inclinato per valutarmi.
“Perché dovrei?” Gli rispondo sorridendogli e guardandolo dritto negli occhi.
“Allora prova andare indietro fin oltre i limiti del tempo. Chi ha guastato lo spirito dell’uomo? Satana, l’avversario di Dio che è odio infinito. Perché lo ha fatto? Per l’invidia di vedere l’uomo destinato al cielo, posto dove lui era stato cacciato per essersi ribellato a Dio nell’ubbidienza. Volle, allora, per l’uomo lo stesso esilio che lui aveva avuto.
Al principio del dolore sta una disobbedienza.”
“Tutte le volte che arrivo a pensare questo punto mi sorge un brutto pensiero che cerco di scacciare ma è insidiosissimo.”
“Quale?”
“Mi vergogno a dirlo…”
“Questo potrebbe essere il momento giusto per impedire a un’insidia di fare danni gravi. Spara!”
Faccio un lungo respiro e poi dico: “Se Dio conosceva tutto il male che avrebbe portato eleggere suo ministro glorioso quell’angelo perché lo ha fatto? In questo senso è stato Dio a creare indirettamente il male… Da qui gli altri pensieri: stava affidando compiti importanti a un disobbediente e sovversivo perciò è incapacità di valutazione; se il Signore compie solo opere buone, vuol dire che anche Satana… ”
“Non finire neanche la frase, ho capito senza che ti sporchi ulteriormente la bocca! Quella che hai è tentazione fortissima di superbia della mente provocata dal demonio per farti dirigere il tuo odio, per il dolore provocato da ogni sventura, verso Dio e screditare la sua Sapienza. Se nel tuo cuore non la scaccerai ma aderirai ad essa non procederai più verso la via di Dio ma verso la dannazione eterna. E’ una superbia che emula quella satanica perché si giudicano od ostacolano le azioni di Dio quando sono contrarie agli interessi nostri. Confessarmela è stato un buon atto di esercizio all’umiltà e merita una risposta approfondita.
Le persone che riflettono sulla creazione tendono sempre a cercare di trovare l’errore sull’operato di Dio. Non possono però comprendere tutto il suo pensiero e non valutano secondo la grandezza della sua conoscenza e sapienza.
Quello che è Satana non è assolutamente opera di Dio ma della libera volontà dell’angelo ribelle che ha capitanato una parte, milioni di milioni, di suoi pari, per superbia, contro il loro creatore. Hanno voluto essere come Dio, hanno voluto fare senza Dio, non accettando di ubbidire alla richiesta di fedeltà che la Trinità domandava loro. Essendo puro spirito la loro decisione presa all’istante è immutabile nell’eternità. Il Signore li aveva creati, come l’uomo, per il paradiso e questa è cosa buona. Ma rifiutarono l’autorità di Dio per loro libera scelta e per giustizia furono cacciati e fatti precipitare. Il demonio diventa l’antitesi di Dio e, per odio verso l’Altissimo, con tutti i suoi, cerca di convincere l’uomo, creato come lui per il paradiso, a commettere peccato, ossia ribellarsi a Dio, a fare senza Dio e ad andare all’inferno con lui. Ecco perché si dice che il Male si è volontariamente formato da sé e non viene da Dio. Satana sarebbe stato ministro glorioso e perciò era stato creato a fine buono e Dio non è stolto ma perfettissimo nelle sue azioni e pensieri. Sono invece le creature ad essere imperfette, anche le più perfette, e pertanto ragionano e operano sempre in inferiorità rispetto a Dio e in maniera limitata. Prova pensare un attimo: se Dio facesse a priori una scelta, creando solo i futuri buoni, perché già conosce quelle che saranno le decisioni nella scelta tra bene e male, dove sarebbe il suo amore e la nostra libera volontà? Ma Dio, che ci ama, ha concesso alle sue creature la libertà di arbitrio, perché attraverso ad essa potessimo completarci nelle virtù e farci perciò più simile al Cristo. Un grande amore incondizionato da parte di Dio e una grande prova affidata alle sue creature pienamente capaci di decisione. Perché ad ogni dono corrisponde una grande responsabilità da parte di chi lo riceve, responsabilità tanto più grande quanto il dono è grande.
Dal Male, così formato, il Signore riesce a trarre anche un bene: quello di servire a far possessori gli uomini di una gloria meritata. Le vittorie sul Male sono la corona degli eletti. Se il Male non potesse causare una conseguenza buona per i volonterosi di buona volontà certamente Dio lo avrebbe distrutto perché niente nel creato può sussistere senza possedere un minimo d’incentivo e ripercussione buona.
Per gli uomini diventa la prova fondamentale per comprendere il grado di formazione del loro spirito.
La decisione al bene, infatti, implica il cammino di perfezionamento a cui la creatura deve rimanere fedele. Se la gravità verso la materialità aumenta vuol dire che sta mostrando la sua non formazione o la sua parziale formazione.
Due sono le cose che sono indice del valore spirituale dell’uomo: il suo modo di comportarsi nella gioia e quello ci comportarsi nel dolore. Soltanto chi è formato in giustizia sa essere umile nella gloria, fedele nella gioia, riconoscente e costante anche dopo aver ottenuto, anche quando non desidera più niente. Ma soltanto chi è veramente santo sa essere paziente e restare amante del suo Dio anche mentre le pene si accaniscono.”
“Un esempio più vicino per noi è stato il dono della sapienza a Salomone, non è vero?”
“Se si ragionasse come facevi tu, Dio, conoscendo il suo futuro peccato, non avrebbe dovuto concedergli il dono della sapienza. In quel momento, però, fu buono l’atto di Salomone di richiedere la sapienza e non altre cose materiali, e buono fu l’atto di Dio di concedergliela.
E, posto che Dio è Padre ed è Giustizia, nel momento dell’errore molto gli ha perdonato, avendo un tempo amato la Sapienza più di ogni altra cosa e creatura.
Tieni presente, però, che solo quando il peccatore dopo il peccato si pente, l’azione buona, fatta antecedente al peccato, resta e vale per il perdono. Per questo non tralasciare mai di fare opere buone perché esse saranno monete di sconto per i tuoi peccati quando di essi ti pentirai per grazia di Dio.
Le azioni buone, anche se sembrano passate, lievitano sempre. Se noi tralasciamo i buoni intendimenti esse operano anche magari solo per crearci un ricordo lontano nell’anima e suscitare quel rimpianto per il tempo in cui si era buoni che è inizio sovente al ritorno verso la Giustizia.”
“Penso di averti tolto ogni dubbio in proposito, che ne pensi?”
“Credo che i miei pensieri tortuosi e contorti avessero proprio rovesciato la Verità. Non mi ero resa conto di correre un pericolo simile. Credevo di fare cosa buona meditare la creazione.”
“Farlo è bene perché dà lode all’Altissimo, ma il male insidia sempre nascondendosi spesso in un atto buono, altrimenti i desiderosi di Dio, ancora non soliti al discernimento delle idee improvvise, non si lascerebbero infradiciare all’inizio con una tale tranquillità. E’ la tentazione sempre presente della superbia del pensiero. Vuole innalzare l’uomo rendendolo unico sapiente e potente. E’ il primo passo per escludere Dio. Si presenterà in diverse forme, ma cercherà sempre d’innalzarti sopra a Dio e agli altri uomini puntando sul tuo orgoglio e sul tuo desiderio di primeggiare. E’ la più subdola delle tentazioni perché colpisce nascostamente anche i santi facendoli precipitare in un attimo dalle vette più alte alle fosse più profonde della superbia. Fa pensare: -Sei grande, il mondo ti ammira.- oppure, ancora più sottile è il compiacersi di essere santo e ritenuto grande tra gli altri eletti. Se un giorno ti capiterà di essere lodata scappa precipitosamente da quel piedistallo e chiuditi nella consapevolezza della tua miseria e incapacità di fare niente senza la Sapienza e Potenza di Dio che guida ogni tuo passo. Ricorda il tuo passato di peccato, ogni tuo peccato, quanto eri precipitata in basso e la grandezza della Misericordia di Dio che ti ha preso per mano, ti ha risollevato e perdonato.
Facendo questo esercizio dirai no alla tentazione e darai gloria a Dio.
Tutto chiaro?”
“Chiarissimo.”
“Ritorno allora al mio discorso sull’origine dei tempi. Dove eravamo rimasti?”
“Al concetto che il male è nato da sé per la ribellione di una parte degli angeli capitanati da Satana.”
“E’ vero. Quindi a causa di questa grande disobbedienza era necessario che a ristabilire l’ordine ci fosse un’ubbidienza perfetta. Era l’Amore insaziato e offeso che esigeva riparazione e offerta e l’Abramo divino non risparmia il suo Figlio incarnato.
Anche se Gesù fosse vissuto mille e mille anni ma non avesse consumato “l’Uomo” fino all’ultimo morendo in croce, compiendo la promessa fatta all’origine di ubbidire, nulla sarebbe valso per la nostra salvezza.
Ubbidire è difficile specie in materia grave e dà dolore a chi lo compie. E il Cristo ha sofferto infinitamente perché ha dovuto cancellare il peccato per eccellenza di uno spirito angelico e dell’uomo perfetto. Peccato che si perpetuerà fino all’ultimo sopravvissuto in atti di disobbedienza a Dio.
A Gesù non sono stati posti limiti al suo soffrire anche perché non gli sono stati imposti limiti nel conoscere il Pensiero di Dio e nell’eseguirlo.
Gesù doveva conoscere tutto dell’uomo compresa ogni sofferenza e martirio ad eccetto la colpa consumata. Ciò non per barriera posta dal Padre alla sua carne, al mondo e al demonio ma per sua propria volontà di uomo. Era come noi ma sapeva volere più di noi. Perciò ha subito le tentazioni ma non vi ha ceduto e in questo sta il suo merito come sarebbe per noi se ci riuscissimo.”
“Non posso neanche pensare che Gesù sia attratto dalla carnalità dei sensi! E poi non era avido e non desiderava onori…”
“Su questo puoi avere ragione. La sua purezza portava un desiderio di castità esponenziale nell’io che prevaleva su qualunque carnalità. Esistono però altre tentazioni certamente forti in Lui come il desiderio di prendersi cura della Madre sola, la pressione dei parenti che non credevano in Lui e magari anche il desiderio di salvare la propria vita. Il dover soffrire e morire non è mai piaciuto a nessuno. Tante cose che lo tentavano a sfuggire il pericolo che poi è il Sacrificio per eccellenza. Inoltre esisteva anche una dimensione morale che continuamente doveva far fronte. La sofferenza per le offese, per gli scherni subiti e il desiderio che potrebbe avere avuto di uscire dalla sua mansuetudine e reagire con rigidità e intransigenza al dolore e allo schifo provocato dalle doppiezze e dalle menzogne. Gesù era l’Uomo che doveva ricreare l’uomo corrotto da Adamo e come tale doveva essere tentato nel corpo, nel pensiero e nello spirito.
Satana utilizza sempre le stesse vie, magari aggiornate alla moda e alle scienze moderne, per distruggere la razza dei figli di Dio, ma nessuna è stata risparmiata al Cristo.
Impara a non giudicare Dio con il tuo finito e misero pensiero ma riempilo con il concetto che ti ha amato fin dalle origini del tempo e ti ama all’infinito. Non è sufficiente questo per colmare il tuo spirito?”
“Hai ragione, dovrebbe eccome! Come sono misera!… Mi lascio incastrare così facilmente! Guardare sotto questo aspetto l’ubbidienza di Gesù dà i brividi. Ma se Cristo viene a vivere la sua vita in noi, vuol dire che soffriremo nello stesso modo?”
“No. A noi uomini, invece, Dio nella sua giustizia, ha richiesto di soffrire di meno, perché conosciamo e partecipiamo ai voleri di Dio solo per quel tanto che possiamo compiere, anche se a noi pare un’enormità.
Sta in fondo qui il motivo della mia visita.
Hai appena preso possesso di questa nuova altezza e Dio ti sta premiando con un periodo di “consapevolezza della sua presenza”. In esso, la preghiera è piacevolissima e le fatiche più leggere, ma molto presto il Sole si nasconderà, consentendo solo una visione crepuscolare e, a periodi, anche la notte, in modo che solo la Luna (la fede) e il firmamento di stelle (la speranza fondata sui suoi insegnamenti), che prendono il suo posto, illuminino il tuo monte. Le stelle sono molto belle da guardare ma il nemico approfitta proprio di queste ore per lanciare i suoi fendenti più pericolosi.
Le prime battaglie premeranno con forza tutti i tasti più sensibili e importanti che possiedi: rapporti coi famigliari più intimi, sicurezza economica, serenità e l’incubo di dover sostenere una posizione scomoda e additata come colpevole.
La prima certezza da considerare è che si parte subito in svantaggio. E’ sempre loro la prima mossa e si è all’oscuro completamente del loro agire.
Ti accorgerai che aumenterà esponenzialmente, rispetto a prima, il tuo contributo di sofferenza al sacrificio dei giusti per espiare la disubbidienza degli uomini, e, a tal fine, sono venuto a metterti in guardia.”
“Succede questo anche se non mi offro come vittima?”
“Purtroppo sì, anche se in maniera meno aggressiva perché poche sono le vittime disponibili e molti sono i peccatori. Le sofferenze, perciò, proporzionate al grado di purificazione che si è raggiunto, saranno poco suddivise e più incisive.
In pratica superando le nuvole bianche della purificazione nella notte dei sensi, tu hai una visione più nitida della Luce, sei entrata nel dominio della gravità rovesciata. Nello stesso tempo, però, i guardiani del mondo di sotto, già in allarme e in movimento per te mentre eri sotto le nuvole chiare, ora hanno spedito il tuo nominativo alle truppe da sbarco specializzate. Non ci sarà solo il soldato semplice ad attaccare ma verranno i graduati e i grandi capi a sostenere la loro causa e a provarti con il loro odio.
Ti attaccheranno molto presto e non la smetteranno più fino a quando non ritornerai a ricadere sotto le trame del loro dominio incontrastato o morirai.
A dar loro manforte ci sono gli affiliati e gli alleati.
Sono le persone che si frequentano o con cui in qualche maniera si ha o si è avuto rapporti e, che per ragioni magari a te sconosciute, provano sentimenti “non amorevoli” nei tuoi confronti.”
“Quelli di cui ti ho parlato prima che mi fanno stare male?”
“Non li conosco, perciò non posso dirtelo con certezza ma potrebbero esserne un esempio.
Ti parlo delle loro caratteristiche in generale così potrai meglio difenderti.
– Gli affiliati sono torturatori consapevoli.
Uomini posseduti che si sono venduti al maledetto per riuscire in un loro scopo o conquistati con piccoli piaceri e doni. Le possessioni a loro volta possono essere evidenti, rumorose e vistose, oppure occulte. Queste ultime sono le più pericolose perché lavorano nella parte più eletta e possono attaccare le parti più elette dei giusti. Da ragione a ragione, a spirito a spirito come arie malsane, corruttrici, impalpabili e inavvertibili cercano d’infettare la preda inconsapevole fino a quando i primi sintomi della febbre della malattia non avvertono chi è colpito di essere colpito. Ecco perché bisogna sempre restare vigili valutando senza sosta i nostri pensieri, i nostri atteggiamenti, le nostre sensazioni ed emozioni. Se l’attacco non è fisico l’arma migliore è proprio quella di opporsi fin da subito, prima che riesca a far attecchire le sue spore cancerogene nel nostro spirito. Questa è la regola ma, il farlo, ti assicuro che non è così semplice come dirlo. Essi giungono ad essere veri e propri figli del male e come tali fiancheggiati dai demoni nel soddisfare le aspirazioni prodotte dal loro odio. La combinazione risulta potentissima quanto scaltra e furba nel compiere il male. Essi frequentano l’odiato o chi lo conosce carpendo informazioni che utilizzano per perfezionare le loro torture o aggiungerne altre. Meno sanno del giusto preso di mira e meglio è per lui. I posseduti sono pericolosissimi perché sono usati come canale preferenziale per raggiungere la vittima tramite il loro odiato, meglio ancora se esiste una parentela diretta, che si spinge fino alla rovina materiale, familiare e al supplizio cruento. Sono più numerosi di quanto non si creda e frequentano indisturbati le nostre comunità anche religiose.
– Gli alleati sono torturatori inconsapevoli.
Sempre uomini ma peccatori. Essi vengono usati dal maligno a loro insaputa per creare ostacoli, dolore e tribolazioni, magari aizzando la loro rabbia, la loro superbia, il loro orgoglio, la loro invidia verso il giusto. Credono magari di avere ragione a comportarsi così perché, essendo schiavi, non sono a conoscenza delle macchinazioni dei loro padroni e ragionano seguendo le leggi del mondo. Ugualmente però saranno giudicati per la sofferenza recata.
Preparati a combattere usando tutte le armi che hai a disposizione: virtù infuse e doni dello Spirito Santo di cui ti sei rivestita e irrobustita per giungere fino a qui.
Con esse devi proteggere la tua cima a qualsiasi costo.
Ti metto al corrente di alcune nozioni generali e pratiche a cui puoi fare riferimento per impostare la tua difesa.
Tu sei sola e loro sono tanti, tu puoi essere intelligente ma loro lo sono molto di più perché l’abbinano alla scaltrezza e ai sotterfugi, e, infine, loro conoscono perfettamente le inclinazioni e le debolezze umane. Tu contro di loro puoi solo imporre la tua volontà e la tua pazienza nella sopportazione. Spesso penserai di aver riportato una vittoria ma poi ti accorgi che è solo illusoria, l’attacco avrà una nuova ondata e poi un’altra fino a quando non cederai. La tua sofferenza terminerà solo quando il torturatore di turno si sarà stancato di divertirsi con te perché vede una risolutezza inespugnabile (pensa a Gesù alla fine dei quaranta giorni nel deserto) o un tuo fratello vorrà, per amore, essere assediato al tuo posto e così liberarti. La tua posizione sarà perciò in difesa perché il campo di battaglia sarà sempre il tuo monte e ciò a cui esso è legato o viene a contatto.
Ogni capitano di battaglione ha le sue strategie e le sue tecniche di assalto. Rimani sempre vigile per poterne individuare fin dall’inizio la struttura e la tecnica del suo stile. Tre sono i tipi di attacchi che potrai ricevere: – Le prove fisiche che toccano solo il corpo, vanno e vengono ma non lasciano strascichi pesanti mentali da sostenere;
– Le spirituali, sono le più tremende perché ti mettono alla prova sui sentimenti, nella fermezza di fede, nell’umiltà, nell’amore e nell’accettazione della volontà di Dio;
– Le combinate, cioè quelle che partono come prove fisiche di poco conto ma che con l’andare del tempo provocano degli strascichi psicologici, degli ostacoli concreti e problemi famigliari nel vissuto quotidiano non indifferenti diventando pesantissimo il sostenerle.
Mettiamo da parte i mali fisici che non si può fare altro che sopportare e consideriamo principalmente, ora, gli attacchi spirituali.
In generale si può dire che i capitani andranno alla ricerca dei tuoi punti deboli, delle tue inclinazioni e preferenze per indirizzarle e rafforzarle nel male. Si comportano come padri spirituali malvagi e intelligentissimi mimetizzati dietro a pensieri che paiono buoni o nascosti da piccole debolezze in grado però di rendere cieco l’uomo di fronte alla realtà e persino di fronte alla verità.
Nella prima fase saranno proprio i vizi che con tanta fatica sei riuscita a vincere nella lotta contro te stessa che ti ritroverai davanti con una virulenza superiore. In fin dei conti, per semplificarti la teoria, si potrebbe personificare il tuo avversario con il vizio che ti colpisce. Non sarai più tu che per la tua debolezza ti lasci attrarre da questo e quello ma è una forza esterna a te, che ti provoca le pulsioni, l’emozioni, atteggiamenti interiori sbagliati e i pensieri maligni per ostacolarti nel cammino verso Dio. Essi perciò si potrebbero dividere in otto grandi categorie che si identificano negli otto peccati capitali:
– Gola, avarizia, lussuria. Purtroppo sono tendenze che non possono essere semplicemente messe da parte ma devono essere costantemente valutate per raggiungere la giusta misura. La lotta perciò si dipana in due direzioni: la smodata necessità fisica e pensieri e motivi ragionevoli per approfittare o creare l’occasione.
– Tristezza, ira e accidia. Sono vizi strettamente collegati tra di loro. La tristezza tende ad arrivare con la frustrazione dei desideri, da un attaccamento allo stile di vita che si è abbandonato o altre volte è conseguenza dell’ira. L’ira è un movimento irruento dell’anima che se protratto nel tempo si trasforma in turbamento e rancore. Entrambe indeboliscono l’anima, la offuscano e diminuiscono la capacità di concentrazione e attenzione. L’accidia si può dire che avvolge l’anima in tutti i suoi aspetti. Essa provoca avversione verso il luogo dove si abita, verso la vita che si conduce e verso il lavoro manuale. Pigrizia, nausea, paure, angoscia interiore, disperazione e scoraggiamento spingono al sonno o a fuggire dal campo di battaglia per cimentarsi in attività di svago, alla volubilità e a perdersi in chiacchiere.
– Vanagloria (sete di gloria) e orgoglio. La vanagloria colpisce soprattutto l’uomo virtuoso istillandogli il desiderio di rendere pubbliche le sue battaglie per aspirare ad un’effimera fama umana. Con l’orgoglio ci si gonfia spiritualmente fino a perdere il senso della realtà. Ci si crede un profeta, un santo o un guaritore fino ad arrivare a credere di non avere più bisogno della misericordia di Dio. Si negano le proprie ombre fino a sprofondare nel profondo di esse. Questo è il vizio più difficile da superare.
I guerrieri ti proveranno in ogni campo e studieranno i tuoi punti più deboli. Su quelli approfondiranno i loro attacchi.”
“Ma da dove arrivano?” dico guardando il bordo ripidissimo del mio monte.
Si mette a ridere: “Ho parlato per metafore! Essi sono puro spirito e di certo non arrivano su astronavi futuristiche o conciati come nella preistoria con forconi e spade sguainate mentre scalano le ripide sponde del monte. Niente di tutto questo: non si vedono e sono silenziosissimi.
Essi sono attratti dall’odio che provano verso chi è più puro. Far peccare un giusto è una vittoria grande e una sofferenza maggiore che infliggono a Dio.
Inoltre un peccatore incatenato non avrebbe la forza di ribellarsi a tale dominio se il controllore non venisse allontanato per una preda più stuzzicante. Ecco allora che Dio permette la tentazione del giusto per dare una possibilità di conversione all’anima rea.”
“Allora quando ho cominciato a risalire dalla fossa qualcuno stava soffrendo per me! Ma chi?”
“Facile. Non si può sapere, però, il chi, magari era solo un fratello più grande nella fede che si stava offrendo per la salvezza dei peccatori. Soffriva per te senza neanche conoscerti…”
“Oh…”
“Fa un certo effetto realizzare che si è stati oggetto di un così grande amore disinteressato, vero? Un conto è parlarne come una questione astratta e un conto è provarlo sia come salvato e sia come salvatore.
Pregare per dare a un peccatore una possibilità di conversione o per liberare un fratello da delle tribolazioni implica per il giusto l’accettazione consapevole della sofferenza di un attacco nemico, arrabbiato per essere stato molestato nei suoi possedimenti. Se lo fai per sollevare da un grosso peso una persona a cui vuoi un gran bene provi sì sofferenza ma esiste anche, nello stesso tempo, una gioia di fondo che inonda di amore.
Più difficile è accettare tutto per chi non si conosce.
Direi che questi sono i motivi principali della loro venuta.
Il fatto sta è che ci si trova a combattere contro di loro nella propria mente e nel proprio corpo.”
Continua in commento successivo…
RACCONTO:
MONDI SOVRAPPOSTI E GRAVITA’ ROVESCIATE
Realizzato utilizzando concetti e brani dagli scritti di Maria Valtorta.
Non ti piace il mondo nel quale vivi?
Guardalo attraverso gli occhi di Colui, alla cui Luce, tutto quanto è diviene chiaro e la Sapienza ti rivelerà come, anche tu, puoi dare il tuo contributo d’amore per migliorarlo.
PREMESSA E AMBIENTAZIONE DEL RACCONTO
Oggi vi voglio raccontare un dialogo sull’amore vissuto in un mondo sovrapposto al nostro che pochi conoscono.
E’ il mondo spirituale.
Tutto cominciò all’alba dell’eternità, quando il Padre, per via di generazione intellettuale, concepisce di sé un’idea perfettissima: il Verbo.
In Esso, si riflettono: la sua vita, la sua bellezza, la sua immortalità, la sua eternità… Tutte le sue infinite perfezioni.
Dalla mutua contemplazione, tra il Padre e il Figlio, si stabilisce, per via di processione, una corrente d’indicibile amore: lo Spirito Santo.
Queste tre persone formano la Trinità, che è Dio, trino ma uno al contempo, la cui natura si fissa in un unico splendore da cui si genera tutto quanto è in un eterno essere.
E’ infinitamente beato in se stesso e non ha alcun bisogno delle creature.
Ma Dio è amore, e l’amore, per sua natura, è comunicativo. Ecco il vero motivo dell’incredibile creazione dell’Universo… e della mia storia.
Vivo in un posto unico nel suo genere: un sistema composto da due mondi sovrapposti, uno spirituale, che ha Dio stesso come vera e unica fonte di Luce, e l’altro concreto, assediato da Satana, l’angelo decaduto e maledetto per l’eternità assieme ai suoi seguaci. I due mondi trovano la loro intersezione negli uomini, perché composti da una parte spirituale e una tangibile, chiamata corpo.
Di puro spirito sono il trono dell’Altissimo, il Paradiso, di cui è contornato, ma anche Satana con il suo esercito. Per questo motivo sono del tutto invisibili agli occhi corporei degli abitanti della Terra, che è il pianeta dove io e tutte quante le persone abitano fino a quando la loro anima sarà legata ad una carnalità mortale.
Gli abitanti della Gerusalemme Celeste, capitale del Paradiso, sono anch’essi di puro spirito e, resi candidi dalla purificazione, in attesa della resurrezione dei loro corpi alla fine dei tempi, partecipano alla gloria del Signore e lo vedono così come Egli è. Questa è la gioia dei cori angelici (servi, soldati e messaggeri dell’Altissimo) e delle schiere dei Santi. Per i terrestri, essendo legati a un corpo, non è possibile visitarlo e perciò non possono toccare con mano cosa li attende nella Gerusalemme celeste. Possono solo sperarlo e avere fede nella Parola del Padre.
Esiste anche l’Inferno: luogo separato e senza Dio ma creato dal Padre appositamente per rinchiudere gli spiriti giudicati eternamente maledetti. Non è più possibile, infatti, per l’uomo farsi perdonare se l’anima si è già distaccata dal corpo in peccato mortale. Essi, accecati dalle loro colpe, hanno rifiutato il dono dell’unica via di salvezza: riconoscere Gesù come il Figlio di Dio incarnato e fattosi crocefiggere di sua spontanea volontà, in ubbidienza al Padre, per espiare tutti i peccati degli uomini, risorgere e, poi, ascendere alla gloria dei cieli.
Satana con gli altri angeli decaduti, perché ribellatisi a Dio con un atto di volontà immutabile prima della creazione dell’uomo, sono i signori indiscussi dell’Inferno ma prediligono aggirarsi sulla Terra insidiando e vessando gli uomini. I maledetti, infatti, invidiosi dell’eredità celeste promessa dal Padre ai suoi figli nel Figlio, con continue insidie alla carne e allo spirito, vogliono convincerli a deviare dalla via del bene per impossessarsi della loro anima, allo scopo d’impedire loro di raggiungere la gloria eterna da cui essi sono stati eternamente banditi e dare, al contempo, grande dolore a Dio.
Tutto l’esercito del maligno, infatti, odia l’Eterno e lo combatte con ogni mezzo nelle sue creature, non potendo niente direttamente contro di Lui.
Tutto è un miserabile paravento!
Dietro ai conflitti o ai pretesti che viviamo in noi e tra noi vi è la ragione vera: la lotta di Satana contro Dio, che non terminerà fino a quando l’Uomo sarà giudicato in tutti i suoi esemplari e la Bestia, sconfitta, rinchiusa eternamente, con i suoi seguaci, all’Inferno.
I demoni ubbidiscono tutti al comando del loro signore: seminare nei nostri cuori e nelle nostre giornate orrore, odio e disperazione, spegnendo la fede, spargendo errori, strozzando la speranza e distruggendo la carità, al fine di staccare tutte le genti da Dio, maledicendolo, e seminando il seme dell’incertezza sulla sua esistenza.
Nelle anime così in rovina è facile far crescere le piante della superbia, del possesso e della concupiscenza, le tre fiere che danno vita a un inferno già qui sulla Terra. E riescono, perché trovano già il terreno propizio preparato dai pungoli, che molti non sanno annichilire completamente con una vita vissuta nel bene, rimasti, dopo la salvezza donataci dal Cristo dalla disubbidienza originale a Dio, causata dal desiderio malefico dell’uomo di essere come Lui.
Per vincere i nemici infernali, gli angeli dovrebbero essere aiutati da anime viventi nel e per il Bene. Viventi in Dio. Ma sono troppo poche rispetto a quelle che non credono, non amano, non perdonano, non sanno soffrire e, perciò, propizie al male.
Anche l’alone di mistero, che avvolge il mondo spirituale, è una condizione favorevole per gli avversari infernali che la usano con molta destrezza. Continua, infatti, a creare sempre più, in noi terrestri, grandi perplessità sull’esistenza di Dio, del Paradiso, dell’Inferno e addirittura sulla nostra origine.
La maggior parte degli uomini è arrivata così al punto di convincersi che l’unica sorgente luminosa sia il sole perché è visibile, anche se, in realtà, è solo uno strumento, creato dal Padre, per permettere la vita sulla Terra, sua incubatrice di figli e futuri abitanti del Paradiso. La luce che torna ogni mattina dovrebbe bastarci, invece, sol che lo volessimo, con gli occhi della mente, a farci meditare, per tutte le ore del giorno, sulla Presenza, la Potenza, la Bontà di Dio e richiamarci alla mente il Cristo: Luce del mondo, Vero Sole eterno, perché ha restituito al Padre i templi vivi delle nostre anime, rigenerandoli alla Grazia, riconsacrandoli con lo spargimento del suo Sangue e istruendoli con la sua Parola, dopo che Satana li aveva minati con la colpa.
Il Cristo come il sole non conosce tramonto. Sta fisso, eterno nella sua Divinità intorno alla quale i popoli roteano come astri che da Lui traggono vita e luce. Perciò noi, e non Lui, conosciamo l’oscurità delle tenebre, perché in noi, e non in Lui, tramonta la luce, poiché dalla Luce ci scostiamo frapponendo fra Essa e noi le lontananze di una volontà non consona a Dio e le barriere di colpe commesse contro la legge di Dio.
Ormai regna l’ateismo con l’io sovrano e la sua scienza profana.
Dio non è contrario alle opere dell’intelligenza umana, perché, se lo fosse, sarebbe incoerente con se stesso, in quanto ha dotato l’uomo d’intelletto, ma ha posto dei limiti, non per potere geloso, ma per previdente amore.
Nel corso dei secoli, invece l’uomo, è riuscito sì a strappare molti segreti all’universo e fatto schiave molte forze della natura, ma, non avendo nel sapere a contrappeso l’amore, si è sviluppato unicamente in potere distruttore.
Una sola, in realtà, è la Scienza necessaria e questa la comunica lo Spirito di Verità. Alla sua Luce tutto quanto si santifica, si purifica, si fa buono e il sapere umano da opere di utilità vera. La scienza umana altrimenti è profanazione: strappa i veli sui misteri che Dio, solo conoscitore di quanto è giusto sapere per il nostro bene, ha ricoperto. Se si conoscesse tutto del futuro e dei segreti dell’universo non avremmo più pace spirituale e pace naturale.
Soprattutto non ci è concesso svelare i confini della vita oltre l’esistenza terrena. Deve bastarci di credere che, in essa, vi è un premio e un castigo, frutto di una Giustizia santa, che attende di essere applicato ad ogni singolo.
Non occorre che sappiamo altro!
E’ solo di Dio la possibilità di prendere l’iniziativa di riallacciare i contatti tra gli ancora abitanti della Terra e le anime già libere dal peso della carne. Non c’è bisogno di prove per credere alla seconda vita, basta la parola di Dio. Ma se diciamo di credere e poi cerchiamo delle prove soprannaturali per credere, mentiamo e diamo del mentitore a Dio.
Verso costoro il giudizio sarà di una severità inesorabile. Saranno puniti per avere mancato di fede e rispetto verso il Padrone di questa vita e della Vita vera e per aver mancato di rispetto ai trapassati, dei quali solo Dio ha il diritto di farsi emanatore di ordini capaci di distoglierli dalle loro extraterrene dimore.
Solo una minoranza, perciò, crede, come verità di fede, nella Trinità e segue le sue leggi d’amore. Esse conducono a essere puri, continenti, misericordiosi, onesti, giusti e umili.
La glorificazione di Dio dovrebbe essere in definitiva la ragione ultima di vita di tutte le sue creature.
Le infinite perfezioni divine sono il termine di paragone verso il quale ogni uomo, composto da spirito e corpo, deve tendere per santificarsi: fine secondo e subordinato al primo per essere ammessi come figli di Dio in Paradiso.
Dio ha mandato, infatti, Gesù, il Figlio incarnato, per confermare e completare la legge che dobbiamo seguire.
Ma pochi gli hanno creduto.
E sì che le sue opere garantivano per Lui e ne testimoniava anche il Padre, Colui che in eterno è Perfezione e Verità.
Nel mondo odierno, però, non è solo il dover unire alla ragione anche un salto di fede, per accettare completamente il cristianesimo, che provoca, in molti, il rifiuto di sottostare alle direttive divine, ma è anche l’esempio di tutte le figure di riferimento: la famiglia, la comunità e gli amici, con il loro richiamo a ciò che per il mondo è importante e la sempre presente paura di essere da loro considerati dei diversi, presi in giro e, quindi, allontanati. Occuparsi di Dio è giunto a essere concepito, per molti che dicono di credere, come un obbligo a termine, come l’andare a scuola. Il sacramento della Cresima ne risulta il diploma, dopo il quale finalmente la maggioranza si sente libera di dire: “basta tortura!”, di non pensarci più e utilizzare quel tempo per abitudini più piacevoli. Dicono di credere nella Trinità ma non fanno niente per dimostrarlo con le parole vere di tutta una vita vissuta e consumata al fine di sottomettere tutte le sollecitudini, le necessità della vita e tutte le fiumane dell’altrui volere, che impongono una condotta, gratificano, ma spengono l’amore e impediscono di darsi, perciò, tutti a Dio.
Altri continuano a seguire le leggi con ampi compromessi personali e solo pochissimi tendono alla perfezione.
Il problema di fondo è che le direttive di Dio sono per lo più diametralmente opposte ai possibili interessi che rendono la vita piacevole sul mio pianeta. Si è creata perciò una relazione incredibile di doppia opposta gravità. Nel mio pianeta è possibile cadere su e salire giù.
Ma questa storia parla dell’amore, quello vero e puro, proprio come lo stesso che diede origine a tutto ciò che esiste.
La differenza è che non parliamo di Dio nella sua Trinità ma di due creature.
Esse desiderano amare così tanto l’Altissimo da impegnarsi nel perfezionarsi con ogni sforzo per ottenere il più grande sublime dono gratuito che la Trinità può dare alle sue creature ancora unite al corpo: possedere il Signore dentro di loro.
La sua presenza produce nell’uomo una somiglianza intellettuale con Dio, che lo rende partecipe della sua luce, della sua forza e della sua sapienza.
Essa è il segno inconfondibile della sua figliolanza.
Tutto questo si traduce:
– nella grazia di vivere nel Padre che guarderà la sua creatura con compiacenza, vendendo in lei la sua somiglianza;
– nella grazia di godere dei meriti infiniti del Figlio;
– nella grazia di fruire dei sette doni dello Spirito Santo.
Concretamente quando si possiede Dio, si ama perfettamente e non si vive più per sé ma per gli altri. Dietro alla carità viene ogni altra perfezione. Anche i sensi umani si perfezionano, perché tutto quanto è a noi intorno acquista luce, voce, colore diverso, e, soprattutto, porta un segno che solo i possessori di Dio vedono: il suo, santo e ineffabile. Con esso non vi è bisogno di dire parole per orare, poiché basta che il nostro occhio si posi sulle cose create perché il nostro cuore si sollevi nell’orazione più alta che è la fusione col Creatore.
In definitiva, Dio ci mette a parte del suo possedere, perciò anche la più umile persona può dire: “L’anima mia magnifica il suo Signore, perché ha guardato la sua serva facendo in lei grandi cose.”
Per capire la mia storia dovete conoscere bene le leggi fondamentali della doppia gravità:
– In ogni uomo esistono, come ho detto, due realtà: quella carnale, che tutti noi conosciamo perché evidente, concreta, ma temporanea, e una spirituale, poco conosciuta, nascosta, interiore, ma eterna. Quest’ultima è la più importante ed è quella che dovrebbe dettare legge su tutte le azioni della carnale. Spesso e volentieri, però, non è così. Se il primo uomo, Adamo e la prima donna, Eva, avessero saputo rimanere signori di ogni cosa con dipendenza solo da Dio, –una dipendenza di figli amatissimi-, i loro discendenti sarebbero stati perfetti come Iddio aveva loro creati, non avrebbero quindi conosciuto malattia e morte, e Gesù, il Figlio primogenito, non avrebbe dovuto subire il martirio di espiazione per salvarci. Ma, purtroppo, disubbidirono al Signore volendo essere come Dio, cadendo nell’insidia tramata da Satana per invidia, odio e vendetta nei confronti dell’Altissimo. L’eterno avversario iniettò così, nella creatura perfetta, il germe del male, comunicandole, di conseguenza, la sua stessa libidine di lussuria, di vendetta e superbia. (Quest’ultima è la quintessenza dell’anticarità, la perfezione dell’anticarità, e il suo veleno demoniaco produce la perdita istantanea della Luce di Dio nel cuore e uccide tutte le grazie, la carità per prima. Chi è superbo, pecca continuamente, perché: non tratta con rispetto Dio, non ha viscere di misericordia verso i fratelli e si crede superiore alle debolezze della carne e alle regole della Legge divina. Distrugge perciò l’unione con Dio con lo stesso peccato che fu causa di rovina per Satana prima, per Adamo e la sua progenie poi.) Da allora il nostro spirito duella contro i veleni del mostro infernale. Qualche rarissima volta lo spirito vince sulla carne e il sangue dando alla Terra e al Cielo un nuovo santo. Qualche volta viene letteralmente ucciso dalla creatura che volontariamente decade dal suo trono di figlia di Dio e diventa peggio di un bruto. Muta la sua natura in demonio, figlio di demonio. Esistono poi tante posizioni intermedie sfumate nelle loro varianti, nelle quali lo spirito vive più o meno stentatamente, schiacciato e reso sofferente, nelle sue potenze, da una carnalità poco controllata, con stasi di letargo in cui è come fosse morto e privo della Luce di Dio. Abbagliati dalle allettanti e luccicanti mondanità, gli uomini, non comprendono l’importanza di rispettare le sue leggi d’amore meno piacevoli e più impegnative. Alla fine, però, della sua realtà terrena, ogni persona verrà giudicata dal Cristo proprio sull’amore donato a Dio e, attraverso Lui, al prossimo. Per i figli del demonio inutilmente il Cristo è morto lasciandosi crocefiggere. Il deicidio non è finito sul Golgota nell’ora della Sua morte. Esso si ripete ogni qualvolta un suo redento uccide la sua anima, sconsacra il tempio vivo del suo spirito, leva la mente sacrilega a bestemmiare Dio, non solo con il turpiloquio osceno, ma con mille maniere del vivere attuale, sempre più contrario alla sua Legge e sempre più neutralizzante i meriti incalcolabili della sua Passione e Morte.
– La legge dei segnati dalla Bestia è in antitesi con le leggi di Dio. In una domina la carne e genera opere di carne. Nell’altra domina lo spirito e genera opere di spirito. Quando lo spirito domina, là è regno di Dio. Quando domina la carne là è regno di Satana. Non si può conciliare il Regno di Dio con il regno di Satana. Non si può accontentare contemporaneamente la carne e lo spirito. Bisogna scegliere. L’infinita Misericordia che anima la Trinità ha dato al nostro spirito tutti gli aiuti per rimanere in Dio: L’intelligenza, per scegliere; La Luce per vedere; L’Amore per guidarci; Il sacramento del perdono per risollevarci dalle nostre cadute; La libertà, per dare alla nostra vita un po’ di merito; I Comandamenti per assicurarci un tracciato sicuro da seguire; I profeti per gridarci la sua Volontà… ma fu tutto inutile. Allora, per amore, il Padre mandò anche il Figlio per donarci la Parola di Vita; E Gesù si offrì completamente, umiliandosi fino a morire come un malfattore sulla croce, per lavarci il cuore dal segno della Bestia e renderlo capace di accogliere Dio; Risorse ma ci lasciò l’Eucarestia che è Sua presenza continua fra noi e in noi; Ha dato, infine, lo Spirito Paraclito che è spirito di verità, sapienza e amore perché ci fosse Maestro nella cognizione della sua dottrina di carità, purezza, mitezza, bontà e umiltà grande. Tutto ha donato per aiutarci ma, ciò nonostante, i nostri peccati non si possono contare… In coloro che domina la carne, escono sibili di vizi, frodi, lussurie e delitti, perché si sono lasciati baciare da Satana e le sue labbra sono su loro e in loro. Non sono più persone ma animali, lo spirito è morto perché il loro cuore non è più tempio di Dio ma è nido di serpi infernali. Ogni persona è libera di decidere quale delle due forze far prevalere. Esse attirano continuamente l’uomo a sé e, per principio, ognuna ostacola e riduce gli effetti dell’altra gravità, perché sono in continua guerra, senza esclusione di colpi, e le anime ne sono il bottino. La legge di Dio è integra e vera, difficile da attuarsi ma l’unica che produce i meriti per giungere al Paradiso e quindi alla gioia eterna. Al contrario l’altra seduce con piaceri immediati terreni ma effimeri: il mondo vuole il potere a qualunque costo, la ricchezza a qualunque costo, l’appagamento del senso a qualunque costo, tutte le gioie della Terra a qualunque costo; scimmiotta la fede, necessaria all’uomo, concedendo profezie di maghi e santoni che non escono dal seno della Trinità Ss. ma dal gorgo satanico; respinge e bestemmia lo Spirito Santo impugnando le sue Verità e, questo, non sarà mai perdonato. Che non sarà mai perdonato lo si nota dal fatto che Dio si ritira nell’alto dei suoi cieli perché l’uomo respinge il suo amore e vive nella carne proclamandosi dio, rinnegando e bestemmiando il vero e unico Signore e Creatore… E già la chiusura del Cielo è misericordia perché trattiene le folgori di castigo che l’uomo merita. Ecco la causa della rovina dell’uomo e del silenzio divino.
– Il bene in definitiva viene proprio dal merito della vittoria sulle passioni disordinate e le tentazioni per amore di Dio e per il raggiungimento dell’obbiettivo più importante per ogni persona: godere della Trinità in eterno. Ne consegue che non tutte le anime in grazia possiedono la grazia nella stessa misura. Non perché Dio la infonda in misura diversa ma perché in diversa maniera le persone la sanno conservare in loro. Il peccato mortale distrugge la grazia, il peccato veniale la sgretola e le imperfezioni la anemizzano. Un’anima che perde la grazia perde tutto. E’ morta. Per lei inutilmente il Padre l’ha creata, il Figlio l’ha redenta e lo Spirito ha infuso i suoi doni. A causa dell’azione corrosiva del peccato l’anima si stacca e cade dall’albero vitale e finisce per corrompersi nel fango. Vi sono anime invece, e io ora vi racconterò di due di queste, che, con ogni sforzo, si caricano di elementi vitali per fruire il più possibile degli effetti della grazia.
– Gli elementi vitali sono: Vivere secondo la legge di Dio, casti, misericordiosi, umili, amorosi di Dio e del prossimo; E vivere di preghiera “viva”. L’effetto concreto di seguire il bene è l’incanalarsi verso un costante oblio di sé e, perciò, perdita di tutto ciò che in Terra è considerato importante. Ne consegue una caduta gravitazionale verso i quartieri meno graditi della società, dove è di casa l’essenziale e non il superfluo. Nello stesso tempo si ha però una salita verso le vette più alte dei monti dello spirito perché le necessità dell’anima, più leggere, prevalgono sulla materia. Più il monte sale, meno si è soggetti all’oscurità prodotta dalla ribellione alle leggi divine. Si sarà più vicini e colpiti dalla Luce purificatrice, che è Dio stesso. Essa dona all’uomo maggiori possibilità di conoscere e partecipare alla vita del Figlio suo, lo riveste di Lui e, come tale, al momento opportuno, lo innalza alla gloria della Trinità come figlio nel Figlio nella Gerusalemme celeste. In definitiva non saremo santi se non nella misura in cui viviamo la vita di Cristo o meglio Cristo vive la sua vita in noi, unendoci al Padre compiendo la sua volontà con l’Amore, per Amore e nell’Amore in vista della sua gloria. Il predominio del male, invece, conduce ad un crescendo dei desideri effimeri legato al benessere transitorio terreno. Predomineranno, perciò, l’attaccamento ai piaceri del sesso, del potere, del denaro e del sapere, caratteristici del salire nei piani più ambiti della società. La gravità spirituale del bene, risucchiata dal vortice sempre più potente della cecità morale, perderà sempre più forza fino al raggiungimento della morte dello spirito, caratterizzato dal predominio dell’egoismo, della menzogna, dell’invidia, della superbia e dell’odio, vero signore e padrone dell’uomo grandemente peccatore.
– Anche se pochi valutano le conseguenze delle loro scelte, tutti quanti subiamo la gravità miscelata dalle due forze e non vi è nessuna possibilità di ovviare a questa legge. C’è chi, per volontà propria, con lo spirito salirà il monte più alto e chi scenderà nelle fosse più profonde senza nessuna possibilità di arrestarsi fissi in un’altezza. Sia le persone dirette al bene, sia gli uomini indirizzati sulla via del male abiteranno sulla Terra, mescolati tra loro per tutto il tempo che il loro corpo riuscirà a trattenere l’anima. Esso sarà anche il tempo a nostra disposizione per scegliere il luogo della nostra eternità: il Paradiso o l’Inferno. Il compito del giusto sarà quello di essere come l’olio, che è il bene, mischiato con l’acqua, che è il male: mai e poi mai si riuscirà a farne un unico composto. Con il tempo, infatti, l’olio, sempre più leggero, s’innalzerà scartando ogni particella d’acqua nel fondo del contenitore.
– Concludendo: esser “vivi” non vuol dire abitare sulla Terra, vuol dire essere del Signore. Vuol dire possedere la Grazia e avere diritto al Cielo. Vivo non è chi respira, mangia e dorme con l’anima morta: costui è spoglia già putrefacente prossima a cadere, come fico infracidito sul ramo, nella fossa il cui fondo è l’inferno. Vivo è chi, anche se agonizzante nella carne, possiede la “Vita”, ed anzi a misura che cessa di qua la vitalità si approssima e cresce in lui la “Vita vera”. Vivo è colui che, mentre le tenebre scendono sulle sue pupille, vede sempre più nitido, con gli occhi dello spirito, il volto del Padre. Vivo è chi conosce la Verità e sopra tutte le gioie umane e le umane ricchezze vuole questa Gioia e questa Ricchezza: la Verità. E per tutti i suoi giorni si dedica a possederla, perché la conoscenza di essa ha messo in lui la sete santa di conquistarla.
IL RACCONTO HA INIZIO NEL COMMENTO SUCCESSIVO
QUINDICESIMA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(Come essere felici nella sofferenza – Facile e veloce il retrocedere – Commiato)
Rimango un po’ meditabonda a riflettere… “Ma se il mio futuro è questo, riuscirò a essere felice?”
“Riuscirai nella misura che aderirai alla santa e spirituale contentezza di coloro che hanno superato la liberazione dell’inquietudine della ricerca della felicità, secondo il suo concetto umano, e hanno abbracciato la volontà di Dio come loro unica sposa.
Cosa te ne faresti di un’ora del così detto “essere felici” sulla Terra, un’ora raggiunta dopo un inseguimento ad essa di anni, quando poi quell’ora non può venire con te nell’eternità? Saresti contenta di doverla vivere da sola senza farne partecipe nessuno di chi ami?
Devi guardare più in là della felicità terrena, nel soprannaturale. Vedrai il tuo dolore trasformarsi in gaudio eterno, perché abbracciare e accettare la sofferenza è la più grande forza e il metodo più veloce per raggiungere la felicità perfetta, che è quella di amare il prossimo sino a soffrire per dargli la gioia. Sino a morire per esso.”
“Si fa presto a parlare così ma quando ti torturano nelle tue debolezze, persisti a sentire male, male sul serio e continuano a capitarti cose fuori programma si arriva al punto da non poterne più. La vita è lunga, anche se è un istante nell’eternità, e viverla nel dolore dev’essere tremendo.
Ora come ora non riesco neanche a provare a concepirla, la paura mi blocca… Ma tu come fai?”
Guardo i suoi limpidi occhi d’innocente in pace mentre mi risponde: “Quando salirai, comprenderai.
Il Cristo ha fatto delle sue carni una piaga per levare alle nostre il veleno del senso, del non pudore, del non rispetto, dell’ammirazione della carne destinata a tornare polvere.
Si è caricato di tutti i pesi spirituali che le nostre menti contorte riescono a elaborare, perché talmente pazzo d’amore umanamente e soprannaturalmente da voler morire per vincere il Male in noi, che non lo amiamo o lo amiamo così poco. Quando sono in crisi e voglio smettere Lui mi dice: “Guarda quanto ho sofferto io per te”. Cosa posso rispondere?
Allargo le braccia in segno di sottomissione alla sua volontà…
Non solo potrai arrivare ad accettare la sofferenza per amore di Gesù ma magari giungerai a chiedere di patire e ne sarai “lieta” per sollevare un altro dai suoi pesi o aiutarlo a crescere nel suo monte, salvare l’anima di un reo o in riparazione dei peccati a gloria di Dio. Questo è voler veramente bene, questo è unirsi al suo sacrificio.
Inoltre se Dio è misericordioso con i peccatori, confido che possa usare misericordia anche con me.
Ricordi quando Gesù era nell’estrema angoscia nella terribile notte nell’Orto degli Ulivi? Dio mandò l’angelo consolatore a sostenerlo nella sua persistente volontà di compiere la volontà del Padre. Così anche a noi dopo l’estrema tentazione saremo sorretti dai suoi angeli. Ciò che è stato concesso a Gesù anche ai suoi fedeli sarà dato per amorosa giustizia.
Chiediamo insieme a Dio non di non soffrire ma di saper soffrire e di non cadere nella tentazione. Essa in se non è rovina se non trionfa su noi. Dobbiamo umilmente stare presso alla Trinità e chiederle la forza per non soccombere a Satana, al mondo e alla carne.
Le corone dei beati non sono forse ornate dalle gemme delle tentazioni vinte? Non cerchiamole per non riempirci i polmoni del fetore della superbia sulle nostre capacità ma neanche dobbiamo essere vili quando esse ci attaccano. Vincendo il male, infatti, santificheremo veramente il nome di Dio con le nostre azioni. Solo così, infatti, chi ci osserva potrà dire: -Dio è perché essi così si comportano- e all’Altissimo verranno come nuovi fedeli.”
“Giacomo io non ho mai conosciuto uno come te. Tu mi conduci per sentieri che io da sola non avrei mai osato percorrere. Rimango incantata da ogni tua parola.”
“Ora ti lascio. Impara a vuotarti di tutto per essere pronta a riempirti di Luce. Essa non aspetta altro che tu la ricambi con palpiti d’amore per donarsi a te e rivestirti di lei. Essa ti donerà la vista oltre il sensibile, nella gravità rovesciata. L’aumento della percezione sarà graduale e proporzionato al cammino di perfezione arduo e penoso che compirai.
Non fermarti mai perché equivale a tornare indietro. Retrocedere è più semplice e veloce. E’ più facile attaccarsi e seguire le soddisfazioni del senso rispetto a domarle!
Ricordi quando prima hai guardato l’orizzonte?
Hai potuto conoscere le altezze dei monti più lontani con la grandezza dello spirito che li abita ma anche la presenza di precipizi immensi con l’aurea di odio che il loro proprietario emana. Quando eri nella nebbia, invece, cosa vedevi?”
“Poco, pochissimo. Un muro impenetrabile si formava a pochi passi da me.”
“L’orizzonte era molto più ristretto. Nello scendere le virtù, la sapienza, il discernimento e il giudizio diminuiranno, fino ad annullarsi. E con il tuo esempio corrotto, come un cadavere, invece d’innalzare, infetterai anche chi ti è a fianco.
Chi è in alto ha il dovere più di ogni altro di essere perfetto. Ti ricordi della parabola del lume posto in alto per essere visto? Appunto perché da tutti è visto deve avere fiamma pura e tanto olio di scorta. Tu non te ne accorgerai ma tutti ti osserveranno e giudicheranno. Ciò che può passare inosservato e scusabile per un fedele comune, non verrà trascurato e perdonato in un suo eletto dal giudizio severo del popolo.
Anche chi è in alto scende a valle per trovare riposo e cibo. Ma se ciò è necessario al nostro corpo così non è necessario allo spirito, che deve restare lontano ed elevato sopra la valle dell’appetito del senso in tutte le sue manifestazioni.
Solo la valle dell’umiltà dobbiamo abitualmente frequentare perché anche Dio vi scende per rapire e innalzare a sé lo spirito trovato.
Ogni altra valle è letale perché rinforza la gravità terrestre allontanandoci dal cielo.”
“Posso venire a trovarti o andare a trovare altri sul loro monte come fai tu?”
“Al momento è meglio che tu stia concentrata solo sull’innalzare il tuo monte, col tempo vedremo.
Ogni innalzamento comporta dover imparare a destreggiarsi nella nuova posizione, perché ad ogni dono di Dio per giustizia è contrapposto un dono del beneficato. Ogni elevazione importa in sé doveri dolorosi e soavi insieme, che divengono gaudio eterno quando la prova finisce.
Inoltre, ci vuole tempo a rimodellarsi nel controllo di sé, negli atteggiamenti, nei pensieri, nella terminologia del linguaggio alla tua nuova coscienza sempre più sensibile alle piccolissime imperfezioni. E poiché in passato non fosti senza colpe cancella anche il ricordo di quelle ombre con il mezzo che ti ho insegnato: con un sempre più amore. Vivi unicamente di, in e per Gesù, isolandoti con Lui e fuggendo da tutte le distrazioni della Terra. Fa che il Padre, guardandoti, ti veda talmente fusa nel Cristo da non poterti scindere dal suo Figlio e, il cui fulgore, copra gli strappi della tua anima.
Devi imparare a perderti nel gorgo della contemplazione di Dio. Essa è come la scintilla dell’accendino che, incendiando e bruciando ogni imperfezione, consumando ogni impura opacità, suscita nuova fiamma viva e ardente di luce e purezza. Impegnati a giungere al tuo nuovo traguardo che è la carità perfetta e purezza perfetta per comprendere pienamente l’Amore e riceverlo sul trono del tuo cuore. Il tuo spirito dev’essere talmente occupato ad amare che ogni altra questione è subordinata a questa.
Seguendo questa linea la gravità del mondo non riuscirà più a trattenerti, mostrandoti i suoi giocattoli, perché tutto il tuo interesse è contemplare Dio nelle sue creature e in Lui.
Questo devi fare perché ricevere lo Spirito di Dio è il tuo compito più importante ed è così sublime che necessita prepararsi con una volontà eroica nel raggiungimento di una perfezione che ti faccia somigliare il più possibile al nostro Gesù nei rapporti con il Padre e lo Spirito Santo.”
“Seguirò il tuo consiglio ma tu ricordati di me, io ti aspetto”.
“Come potrei non ricordarmi di te?”
“Per me è così facile dimenticarmi degli altri!” Mi rabbuio.
“Più salirai, l’Amore che sarà in te, ti obbligherà a cambiare per giungere ad arrivare ad avere così premura per le necessità dei tuoi fratelli da farle prevalere sempre sulle tue. Sopra ogni amore ed ogni vincolo della Terra vi è e vi deve essere, sempre però, l’amore per il Signore Iddio nostro. Nessuno, nessuno altro affetto deve essere superiore a questo. Amiamo i nostri in Dio e non sopra Dio.
Ama con tutta te stessa Dio. Ciò non assorbirà il tuo amore al punto di renderti indifferente ai congiunti, ma anzi alimenterà il tuo amore per essi della perfezione attinta da Dio, perché chi ama Dio ha Dio in sé e avendo Dio ha la Perfezione.”
Comprendo allora quanta gravità devo ancora perdere per raggiungerlo.
“E così i nostri cuori potranno stare sempre uniti in un vincolo di corrente amorosa che aumenterà e si perfezionerà più noi eleveremo i nostri monti.
Ti benedico nel nome di Dio, Uno e Trino, perché la tua mente si apra alla contemplazione”. Dicendo questo volge lo sguardo verso l’alto e la Luce lo avvolge impedendomi di vedere oltre.
Mi siedo solito masso e felice mi perdo nel ringraziamento e nella lode di Dio.
Fine racconto.
QUATTORDICESIMA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(Virtù indispensabile è la Carità – Effetto barriera dell’amore contro i peccati – La tentazione di giudicare la creazione del mondo e l’operato di Dio – Le vittorie sul male sono la corona degli eletti – Il male spesso s’insidia spesso in un atto buono – Sofferenza e tentazione di Gesù – Chi sono e come agiscono gli alleati consapevoli e inconsapevoli del Maligno)
“Questo è vero. Viene spontaneo cercare di fare del proprio meglio quando si sa di essere osservati. Però anche se penso questo io mi sento così misera, piccola e debole che so fin da adesso che peccherò.”
“Sarai piccola ma Dio ti ama perché vede in te il desiderio di amarlo e di seguirlo. Egli potrebbe fare, del tuo nulla, una sua amica, un suo ministro o addirittura una sua prediletta. Sono i miracoli continui che compie il Cristo ma nessuno se ne imbarazza più di tanto.
Desidera così tanto che noi cresciamo che ci ha dato:
– La guida per giungervi: rinnegamento di ciò che è Male;
– L’arma per vincere: la sua Croce;
– La medicina che rinforza e guarisce: il suo Sangue;
– La misura della perfezione da raggiungere: quella di Dio.
Dio dice: – Sarete santi perché io sono santo – ma il Cristo ci dice: – Siate perfetti come è perfetto il Padre mio. – Perciò non ha messo limiti alla santità.”
“Sono così tante però le cose da fare per far crescere tutte le virtù che non saprei da che parte cominciare.”
“L’ideale sarebbe cominciare dalla virtù più indispensabile, senza la quale le altre non hanno d’essere: la carità.
Se amerai sarai santo, perché è il primo dei comandamenti. Amare l’Altissimo sopra tutto e il prossimo come se stessi fa compiere tutte le opere buone che ci vengono suggerite da Dio stesso e chiama tutte le virtù e i doni dello Spirito Santo.”
“Allora se io amo troverò la Sapienza e sarò anche santo.”
“Il Santo è illuminato dalla Sapienza e la santità è fatta di carità ma anche delle altre virtù. In una persona predominerà l’umiltà o la continenza, nell’altra la fortezza o la pazienza e nell’altra ancora la penitenza o lo spirito di sacrificio ma tutte fondano sull’amore. Tutte perciò sono da coltivare ma l’amore con più cura. Amare Dio è sapienza. E’ la sapienza delle sapienze perché chi ama tutto conosce e tutto comprende.”
“C’è un metodo preciso da seguire?”
“L’unica soluzione è chiederla costantemente nella preghiera come il bene dei beni e, nella pratica, amando Dio. Se lo farai Egli si comunicherà a te e ti donerà i suoi doni e le tue virtù cresceranno robuste e sane sotto l’influsso e il controllo del Signore. In altre parole nell’anima amante è Dio che opera grandemente, lasciando però all’uomo il compito di mettere la sua libera volontà di tendere alla perfezione, i suoi sforzi di respingere le tentazioni per mantenersi fedeli al suo proposito e le sue lotte contro la carne, il mondo e il demonio quando lo assalgono. Questo è necessario per avere merito nella nostra santità.
Rimanere saldi nell’amore produce anche un effetto barriera contro le insidie delle male tentazioni. Ricordo, a questo proposito, un paragone che usava Sant’Efrem. In oriente, nella sua epoca, cucinavano spesso all’aperto. Avevano perciò la piaga di dover combattere continuamente con le mosche che insidiavano le loro vivande. Notò allora un particolare che inserì in un suo discorso: -Fin che la minestra è bollente le mosche non si posano su di essa. Ma se comincia a intiepidirsi non vi è scampo, impossibile riuscire a proteggerla.
Nell’amare Dio troverai grandemente, perciò, ogni freno contro il Male ma se il tuo amore s’intiepidirà ricadrai nel peccato.
Se amerai il prossimo avrai aiuto contro l’accasciamento delle solitudini e diventerai maestra di perfezione perché gli altri mediteranno quello che fai e potranno scegliere d’imitarti. E’ il tuo comportamento che fa scuola e non le parole senza esempio. Guarda quello che ha fatto Gesù. Se si fosse limitato a parlare adesso tu saresti qui? Rifletti su questo e vedrai che ho ragione. Come vedi per diventare santi non necessitano né parole speciali né atti eccezionali ma solo una vita vissuta amando il prossimo in Dio.
L’unica aggiunta è quella d’imparare a perdonare perché Dio possa dimenticare anche i tuoi peccati e di essere ubbidienti perché la disubbidienza è principio di ogni male. Sai perché?”
“E’ logico, non c’era neanche bisogno di dirlo. Se una persona decide di fare un certo cammino, è naturale che debba ubbidire alle leggi di Dio altrimenti ricadrebbe nel peccato e sarebbe segno evidente di mancanza d’amore!”
“Sicuramente, ma se si ha ben presente cosa comportò la prima ribellione si capirà perché è così importante essere docili alla volontà di Dio.”
“Queste cose si sanno! Adamo ed Eva furono cacciati dal Paradiso Terrestre, il peccato, la morte, la sofferenza entrarono nel mondo e Gesù dovette offrirsi vittima di espiazione per riaprirci le porte del Paradiso.”
“Proprio così ma detto in questa maniera perde molto il senso della grandiosità dell’operato di Gesù che volevo farti comprendere.” Storcendo un po’ la bocca.
“Se mi serve per comprendere meglio, sentirlo una volta di più non farà certo male. Ripetimelo tu”. Dico umile.
“Non ti offendi?” Guardandomi con il volto inclinato per valutarmi.
“Perché dovrei?” Gli rispondo sorridendogli e guardandolo dritto negli occhi.
“Allora prova andare indietro fin oltre i limiti del tempo. Chi ha guastato lo spirito dell’uomo? Satana, l’avversario di Dio che è odio infinito. Perché lo ha fatto? Per l’invidia di vedere l’uomo destinato al cielo, posto dove lui era stato cacciato per essersi ribellato a Dio nell’ubbidienza. Volle, allora, per l’uomo lo stesso esilio che lui aveva avuto.
Al principio del dolore sta una disobbedienza.”
“Tutte le volte che arrivo a pensare questo punto mi sorge un brutto pensiero che cerco di scacciare ma è insidiosissimo.”
“Quale?”
“Mi vergogno a dirlo…”
“Questo potrebbe essere il momento giusto per impedire a un’insidia di fare danni gravi. Spara!”
Faccio un lungo respiro e poi dico: “Se Dio conosceva tutto il male che avrebbe portato eleggere suo ministro glorioso quell’angelo perché lo ha fatto? In questo senso è stato Dio a creare indirettamente il male… Da qui gli altri pensieri: stava affidando compiti importanti a un disobbediente e sovversivo perciò è incapacità di valutazione; se il Signore compie solo opere buone, vuol dire che anche Satana… ”
“Non finire neanche la frase, ho capito senza che ti sporchi ulteriormente la bocca! Quella che hai è tentazione fortissima di superbia della mente provocata dal demonio per farti dirigere il tuo odio, per il dolore provocato da ogni sventura, verso Dio e screditare la sua Sapienza. Se nel tuo cuore non la scaccerai ma aderirai ad essa non procederai più verso la via di Dio ma verso la dannazione eterna. E’ una superbia che emula quella satanica perché si giudicano od ostacolano le azioni di Dio quando sono contrarie agli interessi nostri. Confessarmela è stato un buon atto di esercizio all’umiltà e merita una risposta approfondita.
Le persone che riflettono sulla creazione tendono sempre a cercare di trovare l’errore sull’operato di Dio. Non possono però comprendere tutto il suo pensiero e non valutano secondo la grandezza della sua conoscenza e sapienza.
Quello che è Satana non è assolutamente opera di Dio ma della libera volontà dell’angelo ribelle che ha capitanato una parte, milioni di milioni, di suoi pari, per superbia, contro il loro creatore. Hanno voluto essere come Dio, hanno voluto fare senza Dio, non accettando di ubbidire alla richiesta di fedeltà che la Trinità domandava loro. Essendo puro spirito la loro decisione presa all’istante è immutabile nell’eternità. Il Signore li aveva creati, come l’uomo, per il paradiso e questa è cosa buona. Ma rifiutarono l’autorità di Dio per loro libera scelta e per giustizia furono cacciati e fatti precipitare. Il demonio diventa l’antitesi di Dio e, per odio verso l’Altissimo, con tutti i suoi, cerca di convincere l’uomo, creato come lui per il paradiso, a commettere peccato, ossia ribellarsi a Dio, a fare senza Dio e ad andare all’inferno con lui. Ecco perché si dice che il Male si è volontariamente formato da sé e non viene da Dio. Satana sarebbe stato ministro glorioso e perciò era stato creato a fine buono e Dio non è stolto ma perfettissimo nelle sue azioni e pensieri. Sono invece le creature ad essere imperfette, anche le più perfette, e pertanto ragionano e operano sempre in inferiorità rispetto a Dio e in maniera limitata. Prova pensare un attimo: se Dio facesse a priori una scelta, creando solo i futuri buoni, perché già conosce quelle che saranno le decisioni nella scelta tra bene e male, dove sarebbe il suo amore e la nostra libera volontà? Ma Dio, che ci ama, ha concesso alle sue creature la libertà di arbitrio, perché attraverso ad essa potessimo completarci nelle virtù e farci perciò più simile al Cristo. Un grande amore incondizionato da parte di Dio e una grande prova affidata alle sue creature pienamente capaci di decisione. Perché ad ogni dono corrisponde una grande responsabilità da parte di chi lo riceve, responsabilità tanto più grande quanto il dono è grande.
Dal Male, così formato, il Signore riesce a trarre anche un bene: quello di servire a far possessori gli uomini di una gloria meritata. Le vittorie sul Male sono la corona degli eletti. Se il Male non potesse causare una conseguenza buona per i volonterosi di buona volontà certamente Dio lo avrebbe distrutto perché niente nel creato può sussistere senza possedere un minimo d’incentivo e ripercussione buona.
Per gli uomini diventa la prova fondamentale per comprendere il grado di formazione del loro spirito.
La decisione al bene, infatti, implica il cammino di perfezionamento a cui la creatura deve rimanere fedele. Se la gravità verso la materialità aumenta vuol dire che sta mostrando la sua non formazione o la sua parziale formazione.
Due sono le cose che sono indice del valore spirituale dell’uomo: il suo modo di comportarsi nella gioia e quello ci comportarsi nel dolore. Soltanto chi è formato in giustizia sa essere umile nella gloria, fedele nella gioia, riconoscente e costante anche dopo aver ottenuto, anche quando non desidera più niente. Ma soltanto chi è veramente santo sa essere paziente e restare amante del suo Dio anche mentre le pene si accaniscono.”
“Un esempio più vicino per noi è stato il dono della sapienza a Salomone, non è vero?”
“Se si ragionasse come facevi tu, Dio, conoscendo il suo futuro peccato, non avrebbe dovuto concedergli il dono della sapienza. In quel momento, però, fu buono l’atto di Salomone di richiedere la sapienza e non altre cose materiali, e buono fu l’atto di Dio di concedergliela.
E, posto che Dio è Padre ed è Giustizia, nel momento dell’errore molto gli ha perdonato, avendo un tempo amato la Sapienza più di ogni altra cosa e creatura.
Tieni presente, però, che solo quando il peccatore dopo il peccato si pente, l’azione buona, fatta antecedente al peccato, resta e vale per il perdono. Per questo non tralasciare mai di fare opere buone perché esse saranno monete di sconto per i tuoi peccati quando di essi ti pentirai per grazia di Dio.
Le azioni buone, anche se sembrano passate, lievitano sempre. Se noi tralasciamo i buoni intendimenti esse operano anche magari solo per crearci un ricordo lontano nell’anima e suscitare quel rimpianto per il tempo in cui si era buoni che è inizio sovente al ritorno verso la Giustizia.”
“Penso di averti tolto ogni dubbio in proposito, che ne pensi?”
“Credo che i miei pensieri tortuosi e contorti avessero proprio rovesciato la Verità. Non mi ero resa conto di correre un pericolo simile. Credevo di fare cosa buona meditare la creazione.”
“Farlo è bene perché dà lode all’Altissimo, ma il male insidia sempre nascondendosi spesso in un atto buono, altrimenti i desiderosi di Dio, ancora non soliti al discernimento delle idee improvvise, non si lascerebbero infradiciare all’inizio con una tale tranquillità. E’ la tentazione sempre presente della superbia del pensiero. Vuole innalzare l’uomo rendendolo unico sapiente e potente. E’ il primo passo per escludere Dio. Si presenterà in diverse forme, ma cercherà sempre d’innalzarti sopra a Dio e agli altri uomini puntando sul tuo orgoglio e sul tuo desiderio di primeggiare. E’ la più subdola delle tentazioni perché colpisce nascostamente anche i santi facendoli precipitare in un attimo dalle vette più alte alle fosse più profonde della superbia. Fa pensare: -Sei grande, il mondo ti ammira.- oppure, ancora più sottile è il compiacersi di essere santo e ritenuto grande tra gli altri eletti. Se un giorno ti capiterà di essere lodata scappa precipitosamente da quel piedistallo e chiuditi nella consapevolezza della tua miseria e incapacità di fare niente senza la Sapienza e Potenza di Dio che guida ogni tuo passo. Ricorda il tuo passato di peccato, ogni tuo peccato, quanto eri precipitata in basso e la grandezza della Misericordia di Dio che ti ha preso per mano, ti ha risollevato e perdonato.
Facendo questo esercizio dirai no alla tentazione e darai gloria a Dio.
Tutto chiaro?”
“Chiarissimo.”
“Ritorno allora al mio discorso sull’origine dei tempi. Dove eravamo rimasti?”
“Al concetto che il male è nato da sé per la ribellione di una parte degli angeli capitanati da Satana.”
“E’ vero. Quindi a causa di questa grande disobbedienza era necessario che a ristabilire l’ordine ci fosse un’ubbidienza perfetta. Era l’Amore insaziato e offeso che esigeva riparazione e offerta e l’Abramo divino non risparmia il suo Figlio incarnato.
Anche se Gesù fosse vissuto mille e mille anni ma non avesse consumato “l’Uomo” fino all’ultimo morendo in croce, compiendo la promessa fatta all’origine di ubbidire, nulla sarebbe valso per la nostra salvezza.
Ubbidire è difficile specie in materia grave e dà dolore a chi lo compie. E il Cristo ha sofferto infinitamente perché ha dovuto cancellare il peccato per eccellenza di uno spirito angelico e dell’uomo perfetto. Peccato che si perpetuerà fino all’ultimo sopravvissuto in atti di disobbedienza a Dio.
A Gesù non sono stati posti limiti al suo soffrire anche perché non gli sono stati imposti limiti nel conoscere il Pensiero di Dio e nell’eseguirlo.
Gesù doveva conoscere tutto dell’uomo compresa ogni sofferenza e martirio ad eccetto la colpa consumata. Ciò non per barriera posta dal Padre alla sua carne, al mondo e al demonio ma per sua propria volontà di uomo. Era come noi ma sapeva volere più di noi. Perciò ha subito le tentazioni ma non vi ha ceduto e in questo sta il suo merito come sarebbe per noi se ci riuscissimo.”
“Non posso neanche pensare che Gesù sia attratto dalla carnalità dei sensi! E poi non era avido e non desiderava onori…”
“Su questo puoi avere ragione. La sua purezza portava un desiderio di castità esponenziale nell’io che prevaleva su qualunque carnalità. Esistono però altre tentazioni certamente forti in Lui come il desiderio di prendersi cura della Madre sola, la pressione dei parenti che non credevano in Lui e magari anche il desiderio di salvare la propria vita. Il dover soffrire e morire non è mai piaciuto a nessuno. Tante cose che lo tentavano a sfuggire il pericolo che poi è il Sacrificio per eccellenza. Inoltre esisteva anche una dimensione morale che continuamente doveva far fronte. La sofferenza per le offese, per gli scherni subiti e il desiderio che potrebbe avere avuto di uscire dalla sua mansuetudine e reagire con rigidità e intransigenza al dolore e allo schifo provocato dalle doppiezze e dalle menzogne. Gesù era l’Uomo che doveva ricreare l’uomo corrotto da Adamo e come tale doveva essere tentato nel corpo, nel pensiero e nello spirito.
Satana utilizza sempre le stesse vie, magari aggiornate alla moda e alle scienze moderne, per distruggere la razza dei figli di Dio, ma nessuna è stata risparmiata al Cristo.
Impara a non giudicare Dio con il tuo finito e misero pensiero ma riempilo con il concetto che ti ha amato fin dalle origini del tempo e ti ama all’infinito. Non è sufficiente questo per colmare il tuo spirito?”
“Hai ragione, dovrebbe eccome! Come sono misera!… Mi lascio incastrare così facilmente! Guardare sotto questo aspetto l’ubbidienza di Gesù dà i brividi. Ma se Cristo viene a vivere la sua vita in noi, vuol dire che soffriremo nello stesso modo?”
“No. A noi uomini, invece, Dio nella sua giustizia, ha richiesto di soffrire di meno, perché conosciamo e partecipiamo ai voleri di Dio solo per quel tanto che possiamo compiere, anche se a noi pare un’enormità.
Sta in fondo qui il motivo della mia visita.
Hai appena preso possesso di questa nuova altezza e Dio ti sta premiando con un periodo di “consapevolezza della sua presenza”. In esso, la preghiera è piacevolissima e le fatiche più leggere, ma molto presto il Sole si nasconderà, consentendo solo una visione crepuscolare e, a periodi, anche la notte, in modo che solo la Luna (la fede) e il firmamento di stelle (la speranza fondata sui suoi insegnamenti), che prendono il suo posto, illuminino il tuo monte. Le stelle sono molto belle da guardare ma il nemico approfitta proprio di queste ore per lanciare i suoi fendenti più pericolosi.
Le prime battaglie premeranno con forza tutti i tasti più sensibili e importanti che possiedi: rapporti coi famigliari più intimi, sicurezza economica, serenità e l’incubo di dover sostenere una posizione scomoda e additata come colpevole.
La prima certezza da considerare è che si parte subito in svantaggio. E’ sempre loro la prima mossa e si è all’oscuro completamente del loro agire.
Ti accorgerai che aumenterà esponenzialmente, rispetto a prima, il tuo contributo di sofferenza al sacrificio dei giusti per espiare la disubbidienza degli uomini, e, a tal fine, sono venuto a metterti in guardia.”
“Succede questo anche se non mi offro come vittima?”
“Purtroppo sì, anche se in maniera meno aggressiva perché poche sono le vittime disponibili e molti sono i peccatori. Le sofferenze, perciò, proporzionate al grado di purificazione che si è raggiunto, saranno poco suddivise e più incisive.
In pratica superando le nuvole bianche della purificazione nella notte dei sensi, tu hai una visione più nitida della Luce, sei entrata nel dominio della gravità rovesciata. Nello stesso tempo, però, i guardiani del mondo di sotto, già in allarme e in movimento per te mentre eri sotto le nuvole chiare, ora hanno spedito il tuo nominativo alle truppe da sbarco specializzate. Non ci sarà solo il soldato semplice ad attaccare ma verranno i graduati e i grandi capi a sostenere la loro causa e a provarti con il loro odio.
Ti attaccheranno molto presto e non la smetteranno più fino a quando non ritornerai a ricadere sotto le trame del loro dominio incontrastato o morirai.
A dar loro manforte ci sono gli affiliati e gli alleati.
Sono le persone che si frequentano o con cui in qualche maniera si ha o si è avuto rapporti e, che per ragioni magari a te sconosciute, provano sentimenti “non amorevoli” nei tuoi confronti.”
“Quelli di cui ti ho parlato prima che mi fanno stare male?”
“Non li conosco, perciò non posso dirtelo con certezza ma potrebbero esserne un esempio.
Ti parlo delle loro caratteristiche in generale così potrai meglio difenderti.
– Gli affiliati sono torturatori consapevoli.
Uomini posseduti che si sono venduti al maledetto per riuscire in un loro scopo o conquistati con piccoli piaceri e doni. Le possessioni a loro volta possono essere evidenti, rumorose e vistose, oppure occulte. Queste ultime sono le più pericolose perché lavorano nella parte più eletta e possono attaccare le parti più elette dei giusti. Da ragione a ragione, a spirito a spirito come arie malsane, corruttrici, impalpabili e inavvertibili cercano d’infettare la preda inconsapevole fino a quando i primi sintomi della febbre della malattia non avvertono chi è colpito di essere colpito. Ecco perché bisogna sempre restare vigili valutando senza sosta i nostri pensieri, i nostri atteggiamenti, le nostre sensazioni ed emozioni. Se l’attacco non è fisico l’arma migliore è proprio quella di opporsi fin da subito, prima che riesca a far attecchire le sue spore cancerogene nel nostro spirito. Questa è la regola ma, il farlo, ti assicuro che non è così semplice come dirlo. Essi giungono ad essere veri e propri figli del male e come tali fiancheggiati dai demoni nel soddisfare le aspirazioni prodotte dal loro odio. La combinazione risulta potentissima quanto scaltra e furba nel compiere il male. Essi frequentano l’odiato o chi lo conosce carpendo informazioni che utilizzano per perfezionare le loro torture o aggiungerne altre. Meno sanno del giusto preso di mira e meglio è per lui. I posseduti sono pericolosissimi perché sono usati come canale preferenziale per raggiungere la vittima tramite il loro odiato, meglio ancora se esiste una parentela diretta, che si spinge fino alla rovina materiale, familiare e al supplizio cruento. Sono più numerosi di quanto non si creda e frequentano indisturbati le nostre comunità anche religiose.
– Gli alleati sono torturatori inconsapevoli.
Sempre uomini ma peccatori. Essi vengono usati dal maligno a loro insaputa per creare ostacoli, dolore e tribolazioni, magari aizzando la loro rabbia, la loro superbia, il loro orgoglio, la loro invidia verso il giusto. Credono magari di avere ragione a comportarsi così perché, essendo schiavi, non sono a conoscenza delle macchinazioni dei loro padroni e ragionano seguendo le leggi del mondo. Ugualmente però saranno giudicati per la sofferenza recata.
Preparati a combattere usando tutte le armi che hai a disposizione: virtù infuse e doni dello Spirito Santo di cui ti sei rivestita e irrobustita per giungere fino a qui.
Con esse devi proteggere la tua cima a qualsiasi costo.
Ti metto al corrente di alcune nozioni generali e pratiche a cui puoi fare riferimento per impostare la tua difesa.
Tu sei sola e loro sono tanti, tu puoi essere intelligente ma loro lo sono molto di più perché l’abbinano alla scaltrezza e ai sotterfugi, e, infine, loro conoscono perfettamente le inclinazioni e le debolezze umane. Tu contro di loro puoi solo imporre la tua volontà e la tua pazienza nella sopportazione. Spesso penserai di aver riportato una vittoria ma poi ti accorgi che è solo illusoria, l’attacco avrà una nuova ondata e poi un’altra fino a quando non cederai. La tua sofferenza terminerà solo quando il torturatore di turno si sarà stancato di divertirsi con te perché vede una risolutezza inespugnabile (pensa a Gesù alla fine dei quaranta giorni nel deserto) o un tuo fratello vorrà, per amore, essere assediato al tuo posto e così liberarti. La tua posizione sarà perciò in difesa perché il campo di battaglia sarà sempre il tuo monte e ciò a cui esso è legato o viene a contatto.
Ogni capitano di battaglione ha le sue strategie e le sue tecniche di assalto. Rimani sempre vigile per poterne individuare fin dall’inizio la struttura e la tecnica del suo stile. Tre sono i tipi di attacchi che potrai ricevere: – Le prove fisiche che toccano solo il corpo, vanno e vengono ma non lasciano strascichi pesanti mentali da sostenere;
– Le spirituali, sono le più tremende perché ti mettono alla prova sui sentimenti, nella fermezza di fede, nell’umiltà, nell’amore e nell’accettazione della volontà di Dio;
– Le combinate, cioè quelle che partono come prove fisiche di poco conto ma che con l’andare del tempo provocano degli strascichi psicologici, degli ostacoli concreti e problemi famigliari nel vissuto quotidiano non indifferenti diventando pesantissimo il sostenerle.
Mettiamo da parte i mali fisici che non si può fare altro che sopportare e consideriamo principalmente, ora, gli attacchi spirituali.
In generale si può dire che i capitani andranno alla ricerca dei tuoi punti deboli, delle tue inclinazioni e preferenze per indirizzarle e rafforzarle nel male. Si comportano come padri spirituali malvagi e intelligentissimi mimetizzati dietro a pensieri che paiono buoni o nascosti da piccole debolezze in grado però di rendere cieco l’uomo di fronte alla realtà e persino di fronte alla verità.
Nella prima fase saranno proprio i vizi che con tanta fatica sei riuscita a vincere nella lotta contro te stessa che ti ritroverai davanti con una virulenza superiore. In fin dei conti, per semplificarti la teoria, si potrebbe personificare il tuo avversario con il vizio che ti colpisce. Non sarai più tu che per la tua debolezza ti lasci attrarre da questo e quello ma è una forza esterna a te, che ti provoca le pulsioni, l’emozioni, atteggiamenti interiori sbagliati e i pensieri maligni per ostacolarti nel cammino verso Dio. Essi perciò si potrebbero dividere in otto grandi categorie che si identificano negli otto peccati capitali:
– Gola, avarizia, lussuria. Purtroppo sono tendenze che non possono essere semplicemente messe da parte ma devono essere costantemente valutate per raggiungere la giusta misura. La lotta perciò si dipana in due direzioni: la smodata necessità fisica e pensieri e motivi ragionevoli per approfittare o creare l’occasione.
– Tristezza, ira e accidia. Sono vizi strettamente collegati tra di loro. La tristezza tende ad arrivare con la frustrazione dei desideri, da un attaccamento allo stile di vita che si è abbandonato o altre volte è conseguenza dell’ira. L’ira è un movimento irruento dell’anima che se protratto nel tempo si trasforma in turbamento e rancore. Entrambe indeboliscono l’anima, la offuscano e diminuiscono la capacità di concentrazione e attenzione. L’accidia si può dire che avvolge l’anima in tutti i suoi aspetti. Essa provoca avversione verso il luogo dove si abita, verso la vita che si conduce e verso il lavoro manuale. Pigrizia, nausea, paure, angoscia interiore, disperazione e scoraggiamento spingono al sonno o a fuggire dal campo di battaglia per cimentarsi in attività di svago, alla volubilità e a perdersi in chiacchiere.
– Vanagloria (sete di gloria) e orgoglio. La vanagloria colpisce soprattutto l’uomo virtuoso istillandogli il desiderio di rendere pubbliche le sue battaglie per aspirare ad un’effimera fama umana. Con l’orgoglio ci si gonfia spiritualmente fino a perdere il senso della realtà. Ci si crede un profeta, un santo o un guaritore fino ad arrivare a credere di non avere più bisogno della misericordia di Dio. Si negano le proprie ombre fino a sprofondare nel profondo di esse. Questo è il vizio più difficile da superare.
I guerrieri ti proveranno in ogni campo e studieranno i tuoi punti più deboli. Su quelli approfondiranno i loro attacchi.”
“Ma da dove arrivano?” dico guardando il bordo ripidissimo del mio monte.
Si mette a ridere: “Ho parlato per metafore! Essi sono puro spirito e di certo non arrivano su astronavi futuristiche o conciati come nella preistoria con forconi e spade sguainate mentre scalano le ripide sponde del monte. Niente di tutto questo: non si vedono e sono silenziosissimi.
Essi sono attratti dall’odio che provano verso chi è più puro. Far peccare un giusto è una vittoria grande e una sofferenza maggiore che infliggono a Dio.
Inoltre un peccatore incatenato non avrebbe la forza di ribellarsi a tale dominio se il controllore non venisse allontanato per una preda più stuzzicante. Ecco allora che Dio permette la tentazione del giusto per dare una possibilità di conversione all’anima rea.”
“Allora quando ho cominciato a risalire dalla fossa qualcuno stava soffrendo per me! Ma chi?”
“Facile. Non si può sapere, però, il chi, magari era solo un fratello più grande nella fede che si stava offrendo per la salvezza dei peccatori. Soffriva per te senza neanche conoscerti…”
“Oh…”
“Fa un certo effetto realizzare che si è stati oggetto di un così grande amore disinteressato, vero? Un conto è parlarne come una questione astratta e un conto è provarlo sia come salvato e sia come salvatore.
Pregare per dare a un peccatore una possibilità di conversione o per liberare un fratello da delle tribolazioni implica per il giusto l’accettazione consapevole della sofferenza di un attacco nemico, arrabbiato per essere stato molestato nei suoi possedimenti. Se lo fai per sollevare da un grosso peso una persona a cui vuoi un gran bene provi sì sofferenza ma esiste anche, nello stesso tempo, una gioia di fondo che inonda di amore.
Più difficile è accettare tutto per chi non si conosce.
Direi che questi sono i motivi principali della loro venuta.
Il fatto sta è che ci si trova a combattere contro di loro nella propria mente e nel proprio corpo.”
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TREDICESIMA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(Il dolore di Dio nel sentirsi respinto – Funzionamento della misericordia e la riparazione del peccato – In cosa consiste la santità – Cercare la perfezione)
“Pensa al dolore dello Spirito di Dio nel sentirsi così spesso respinto e all’insoddisfazione della sua necessità anelante, in quanto è amore, di arricchirsi col ritorno d’amore di tutte le persone da Lui create. Anche solo se riuscisse ad assorbire tutta l’umanità ho l’idea che il suo bisogno di donare amore, in quanto è infinito, riuscirebbe solo a raggiungere una minima soddisfazione.
Tale presupposto, unito alla consapevolezza che Dio non usa la sua potenza per scopi inutili, potrebbe indirizzarci verso la teoria che nell’Universo non ci siamo solo noi.
Che bisogno c’era di creare un Universo infinito quando bastava solo il Sistema solare? Magari quando raggiungeremo il Paradiso troveremo delle sorprese inattese.”
“Hai un’immaginazione molto vivida!” e si mette a ridere. “In ogni caso questo non è un problema che ci tocca al momento.”
“Già, ci sono questioni molto più importanti.”
“In quanto al dolore di Dio nel sentirsi respinto hai perfettamente ragione e questo rifiuto di accoglierlo può arrivare a provocargli un giusto sdegno. Sta sopra di noi il momento in cui quell’Amore tuonerà con ira chiedendo il perché del dispregio.
E come un mendico io vado su ogni monte chiedendo di aprire il cuore all’Amore Trinitario per farsi vittima e dare così sollievo all’Amore compresso nel calore delle sue Tre bocche di fuoco, continuamente ed egualmente emananti, perché respinto.
Ora lo propongo a te.
E’ il rogo quello che ti sto offrendo, ma ti prego, non respingerlo!
Ti senti piccola e meschina? Per quanto puoi essere stata peccatrice, non puoi credere di essere respinta da questo così immenso Amore. Esso è la Misericordia. E delle anime più misere può fare e vuole fare delle stelle fulgidissime del suo Cielo.”
“Come funziona la misericordia di Dio?” Tergiverso.
“La Misericordia è l’amore che ti perdona quando ti penti. Segue però l’espiazione. Come si ripara, tra gli uomini, una colpa?”
“Espiandola e, se e appena si può, con il mezzo con cui si è commessa. Chi ha danneggiato, restituendo quanto ha levato con prepotenza. Chi ha calunniato, ritrattando la calunnia, e così via.”
“Brava. Ma quale mezzo userà Dio per ottenere riparazione?”
“La sofferenza?”
“Cerca di essere più precisa. Prova pensare a quello che vuole Dio da noi e dalle anime del Purgatorio.”
“Dio vuole il Bene per le sue creature. Le anime del purgatorio patiscono perché devono scontare i loro peccati. Dio dà a loro questa possibilità perché non sono immeritevoli di entrare in Paradiso ma non sono neppure degne di farlo subito.”
“E il peccato cos’è?”
“Mancanza d’amore.”
“Dai che ci arrivi! Allora quale strumento userà Dio per ottenere riparazione?
“L’amore?”
“Dando ed esigendo amore. Questo Dio, che è stato offeso, ma che ci ama paternamente e vuole congiungersi con le sue creature, ci porta ad ottenere un nuovo riavvicinamento attraverso se stesso, ossia donando Amore ed esigendo amore. La creatura viene investita da un incendio d’Amore che ci fa consapevoli di ciò che abbiamo commesso verso la nostra anima, defraudandola della possessione di Dio. Sono fiamme che purgano accendendo quell’amore che prima non si aveva. L’anima che sta purgando non fa che amare, riflettere e pentirsi alla luce dell’Amore, che per lei ha già acceso quelle fiamme che sono Dio ma le nascondono Dio per sua punizione. Ecco il tormento: Il nascondimento di Dio per propria colpa e la consapevolezza di avere offeso l’Amore.
Tutto è imperniato sull’Amore, Serena, fuorché per i veri dannati per l’eternità. Per essi è morto anche l’Amore.
Invece, per i tre regni:
– quello che più conosci, la Terra;
– quello in cui è abolito il peso della materia, ma non dell’anima gravata dal peccato, il Purgatorio;
– infine il Paradiso, dove ogni gravame fisico e spirituale non esistono;
il motore è l’Amore.
E’ amando sulla Terra che lavoriamo per il Cielo. E’ amando in purgatorio che conquistiamo il Cielo che in vita non siamo stati capaci di meritare. E’ amando in Paradiso che godremo del Cielo.
“Tu mi parli di cose grandi e così ispirate mentre io sono ancora turbata dal pensiero di essere invidiosa.”
Lui fa un sospirone e allarga le braccia: “Dimmi tutto.”
“Se così fosse, Dio non potrebbe essere contento del mio desiderio di emulare chi è più in alto per raggiungerlo nella santità dell’anima e nella perfezione della lode. Vi considero le mie direttive di percorso, segnali sicuri per non deviare dal giusto cammino. D’altro canto l’invidia è un sentimento che vuole il male dell’altro e non gratitudine e rispetto. Io non voglio che il vostro monte scenda ma che il mio imiti la vostra ascesa.”
“Se questa è la motivazione non sbagli. Ricorda però che l’amore ai maestri si dimostra attenendosi a ciò che essi hanno insegnato, imitando le loro opere e amando Dio. Leggere e sognare solo le loro vite, nulla serve.
Per quanto riguarda gli scopi che hai detto, la lode di Dio e il desiderio di crescere nella perfezione, rimanendo umili, dovrebbero essere gli obbiettivi ultimi di ogni uomo. Bisognerebbe però sforzarsi di averli sì profondi ma anche ordinati per non avere frette inconsulte, accasciamenti senza ragione e il dubbio unito alla sfiducia di poter giungere alla santità.”
“Queste sensazioni sono un classico in me. Cosa bisogna fare esattamente per giungere alla profondità e all’ordine?”
“Tu mi chiedi praticamente come si diventa santi. La santità, infatti, consiste nel sviluppare ordinatamente fino alla perfezione tutte le virtù e i doni.
Di cosa è composto il miele? Di mille fiori. Di cosa è composta la perfezione? Di mille sacrifici. Un’ape che volesse nutrirsi solo di un fiore, non farebbe che poco miele e stucchevole. Un’altra che mescola i succhi amarognoli, con i dolcissimi, i delicati e i piccanti di diverse qualità di fiori produce un miele abbondante e salutare.”
“Non ce la farò mai, la vita è troppo breve anche solo per pensare di provarci”.
“Sono proprio questi dubbi e sconforti che permettono alle insidie di fare breccia nella tua armatura. Bisogna essere dei cavalieri impavidi nella fede, armati d’amore e umili nella consapevolezza del nostro bisogno di nutrirci di Dio e della sua misericordia per giungere all’obbiettivo.
Ora rifletti: se è proprio Dio, che conosce le potenziali capacità degli uomini, dice loro di essere perfetti, allora vuol dire che l’uomo, volendolo, lo può divenire. Tutti possiamo mutare basta volerlo. Ci vuole solo molto tempo. Non si cambia una mentalità formata umanamente dall’oggi al domani, a parte alcuni casi per volontà imperscrutabile di Dio. Gesù ci ha dato l’esempio trasformando uomini maturi pieni di difetti, rissosi, sensuali, usurai e increduli in apostoli capaci di evangelizzare e martirio. Solo chi non volle non mutò. La particolarità che ha caratterizzato tutti i discepoli è stata la considerazione della vita umana come mezzo per conquistare la vita eterna e non come fine. E’ la prova che passa ma dona premio eterno.
Per imperfezione nostra e non divina, perché Dio crea cose perfette, le nostre anime sono selvagge, arruffate, piene di asprezze, di detriti, di polvere, non atte insomma ad essere usate per la Città eterna dove tutto è perfetto. Perciò la previdenza, la provvidenza e la bontà paterna del nostro Dio ci lavorano. Con che? Con la sua Volontà. La Volontà di Dio è lo strumento che fa di noi, fibre inselvatichite, stoffe preziose. Ci lavora in mille modi:
– offrendo delle croci,
– illustrandoci il bello di una mortificazione e attirandoci col suo invito a compierla,
– guidandoci con le sue ispirazioni,
– mortificandoci col suo paterno castigo
– torcendoci colla guida dei comandamenti.
I comandamenti sono proprio quelli che fanno di noi un filato resistente e regolare, atto a formare la stoffa per la vita eterna. E più noi siamo docili alla volontà del Signore e più la stoffa si fa preziosa.
Quando questa Volontà benedetta, che opera sempre per il nostro bene, non solo la seguiamo con docilità, ma con tutte le nostre forze chiediamo a Dio di farcela conoscere perfettamente, per perfettamente eseguirla, costi quel che costi e abbia la forma anche più contraria alla nostra umanità, quando agiamo così, la stoffa si orna di ricami come un broccato. Se poi a tutto questo aggiungiamo la perfezione di chiedere per noi una Volontà di dolore per essere simili al Cristo nell’opera di redenzione, allora nel broccato inseriamo gemme di incalcolabile valore e della nostra fibra imperfettissima facciamo un capolavoro di vita eterna.
Un aiuto semplice da adottare potrebbe essere quello di pensarsi sempre alla presenza di Dio.
Chi sa di essere guardati da Dio fa più fatica a commettere male azioni e quindi si mette nella condizione ottimale per raggiungere lo stato di perfezione che il Signore invita a perseguire.”
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DODICESIMA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(Santificazione del dolore – Come possedere e comprendere la Sapienza – Le imperfezioni)
“Se non sei tanto figlia per volere il dolore per espiare l’altrui peccato, cerca di esserlo almeno per non caderci e per non maledire Dio, facendogli accusa del dolore che abbiamo generato. Ma spero tanto che questo non sia il tuo caso. La paura del dolore è proprio uno dei motivi per cui sono pochi gli spiriti volonterosi che rispondono correndo all’appello. Ma è l’unica strada.
Lo ripeto. Sono due le necessità dell’uomo: saper amare e saper soffrire. L’amore che c’impedisce di commettere il male e il dolore che ripara il male.
Il Cristo ha santificato il dolore, soffrendo il Dolore per noi e fondendo i nostri dolori relativi al suo infinito. Ha dato così merito al dolore. Ricordati che non sarai grande per le contemplazioni ma per i tuoi sacrifici. Le prime le concede Iddio non per tuo merito ma per sua infinita bontà. Il secondo è fiore del tuo spirito ed è quello che conta agli occhi di Dio.
Per superare le nubi, hai già accettato, in fondo al tuo cuore, il grado di sofferenza che ciò comporta. Ora sai dove si trova la Sapienza e sai cosa devi fare per comprenderla e accoglierla.
Sappi che, senza la Sapienza, non si può conoscere le vie anche per la prudenza, la forza e l’intelligenza, necessarie per fronteggiare anche le questioni minori.”
“Ma detto in breve, me lo puoi ripetere, cosa è necessario per possederla e comprenderla?”
“La Sapienza non viene donata subito ma occorre comprarla con le virtù. Esse servono per cambiare, abbandonare tutto quello che si è per scegliere solo Dio. Concludendo se cerchi la Luce troverai la Sapienza che è il Cristo e il Cristo crocifisso. Diverrai così l’uomo per eccellenza, al di sopra del senso, dell’egoismo e del rancore. Colui che è cresciuto attraverso la tribolazione di essere tentato dalle seduzioni:
– delle necessità del proprio corpo;
– da tutto un mondo pieno dei balocchi più incredibili fino al piacere più supremo quello della ricchezza e del potere;
– dalle gioie della famiglia, seppur considerata buona, deve essere posta in secondo piano rispetto a Dio o purtroppo, in alcuni casi, dannosa e, obbligatoriamente, da allontanare.
Per comprendere le lezioni della Sapienza, che parla il linguaggio dell’amore, essendo amore, occorre che tu diventi pura, mite, fedele, misericordiosa, umile e ubbidiente fino all’estremo sacrificio. Pieghevole, morbida e forte alla Volontà del Signore che è sempre Soffio d’Amore. Tutto in te deve rispondere all’Amore con amore. Anche un tuo fugace sguardo al tuo prossimo dev’essere sempre pronto, pieghevole, dolce, ilare, generoso e paziente, insomma, intriso d’amore. Il vero successo dell’opera di redenzione e dell’amore santificante è il tuo No continuo a tutto ciò che non è Cristo. Ripiena di quella fede perfetta, di quel credere e sperare completamente, che trasforma lo spirito in vero adoratore e confidente, oltre ogni possibile evidenza contraria, con quella forza d’amore totale che penetra in tutto l’uomo: nel pensiero, nell’anima, nel corpo e nel sangue…
Lo ripeto perché voglio che tu capisca bene.
Non occorre essere ricoperti di massi per morire soffocati, ma è sufficiente una polvere finissima che, sempre più spessa e densa, empie l’aria ricoprendoti. Pensa ai morti nell’eruzione del vulcano a Pompei secoli orsono, in quanti sono rimasti uccisi perché soffocati dalle polveri nell’aria. Ecco, i massi sono i peccati mortali, i sassi rappresentano i peccati veniali e le polveri simboleggiano le imperfezioni. Anche queste bisogna levarle perché se si accumulano, per quanto ogni sua molecola sia impalpabile, insignificante, finisce per asfissiare l’animo e renderlo sporco. Puoi sembrare pulita agli altri uomini ma non a Dio. Ci sono imperfezioni che solo Dio vede. Impurità che, magari non per tua volontà, ti hanno macchiato e corrotta. Non allontanano Dio se l’anima le subisce come inevitabili ma non le provoca, anzi cerca subito di mondarsi. Devi stare molto attenta perché anche per queste esiste una colpa. L’anima ragionevole ha il dovere di vigilare per salvaguardare il proprio candore.”
“Come?”
“Usando l’amore. L’amore è il microscopio dell’anima. Più uno ama Dio e più vede le macchioline della sua coscienza attraverso di Lui. La sensibilità di un’anima che si è data a Dio è tale che la più esigua particella di male le è presente, insopportabile e ripugnate, ancora di più di un mare di fango per chi non è con Lui. Questo non per merito dell’anima ma solo perché Dio è presente. Se mai ci fosse un suo merito sarebbe solo la sua buona volontà nel tenersi unita al Signore.
Dovrai cercare di stare sempre più unita a Dio anche Sacramentalmente perché non esiste che il Sangue di Cristo per lavare il bigio dell’anima e renderla degna del Re. Devi nutrirti di Lui più che puoi per essere più degna di Lui e metterci anche del tuo:
– Infinito amore, cioè tutto quello che puoi spremere dal tuo essere fino a rimanere esausta;
– Infinita volontà di bene;
– Infinita attenzione;
– Infinita umiltà, riconoscendo il tuo niente e il Suo Tutto;
– Infinita volontà di purezza, considerata come volontà eccelsa e quindi separata dalla volontà in generale di proposito.
Sono così pochi, Serena, quelli che giungono alla perfezione!”
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UNDICESIMA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(Negli allontanamenti da Dio – Visione dello spirito del visitatore – L’amore come unico mezzo per sopportare il dolore – La perfezione e la fusione in Dio – L’amore come compendio di ogni sete e la sua importanza – L’amore è la vera intelligenza – Il cristiano medio si ferma)
“Se devo essere sincera hai ragione, sono invidiosa. Desidererei essere forte nel mio amore verso Dio come quei santi. Incorruttibili fino all’estremo sacrificio. Guarda lo scempio che ho fatto della mia vita! Non sono stata capace di resistere alla minima difficoltà! Come posso pensare di poter essere migliore in futuro?… Quando va tutto bene mi sembra di crescere ma è nella prova, nel momento forte che si vede la vera fede, il vero amante di Dio… E in quei frangenti invece io cado, la paura delle conseguenze mi attanaglia e casco inesorabile nel peccato e nel compromesso, cercando magari il male minore che può capitarmi nel mio miserabile quotidiano.
Ma a Dio che è giudice di verità assoluta non piacciono per niente queste macchinazioni e si allontana. Si sta male, la coscienza rimorde e il turbamento sostituisce la pace dello spirito nelle profondità dell’anima. Il minor male si può scegliere se non esiste la possibilità dell’unica vera via da seguire che è la verità, accettando tutte le conseguenze. Comprendo in quei momenti quanto ancora sono miserabile, come sarei se Dio non vegliasse continuamente su di me e la fragilità di questa volontà forte solo a parole, quando il minimo pericolo non esiste all’orizzonte.”
“Vedo che la scuola del pentimento e della relativa riparazione è già riuscita a raggiungere l’obbiettivo più importante: aprirti completamente alla Luce che vivifica lo spirito e lo rende partecipe della sua realtà sciagurata e bisognosa della misericordia di Dio. Più ti sentirai misera e umile e più le sue Potenze potranno operare in te.”
“Allora sono contenta di sentirmi così perché desidererei poter innalzare il mio monte, arrivare dove tu sei…”
“Lo sai quali sono i moti dell’anima quando Dio si allontana per tua colpa o per Volontà sua?”
“Io mi sento male. E questo male fa si che m’impegni subito nel raggiungere Dio il più presto possibile, con il chiedere pietà per la sua serva indegna e nel cercare di farmi perdonare con pazienza, costanza e insistenza.”
“Proprio così. Molte volte, per cause diverse, viene la notte dell’anima. La più comune si può attribuire al nostro comportamento verso le necessità della vita. Invece di darle il giusto valore, esse ci agitano sovra misura divenendo incalzanti sollecitudini, che turbano il nostro spirito creando delle ombre crepuscolari, talora talmente fonde da essere simili a una notte senza stelle. Oppure, è la stessa volontà di Dio, che per provare la nostra costanza suscita talora altri crepuscoli o proprie notti. Durante queste oscurità, l’amore della nostra anima, si ritira.”
“Ci rendiamo immediatamente conto dell’allontanamento di Dio in entrambi i casi o quando è Lui che fa giungere la notte è un procedimento lento?”
“Premesso che fino a quando la nostra anima non è morta del tutto ama spontaneamente il suo Creatore Iddio, anche se noi non ce ne accorgiamo, perché tende con nostalgia alla sua Origine e all’unico che la rassicura: Iddio.
Quando, per incuria nostra Dio si ritira, l’anima soffre, proprio come hai detto tu. Avviene subito come uno sbalordimento iniziale nel quale non si rende conto di quello che le sta succedendo. Non dura molto però. Poi, si ridesta, torna in sé e cerca il suo amore. Sentendolo lontano comincia a soffrire. Ancora di più quando diventa pienamente consapevole della sua colpa, perché comprende che, la sua rilassatezza, ha permesso alla carne di signoreggiare con le sue sollecitudini.
Se, invece, è Dio che si ritira per provare uno spirito vigile permettendo che la notte lo circondi, l’anima si accorge subito di essere stata lasciata dal suo amore. Immediatamente balza in piedi in allerta e non si da pace fino a quando non lo avrà raggiunto e stretto al cuore. Questa è l’unica sollecitudine che dovrebbe avere l’anima innamorata: la ricerca di Dio, alla quale corrisponde la divina sollecitudine di Dio innamorato delle sue creature tanto da dare Se stesso per la loro salvezza.
Cerchiamolo sempre, Serena, in questi casi, senza stanchezza, senza titubanze e senza un’umana impazienza, quasi si volesse rimproverare Dio che è incensurabile.
Anche se è nascosto, non dobbiamo avere timori, perché continua a vegliare su di noi. Perciò nulla di “vero” male può fare il mondo al cercatore di Dio. Anche se infierisce con scherni e persecuzioni pensa sempre che hanno durata relativa, mentre il frutto del tuo amore coraggioso non finisce mai.”
“Dirlo come concetto è una cosa ma metterlo in pratica è un’altra. Ancora sono troppo legata alle mie necessità…
Il tuo monte, invece, è uno di quelli così alti che la cima non si vede, non è vero?…”
Nessuna risposta.
“Tu devi essere il prototipo vivente dell’apostolo dei tempi nuovi, colui che vive nella Luce alla presenza continua della Trinità. Sei tromba squillante per gli addormentati e gli apatici che hanno dimenticato e trascurato le Verità rivelate e guida per gli spiriti che, come me, vogliono seguire il tuo esempio per raggiungere l’Altezza. Sei il modello vivente dell’uomo dimentico di sé che ha lasciato che il Cristo vivesse la sua vita e missione dentro di lui. Hai accettato di patire e perdonare, di amare ed operare in obbedienza al Signore! Sei uno di quei pochissimi focolari dei giorni nostri che impediscono che il mondo perisca tra le tenebre e il gelo di morte, in un’ignoranza animale e abbruttente.
Il mondo non ti comprende e ti odia ma Dio ti “superama” alla follia! Tu sei continuatore del Cristo per portare pane, acqua, luce e voce a quel gregge che gli eletti a questo compito non sono in grado di sfamare. Fai parte di quel miracolo che l’Altissimo perpetua nei tempi per sfamare molti con pochi pezzi di pane e spregevoli pesciolini (anime umili e laiche) perché ha pietà di questo popolo con troppi rari pastori degni di questo nome.
Ho idea che a te ci siano solo i santi del paradiso che ti possano venire a trovare sul tuo monte!”
Rimango sbalordita della mia dichiarazione.
Ancora silenzio, se non un abbassamento umile degli occhi e un sorriso sofferente appena accennato come se non gradisse le mie affermazioni.
Poi: “Non mi piace parlare di me e, soprattutto, non sono degno della tua esaltazione perché tutto quello che sono è opera di Dio… Il Signore deve averti mostrato il mio spirito per assicurarti che puoi fidarti delle parole che sono venuto a riferirti. Infine è inutile rammaricarsi, come ti ho già detto, anche se si cerca di coprire le nostre potenze soprannaturali sotto una veste di vita comune, a un’anima attenta il profumo e la Luce di Dio non passano inosservate…”
“Scusa allora per quello che ho detto. Mi è uscito così di “getto…”
“Non parliamone più.”
“Sai, lo farò. Voglio impegnarmi con determinazione e pregare incessantemente per raggiungerti.”
“Il cammino sopra le nuvole per innalzarsi è arduo, faticoso e doloroso, perché bisogna andare oltre le normali pratiche in uso dai più, che si limitano a una partecipazione superficiale del cristianesimo, ma è attuabile. Amare Dio è l’unico mezzo per sopportare il dolore che esso comporta. L’amore non ottunde il senso dolorifico dell’uomo ma vi mescola assieme un liquido di così corroborante dolcezza che lo rende sopportabile. Questo tonico, sono le potenze del Cristo, vittorioso sulle debolezze della carne e dello spirito, che si precipitano su di noi, attratte dal nostro amore, annullando le nostre fragilità e dandoci un vigore da lottatori celesti.
Ricordi il giovane ricco? Quando Gesù gli disse: -Da tutto quello che hai ai poveri e seguimi!- Lui ha chinato il capo e se n’è andato afflitto perché aveva molti beni. Si è accontentato di usarli bene ma non ha voluto raggiungere la perfezione spogliandosene completamente.
Tre sono le cose più perfette: la povertà volontaria, la castità perpetua e l’ubbidienza assoluta in tutto ciò che non è peccato. Queste tre cose rendono l’uomo simile agli angeli… E una è perfettissima: dare la propria vita per amore di Dio e dei fratelli. Questa cosa rende la creatura simile al Cristo perché la porta all’assoluto amore. E chi ama perfettamente è simile a Dio, è assorbito e fuso con Lui. Gesù vivrà nell’anima innamorata con un’unità inscindibile, come quando, Uomo tra gli uomini, visse in unità col Padre. E’ l’estasi di fusione, ancora più alta dell’estasi contemplativa, (che è donata da Dio per maggiormente trarre a sé un’anima o per premiarla del suo amore,) perché operata unicamente dalla forza del nostro amore, che raggiunge la vetta del limite massimo, oltre il quale si morirebbe. Le rinunce, le penitenze le monacazioni sono nulla rispetto all’amore totale. Anche un eremita penitente può essere povero rispetto ad un vivente nella società che sappia amare totalmente fino all’annichilimento dei suoi sentimenti per Dio. Prova a considerare: se temere Dio è sapienza e fuggire il male è intelligenza, che sarà amare il Signore con tutte le potenze dell’essere? Sarà perfezione di sapienza e di intelligenza, perché l’amore è quello che raffina le potenze dell’animo a tale elevazione che porta di conseguenza alla perfezione in ogni campo. Colui che ama totalmente ha conosciuto la vera sapienza in misura che non può essere aumentata perché è perfetta. L’amore lo istruisce a comprendere e lo conduce ad ubbidire, l’amore lo preserva dal male, l’amore lo fa volare nella via del Bene. L’amore, il santo amore che Dio ha voluto come suo principale attributo – Dio è amore – è la scienza delle scienze, perché ci fa maestri nella scienza che dà Vita: la scienza di conoscere Iddio.
Colui che ama possiede la vera intelligenza. Dio non si divide da chi lo ama. Ora, se Dio è in noi, possediamo in noi l’Intelligenza stessa, ed Essa ci comunica le sue luci, così come una fiamma chiusa in un cristallo traspare e riscalda al di fuori.
E Dio è fiamma che vive in noi quando noi lo amiamo. La nostra natura umana si india al contatto. L’uomo, animale dotato di ragione, cade come crisalide di farfalla e subentra il vero superuomo che non è quale lo crede il mondo: un povero superbo pieno di errori e di boria, ma un essere che, non ancora angelo e non più uomo, ha dell’uomo le lotte che danno il merito e degli spiriti la libertà sopra il senso, la luminosità e la chiaroveggenza, per cui la Verità si disvela e Dio appare – Padre e Signore – nella sua sopressenziale Bellezza. L’amore è compendio di tutte le fami, di tutte le seti mistiche e di tutte le virtù. Si sarebbe beati perché fin dalla Terra vedremmo e godremmo di Dio, anticipo all’estasiante ed eterna visione che sarà la vita futura e che ci attende nel cielo.
Infine Dio si fa sostegno dell’anima generosa quando vede che la generosità della creatura è stata così violenta da non misurare le forze, di modo che la creatura flette, come Gesù nell’orto la notte della Passione, sotto un peso esorbitante al quale non si rifiuta, ma chiede solo le sia sollevato un momento per potersi rialzare e procedere, sino al culmine, perché è nel sacrificio totale che sa di raggiungere la gioia.
Sopra questo stadio ne esiste solo uno più alto che è la generosità eroica in questa generale eroicità.
Ebbene, l’eroicità dell’eroicità nel sacrificio è quando una creatura spinge il suo amore a saper essere generosa anche nel rinunciare a questo conforto di avere l’aiuto e la presenza sensibile di Dio. Chi giunge a questo stadio non è più scolaro ma docente in quella che è la più difficile delle scienze: il saper rinunciare non solo alla libertà, alla salute, all’amore umano, ma anche al conforto di Dio che rende sopportabili tutte le rinunce, anzi le rende dolci e desiderate. Allora si beve l’amaro che bevve il Cristo e si conosce la solitudine che cinse il cuore di Maria dal mattino dell’Ascensione alla sua Assunzione. Questa è la perfezione del soffrire, la carità eccelsa: offrire questa rinuncia per la gloria di Dio e per i nostri fratelli nel bisogno. Perché la nostra solitudine si muti in loro in divina compagnia e il silenzio, che è ora languore di Dio, si muti in Parola per tanti che hanno necessità d’essere evangelizzati dal Verbo.”
E mentre parla comprendo ancora di più la grandiosità spirituale del mio fratellino…
Nel suo nascondere umile manifesta tutta la sua grandezza. Non parla mai in prima persona, ma chi, mi dico chi, può spiegare con una così grande infinità di dettagli, situazioni di cui non ha avuto esperienza diretta?
Soffro nel mio intimo sapendolo nel dolore ma al medesimo gioisco nel conoscere la sua unione continua con Dio.
E in quel momento mi cadono le cataratte dagli occhi, i tappi dagli orecchi e i tamponi dal naso…finalmente vedo, sento e odo in modo distinto quella radiazione particolare e intima, quella consapevolezza, di solito solo interiore, che fa affermare: -Colui è Santo-.
E’ questo il Profumo del Paradiso? Ne ho la certezza. Esso ha in se come una calamita spirituale che mi attira incredibilmente. L’Amore, di cui lui è ricolmo, attira il mio piccolo spirito anelante di quel Tutto che solo in Dio si può trovare. Calore e Luce così vivi che la mia piccola falena non può fare a meno di desiderare di perdersi in quel turbine di fuoco, anche se sa di rischiare tutto quello che ha… Giacomo, fratello mio…
Non dico niente rispettando il suo silenzio.
Intanto lo sento continuare: “Normalmente invece gli uomini cosa fanno? Si rifiutano di apprendere che l’unica scienza importante è sapere amare e sapere soffrire, anzi sanno solo far soffrire, ma questo non è amore; è, anzi, odio.
Anche il cristiano medio, si ferma, mette un limite al suo amore. Accetta il messaggio di Dio e lo fa suo quel tanto che basta per mantenersi la coscienza tranquilla e da permettergli di continuare la sua vita senza averne dei grossi scossoni. Dice di sentirsi peccatore ma in cuor suo si ritiene moralmente un giusto.
Si va a confessare sovente delle solite cadute sapendo che Dio è misericordioso e che continuerà a perdonarlo, anche se, uscendo dal confessionale, riprenderà come prima a commetterle. Sfoggia la sua faccia da buono mentre in saccoccia continua a portare i veri peccati, radicati nell’intimo, con quella noncuranza tipica di chi è stolto. Cosa serve allora confessarli se poi non provi neanche a non ricaderci più con la vera volontà di chi è in reale cammino? Il pentimento che richiede il confessarsi dove si trova? Questo è un sacramento non una burla!
Per giungere sopra le nubi, questo cammino di perfezionamento, tu lo hai già intrapreso da tempo impegnandoti con tutta te stessa a spogliarti delle gravità dei sensi e a ripristinare per quanto possibile il male fatto, che trattenevano il tuo monte a valle. A questo punto è necessario fare un ulteriore balzo che si sommerà al precedente senza escluderne nessuna parte.
Sarà proprio questa percezione costante della tua miseria e la gratitudine verso la Misericordia che ha operato grandemente in te che ti permetterà di compierlo: amare il tuo Salvatore a tal punto da eclissarti, permettendo al Cristo di vivere la sua vita dentro di te, nell’unione con Dio mediante l’amore, e conformandoti perfettamente alla sua volontà.”
“Praticamente il nuovo punto di arrivo sarà quello che ho visto in te. Pensare che credevo di essere arrivata…invece sono a un nuovo inizio… Ho visto il tuo monte e la tua gloria ma non conosco la complessità del dolore e delle fatiche che hai dovuto sopportare per arrivarci e rimanervi. Sono questi che m’inquietano e spaventano.”
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DECIMA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(compito del padre spirituale e come diventarlo – come valutare una colpa – il male purtroppo compiuto come il bene può essere utilizzato per il fine ultimo – permessa caduta degli eletti per il raggiungimento di un bene più grande – eccellenze dell’uomo da mettere a frutto – ricompensa individuale per l’impegno)
Si riprende e mi guarda dolcemente: “Ho cominciato a salire prima di te, è facile allora che sia più in alto. Dio ha voluto così perché ti possa aiutare a crescere. In generale il compito che Dio mi ha affidato è essere il medico, il maestro e il pastore di alcune anime bisognose di una coscienza di appoggio esterna che permetta loro di vedere e correggere quello che, con la loro oscurata, malata o non ancora completamente formata, non riescono. Sono arrivati fin dove potevano e adesso hanno bisogno di aiuto e consiglio per procedere nel loro cammino.
Lungo è lo studio, il sacrificio e l’esperienza che un futuro formatore dello spirito deve compiere per imparare a conoscere i segni e gli avvertimenti delle coscienze dei suoi protetti e più ancora nell’agire in loro. E lo può fare solo partendo dal guarire se stesso. Non si può curare gli altri se prima non si è raggiunto il traguardo di vivere una vita santa. Essa aumenterà talmente le Luci soprannaturali da permettere di leggere senza errore nel cuore degli uomini per poterli indirizzare, con amore e con autorità, nel difficile compito dell’introspezione dei loro spiriti e poi nella confessione delle loro miserie.
Devo formare gli altri, ma per formarli non deformi devo modellarli su un perfetto modello. E come posso pretendere da loro la perfezione se non protendo ad essa pure io? E come posso divenire perfetto se non cerco di modellarmi sul Perfetto che è Dio? E cosa può rendere l’uomo capace di modellarsi su Dio? L’amore. Sempre l’amore. E’ sempre quello il punto sul quale bisogna continuamente, come dei mastri fabbri, martellare. Come vedi vale per tutti.
All’inizio siamo tutti ferro grezzo e informe. L’amore è la fornace che ci purifica, ci scioglie e ci fa fluidi per colare attraverso le vene soprannaturali nella forma di Dio. Solo quando il nostro spirito si è solidificato sulla perfezione di Dio e, solo allora, si diventa formatori di anime.
Il vero padre spirituale deve essere perciò giusto, paziente, misericordioso, ma anche non debole per incoraggiare i timorosi e i timidi a svelare la loro colpa, per correggere e ammansire i ribelli e accusare settanta volte sette con severità gli impenitenti. Compie, perciò, quel lavoro di discernimento e valutazione che ogni anima sana deve fare su se stessa prima e dopo aver compiuto un’azione per vedere se è o è stata conforme alla volontà di Dio.
Se l’anima ha poi peccato, deve valutare il grado della colpa. La soluzione più semplice è utilizzare i sette interrogativi che i giornalisti criminologi impiegano per scrivere i loro servizi:
– CHI ha peccato e con chi ha peccato?
– COSA è la materia del peccato?
– COME ha esattamente peccato e in quali circostanze emotive e di fatto? In pratica il grado della volontà e della vertenza piena di ciò che si è compiuto.
– DOVE è successo?
– PERCHE’ si è peccato, cioè la causa del peccato e gli stimoli che hanno sedotto.
– CON CHE strumento o quale persona si è utilizzata per peccare?
– QUANDO si è peccato e quante volte? Solo accidentalmente o per abitudine?
E aggiungerei anche:
– il QUANTO si è resistito prima di peccare.
Sembra semplice ma non lo è. La colpa può avere infinite sfumature e gradi a seconda delle circostanze che l’hanno creata e dell’individuo che l’ha compiuta. Può essere anche solo scrupolo o tentazione, fumo invece che colpa e il medico non deve saper solo recidere ma anche medicare dove la ferita è più lieve e, se solo scrupolo, soffiare via il dubbio.
L’anima, colpevole, deve avere il tempo di metabolizzare il suo operato, prenderne pienamente coscienza valutando l’entità della colpa e, quindi, la o le conseguenze che ne ha prodotto. Se è possibile decidere di ritornare sui propri passi e ripristinare, con la Verità e il retto agire, la menzogna o il vizio compiuto. Questo è il rimorso, la contrizione del cuore. E’ una tortura, ma serve a passare a stadi più alti sia nel bene che nel male.
Il male, purtroppo compiuto, come il bene, può essere usato per il fine ultimo, se si sa usare. In chi è lontano da Dio provoca la disperazione e la dannazione ma in chi è vicino a Dio produrrà un pentimento fiducioso che condurrà a sapienza e giustizia. Il peccato è insanabile rovina solo se non è seguito da pentimento e riparazione. La meditazione su una colpa e un castigo conduce a riflettere sulle perfezioni di Dio e la miseria dell’uomo. E’ l’io ingrato e misero che si umilia in ginocchio, adorando il Re della misericordia, fino a suscitare atti di volontà amorosa o riparatrice. Il pentimento è il buon cemento per tenere compatte le fondamenta della santità mentre le buone risoluzioni sono i mattoni per costruirla. Senza il cemento e i mattoni, in apparenza così brutti, come potrebbero stare uniti e solidi i lucidi marmi e gli stucchi intarsiati che danno splendore e maestosità all’edificio?
Le insidie non mancano anche nella fase della contrizione. Proprio mentre si è così afflitti può insinuarsi per vie traverse la superbia spirituale: l’anima trova difficoltoso perdonarsi, ritenendosi troppo alta per compiere azioni simili e non accetta di realizzare quanto è niente.
L’essere umili è anche accettarsi peccatori e bisognosi di misericordia. L’uomo può peccare, solo Dio è perfetto. Chiudersi la porta del perdono equivale a uccidersi.
Inoltre se le persone sapessero che esiste solo il pentimento e l’amore che abbiano peso agli occhi di Dio per arrestare gli avvenimenti o deviarli guarderebbero sicuramente queste due pratiche con occhio diverso. Invece si perdono in lamentazioni e preghiere parolaie senza sentimento alcuno ma suscitate solo dalla ricerca di una soluzione alle loro tribolazioni, create spesso da decisioni lontane dalle Leggi eterne. La preghiera, eseguita così, è purtroppo inutile perché è spinta sulle labbra non dall’amore ma dall’egoismo. Si vuole essere preservati dal male ma per i nemici s’impetra stragi e rovine. Dobbiamo sradicare dal fondamento dei nostri pensieri e dalle nostre azioni il palpito segreto, la molla dell’odio e dell’egoismo. Si vuole l’amore di Dio ma non vogliamo imitarlo. Trascurare l’amore, infatti, fa perdere Dio, allontana il suo aiuto e il suo sostegno sulla Terra e la sua vista in cielo. Che si provi, invece, a pregare l’Altissimo con amore vero e con esso guardare tutti gli uomini indistintamente: solo allora Dio ci aiuterà! E’ l’amore che apre i cieli e ne fa scendere la Trinità non solo con i suoi fulgori ma anche con tutte le sue tenerezze.
Inoltre siamo spesso tentati a forzare la mano della misericordia, aprendo la porta al peccato facile, sicuri del perdono di Dio, perché Lui è Amore. Ricordiamoci, però, che è anche giustizia. La licenza di fare il male, non temendo le conseguenze del rimprovero, non la possiede nessuno.
La lode e il rimprovero sono amore. Entrambe sono monete necessarie per la crescita e utili alla conquista del premio eterno ma vanno somministrate nel giusto modo per non avvilire o inorgoglire troppo.
Ti potrà essere utile sapere che Dio permette anche la caduta dei suoi eletti, non perché a Lui piaccia vederli peccare ma perché da essa può giungere un bene più grande. Agli apostoli la notte del Venerdì Santo, ad esempio, provocò la frantumazione del loro orgoglio di ebrei, di maschi e di apostoli per fare spazio solo alla vera sapienza del loro ministero sacerdotale colmo d’amore senza borie né ribrezzi. Gli apostoli si sono visti ultimi nel credere nella resurrezione e nell’agire di conseguenza rispetto a tutti quelli che guardavano con sprezzo e con compatimento orgoglioso mentre seguivano il maestro. La caduta è stata necessaria perché nel loro domani, ricordando il loro errore, non chiudano il cuore a quelli che vengono alla Croce in cerca di perdono.
La responsabilità è enorme perché dall’operato del padre spirituale dipende il futuro eterno di quell’anima.
Diventa necessario perciò, se vuoi che ti aiuti, che tu sia completamente aperta e sincera con me, non nascondermi niente e mai mentirmi.”
“No, non lo farò. Anzi ti sono grata se mi dai la possibilità di appoggiarmi a te. Spesso e volentieri mi sento oppressa da dubbi e timori su quale sia la cosa giusta da fare.”
“Allora è deciso. Il mio compito di formatore di anime, però, non è solo quello di trovare i nodi nascosti che bloccano la crescita del monte, ma è anche quello di individuare le tendenze dell’uomo, per poterle indirizzare in uno sviluppo di bene. E’ educare l’anima nella scoperta e crescita della sua maggiore bellezza. Ogni spirito, infatti, nasconde in sé delle particolari eccellenze che devono essere identificate e messe a frutto per il bene dell’intero corpo mistico.”
“Non ho ben chiaro il concetto”.
“Ti faccio un esempio semplice. I pastelli hanno tutti un unico fine generale che è quello di colorare ma ognuno di loro ha una tinta che lo caratterizza e che lo rende più indicato rispetto ad un altro per evidenziare un particolare del disegno: il verde per il prato, l’azzurro per il cielo, il rosso per il sangue e via così. Lo stesso vale per le persone ma più profondamente perché l’uomo è sintesi perfetta di tutto ciò che è creato. E’, difatti, dotato di materia come gli animali, i minerali e le piante ma è anche spirito come gli angeli del cielo e, come essi, destinato, se fedele nella prova, a conoscere e possedere Dio, con la grazia prima, con il Paradiso poi. Non è sufficiente perciò che lodi Dio incoscientemente, ma ha una missione che gli altri creati non hanno e che per lui dovrebbe essere oltre che un dovere anche una gioia: amare Dio. Dare intelligentemente e volontariamente culto d’amore a Dio. Ripagare Dio dell’amore che Egli ha dato all’uomo dandogli la vita e dandogli il Cielo oltre alla vita. Dare culto intelligente possibilmente in unione al corpo mistico in cui il Cristo è il capo. Poiché in un corpo ci sono molte membra e queste membra non hanno tutte la stessa funzione, così anche noi abbiamo compiti diversi come la mano non ha lo stesso compito dell’occhio, come il cuore non ha lo stesso compito dei polmoni e così via. Con questa prospettiva Dio ha donato a ogni uomo una particolare attitudine che riusciamo a svolgere con semplicità naturale e velocità mentre un altro impiega un’enorme fatica e tanto tempo per arrivare magari a risultati più scadenti. L’uno è maestro di carità pratica e l’altro è puro contemplativo ma sono ugualmente utili e lasciano, entrambe, un segno insostituibile del loro operare. In questa intima unione e unità, tutto il bene compiuto da un singolo membro si riversa in beneficio di tutti gli altri, mentre il male compiuto da uno è sofferenza di tutti.”
“La ricompensa per l’impegno impiegato è però individuale, vero?”
“Sì. Esistono operai svogliati che operano il minimo necessario mentre altri sono dediti alacremente a dar gloria a Dio con il loro amore vero e operante. Ti dico che i primi, anche se avranno prodotto tutta la vita, pagheranno la loro tiepidezza, perché spinti al lavoro solo per non meritare l’inferno, ossia dalla paura del castigo. Non è questo il modo di lavorare per l’Altissimo! Anzi, a questi calcolatori egoisti, che hanno premura di fare solo quel tanto di bene sufficiente per non darsi pena eterna, il Giudice eterno darà lunga espiazione. Impareranno a loro spese cosa significa amare veramente e instancabilmente Dio! Al contrario saranno gloriosi nel regno di Dio gli operai di anche meno di un’ora ma che, in quel piccolo lasso di rispondenza alla grazia, hanno raggiunto la perfezione eroica della carità.”
“Già e poi ci sono io che mi affanno giorno per giorno per superare i primi e raggiungere i secondi sapendo però di non essere capace di spingermi a possedere la forza del martirio…”
Mi sorride con condiscendenza mentre mi lascia meditare ancora in silenzio il mio niente, persa con lo sguardo lungo le sponde del mio monte.
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NONA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(ingarbugliare la coscienza per non vedere – sregolatezze nelle passioni della mente sono più gravi dei peccati sul dominio della carne)
“Non devi essere invidiosa!” Guardandomi serio. “Il Signore ha donato a ogni uomo la possibilità di giungere a possedere la Verità, ossia Dio. Quale che sia il punto che parte per arrivare ad essa.
Si ha la certezza che la persona abbia buone possibilità di giungervi quando nella creatura non vi è superbia nella mente e depravazione nella carne, ma sincera ricerca della Verità e della Luce, purezza di scopo e anelito a Dio.
Queste caratteristiche esistono in te, devi solo metterci fede, amore e tanta volontà nel cercare di migliorarti, il resto lo farà Dio. Attenta però a non bruciarti nella capacità intrinseca dell’uomo a ingarbugliare i suoi pensieri per impedire alla sua coscienza di confessare e riconoscere in sé la colpa e il difetto.”
“Vuoi dire che è normale che le persone pur di sentirsi a posto ingannino se stesse? Si auto convincano di essere nel giusto anche se sono nell’errore?” dico stupita.
“Non solo, quando sono costrette ad ammettere di aver peccato, tendono ad attribuire a Satana tutte le cause di rovina spirituale. E ciò è sbagliato. Come Dio non viola la libertà dell’uomo, così Satana non può prevalere su una volontà ferma nel bene. Il più delle volte è l’uomo che pecca per sua volontà e non si risolleva perché non vuole esaminarsi. La sua coscienza si ribella e urla la verità, mentre l’intelletto cerca di zittirla e scurirla, sforzandosi di trovare un sotterfugio per divincolarsi da quella presenza dolente. La chiave di certe aberrazioni umane, che crescono sempre più e portano l’individuo a mostruose delinquenze, è in questa voce della coscienza che noi cerchiamo di attutire con nuovi balzi di ferocia o di vizio più sfrenato, così come l’intossicato cerca di dimenticare la sua voluta sventura attossicandosi sempre più, fino all’ebetimento. Il fatto è che non ci riusciremo mai a renderla completamente muta. Finché vivremo l’udremo e, dopo la separazione dal corpo, ancora di più, perché ci rimprovererà il delitto eterno di omicidio della nostra anima. La ribellione alle leggi di Dio e l’autoproclamarsi signori e gestori della propria verità, scegliendo quella che più ci conviene, è la superbia della mente che si eleva sopra la vera Verità, giudicandola falsa e corrotta quando è contraria ai nostri interessi… Ma chi è la Verità se non il Cristo?…
Si potrebbe concludere perciò, che la misura con cui una creatura ama il suo Creatore è data dalla misura con cui essa sa ubbidire ai desideri del suo Signore e Padre. Mentisce colui che dice di amare Iddio e poi non sa seguire la sua Voce che gli parla con amore per condurlo nella sua dimora. E’ chi vuole ingannare con la sua menzogna? Dio? Dio non s’inganna. Le nostre parole hanno il vero significato che hanno, e non quello che noi ad esse diamo, e quel significato vero Dio lo comprende. Ora se noi diciamo d’amare il Signore e poi gli rifiutiamo l’ubbidienza, che è una delle prove basilari dell’amore, Egli non può che chiamarci ipocriti e mentitori e trattarci per tali.
Vogliamo forse ingannare Satana, usufruendo dei comodi accomodamenti di coscienza che ci suggerisce, e nello stesso tempo significargli che vogliamo godere in questa vita, ma godere anche nell’altra vita, barcamenando fra Dio e Satana, fra Cielo e Inferno? L’astuto non s’inganna e, meno paziente di Dio, esige immediato compenso e occorre pagarlo subito, perché egli non accorda dilazione. Il suo gioco sarà lo sprofondamento nel fango e nel buio. Il nostro dire, perciò, non inganna nessuno, né Dio, né il demonio e né la nostra coscienza più profonda.
Sai perché Gesù diceva: – In verità vi dico che i pubblicani e le meretrici vi precederanno nel Regno di Dio. –?”
“Forse riguarda una questione di pentimento, ma esattamente non so…”
“Il fatto è che la maggior parte delle persone, anche dei cattolici, commette sregolatezze nelle passioni della mente, certamente più gravi del dominio dalla passione della carne subite dal pubblicano e dalla meretrice. Si manca alla carità e perciò si offende Dio, si manca all’umiltà e perciò lo si disgusta, si manca alla contrizione e perciò lo si rende severo.
Il povero pubblicano e la meretrice, che tante cose possono aver portato ad essere tali, quando incontrano lo sguardo di Dio, credono in Lui e vengono a Lui con tutta la loro forza di fede, di amore, di umiltà, di pentimento. Avviene non è solo un lavacro superficiale, ma una saturazione del Potere Divino quella che li guarisce. Questa è la vera potenza del credere, che si manifesta quando è assoluta e retta l’intenzione. Chi realmente crede in Dio, vive ubbidiente alla sua Parola: se è peccatore si redime e se è senza colpa si preserva dalla stessa.”
“Perché le passioni della mente, soprattutto per i cattolici,sono le più condannate?”
“Prova a riflettere. Se a distanza di anni o secoli è condannabile fino a un certo punto il protestante, di qualsiasi chiesa sia, l’ortodosso, l’orientale, il quale segue con fede ciò che i suoi antenati hanno ad esso lasciato come Fede vera, non è perdonabile il vivente sotto il segno della Chiesa di Roma, il quale si crea la particolare eresia della sua sensualità, del denaro, della forza, della mente e del cuore.”
“E’ possibile non credere in niente?”
“Impossibile. Ma se le genti non credono in Dio, in che cosa credono? Negli idoli, in se stesso o in altri uomini. Oppure in forme deviate meno evidenti ma più condannabili, come nella carne, nel denaro e nella forza delle armi e nella scienza. Quello che conta non è ciò che si dice di credere ma quello che realmente regna in noi.
Se non si crede in niente, né in cosa umana né in cosa soprumana, allora, all’uomo, nella disperazione, giunge ad uccidere corpo e anima con morte violenta. Quando Giuda non ha più creduto in Gesù, non nella soddisfazione del denaro, non nella protezione della legge umana, si è ucciso. Rimorso per il delitto? No. Fosse stato quello, si sarebbe ucciso subito dopo il bacio infame e il saluto amoroso di Gesù o quando lo vide sputacchiato, legato, trascinato via fra mille insulti. Invece si è ucciso solo dopo aver capito che la legge non lo proteggeva e che potere e denaro non venivano o erano troppo meschini per far felici. Dal buio del nulla, si gettò nel buio dell’Inferno.”
Dopo questo sfogo infervorato rimane silenzioso, come dimentico nei suoi pensieri.
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OTTAVA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(il dono della consapevolezza di sé – necessità di accettare la salvezza – destino? – dolore come medicina – gradi di accettazione del dolore)
Giacomo! Inorridita spalanco gli occhi, ricordo all’improvviso che non sono sola. Mi volto e lui è ancora lì, a pochi passi indietro rispetto a me, silenzioso e discreto, come se sapesse e rispettasse il mio bisogno di riflettere in solitudine.
“Hai preso coscienza del tuo monte?” Mi chiede con un piccolo sorriso.
Mortificata gli chiedo scusa e poi: “Lo sapevi quello che avrei visto?”
“E’ uno dei primi doni che la Luce fa. Ti rende consapevole della tua miseria e del miracolo di redenzione che è stato compiuto in te. Avevi bisogno di meditare tutto il tuo sofferto per espellere tutto l’amaro e il veleno che la vita aveva deposto in te. Avevi bisogno di fare un po’ di computisteria spirituale per quanto avevi dato a Dio e ricevuto da Dio, quanto avevi dato agli uomini e ricevuto dagli uomini. Prese una per una, le cose della vita sono o troppo nere, o troppo rosee, e si è indotti, delle volte, in errore nel valutarle. Allineate tutte, incasellate tutte come in un mosaico, si vede che tutto rientra armonicamente nel disegno voluto dalla Bontà stessa per noi e che quanto abbiamo ricevuto da Essa è infinitamente di più di quanto abbiamo dato, sia a Dio che al prossimo. Cadono allora gli egoismi, le superbie, i rancori, e l’anima diviene riconoscente, umile, caritatevole, raggiunge il vero perdono. Hai sofferto a ricordare ma la tua anima si è spogliata di tanta umanità che ostacolava la tua evoluzione da creatura umana a creatura spirituale. Hai fatto come una crisalide che esce dal bozzolo: l’involucro che ti carcerava lo spirito come una cosa morta è caduto e la tua anima ha aperto le ali. Ora sappile tenere sempre aperte per stare molto alta e nel raggio di Dio… Dio ti ha amato infinitamente, sin da quando tu non lo pensavi, e lo faceva perché non gli era ignota la tua capacità di eroismo. Tu sei il frutto di due forze: la tua volontà e l’amore di Dio. E metto per prima la tua volontà, perché senza di essa vano e inerte sarebbe stato l’amore di Dio.”
“Allora senza la nostra volontà non potrebbe Dio convertirci?”
“Certamente. Ma poi si richiederebbe sempre la volontà dell’uomo per persistere nella conversione ottenuta miracolosamente. Molti sono stati i redenti ma pochissimi sono coloro che snaturano se stessi per divenire di Cristo.
Sei partita da un’animalità completa e pervertita per dirigerti a una spiritualità angelica e questo per unica forza d’amore, perché amare attivamente è giungere ad essere come l’Amato vuole e insegna.”
“Dio continuerà ad aiutarmi?”
“Dio non abbandona chi è in cammino, ne è prova la mia presenza qui con te ora.”
“Come farà?”
“Oh Serena, aumentando il tuo amore in misura incalcolabile, per te non c’è altra via che questa! E’ nella tua natura, tu non saprai che amare. Qualsiasi cosa tu farai sarà frutto d’amore, non solo, ma lo cercherai desiderosa di compierlo con quella
gioia piena che è indice del possesso di quell’abito nell’anima!”
“Ma allora è Dio che forzerà la mia natura per rendermi così docile?”
“No. Dio da aiuti, tutti gli aiuti ma non ti forza a servirtene e a meritare. Lo desidera con tutto il suo amore, ma rispetta i tuoi desideri. Ciò è fedeltà alla sua parola e alla sua promessa di creare l’uomo capace di guidarsi e libero di guidarsi. Il Padre ha spinto il suo amore fino a sacrificare il Figlio per donarci la Parola e il Sangue che salva ma di più non può fare, non vuole fare. Che merito avresti ad essere buona se t’impedisse di essere malvagia? Il fatto che Dio sa tutto dell’uomo che è vissuto, che vive e che vivrà, e sa perciò già in anticipo come ogni spirito agirà sulla Terra, meritando o demeritando, non implica, in questo, un suo atto di forza sulla nostra libertà.
Tu sei fra le anime semplici e umili che s’impegnano per diventare sante dopo l’errore, per pentimento sincero e duplice amore, ma, se decidi di prendere la strada del Male, sei libera di farlo. Dio ti lascerà andare anche se con infinito dolore.”
“Questa cosa proprio non mi è chiara: se Dio conosce da sempre il mio destino, vuol dire che in un certo qual modo è già segnato ed è quindi inutile arrabattarsi e lottare. Conviene lasciarsi andare, tanto tutto è segnato.”
“Pensarla così è un dannosissimo errore. Il destino è conosciuto da Dio ma noi lo conosciamo momento per momento. Ti porto un esempio. Pietro rinnegò Gesù. Nel suo destino era segnato che egli conoscesse questo errore. Ma Pietro si pentì di averlo rinnegato e Dio lo perdonò e lo fece suo Pontefice. Se egli avesse persistito nel suo errore, avrebbe potuto divenire il suo Vicario?”
“Vedi che era destinato?”
“Non è così. Ripeto. Dio conosce il tuo destino, ma il destino lo fai tu! Egli non violenta la tua libertà d’azione. Ti dà i mezzi e i consigli, ti da gli avvertimenti per rimetterti sulla via buona, ma se tu non ci vuoi stare su quella via, Egli non ti ci forza a restare. Sei libera.
Ci ha creato tutti maggiorenni.
Gioia di Dio è:
– Se noi rimaniamo nella casa del Padre. Ma se diciamo: “Voglio andarmene” Egli non ci trattiene. Piange su noi e si accora sul nostro destino. E di più non vuole fare.
– Quando, comprendendo sotto il giogo della carestia, che solo nella casa del Padre vi è pace, noi torniamo a Lui.
– Gioia e riconoscenza di Dio sono per coloro che, soprattutto col loro sacrificio, le loro preghiere e poi con le parole, riescono a rendergli un figlio.
Ma di più, no.”
“Quindi dire che il destino di una persona è stato pieno di sventure, sottintendendo che Dio è stato ingiusto verso di lui dandogli una vita simile, è sbagliato?”
“Dio non è mai malvagio e non è mai ingiusto. Siamo dei miopi e non vediamo che solo malamente e solo cose che sono vicine alle nostre pupille. Come possiamo allora conoscere il perché, scritto nel Libro del Signore, del nostro destino? Come possiamo dare un nome giusto a una cosa che ci accade?”
“Vuoi dire che siamo come il bambino che piange perché la madre gli porge una medicina: la chiama brutta e cattiva perché per lui quel farmaco è inutile e ripugnante e cerca in tutti i modi di respingerlo?”
“Proprio così. La madre sa che essa fa ciò non per cattiveria, ma per bontà, sa che nell’autorità che dispiega in quel momento per farsi ubbidire essa non è brutta, ma anzi si riveste di una maestà che l’abbellisce, essa sa che quella medicina è utile alla sua creatura e con carezze o con voce severa la obbliga a prenderla. Se la madre potesse prenderla lei per guarire il suo piccino malato, quanta ne prenderebbe!”
“Allora chiamale medicine e non sventure ma alla fine ciò che capita lo manda Iddio!”
“ Lo dici come atto di accusa. Apri la tua mente all’amore che porta a permettere che accadano certe situazioni. Prima cosa considera che il più delle volte siamo noi da soli che ci buttiamo nei guai peccando e non compiendo la retta volontà di Dio. Altre volte è il Maledetto che ci ostacola per farci cadere, mentre, in alcune, è il Padre che vede le nostre malattie e, nella sua bontà, non vuole che i suoi bambini restino ammalati. Ci vuole sani e forti e, per questo, ci somministra i farmaci per rendere robuste le nostre anime, per raddrizzarle, per guarirle, per renderle non solo sane ma anche belle. Se Egli potesse farne a meno, di farci piangere, credi che lo farebbe? Lui che ha un cuore rigato di lacrime per l’amore che porta verso i suoi figli malati? Ha fatto di tutto per noi, per portarci alla salute eterna. Si è persino esiliato dai Cieli, ha spremuto il suo Sangue fino all’ultima goccia per darcelo come farmaco santissimo che sana ogni piaga, vince ogni malattia e rinforza ogni debolezza. Ma poiché, nonostante la Parola scesa dai Cieli a darci la guida della Vita e nonostante il Sangue profuso per redimerci, noi non abbiamo saputo staccarci dal peccato e in esso sempre ricadiamo, Egli, l’Eterno, poiché ci ama, ci dà un castigo di dolore, più o meno grande a seconda dell’altezza a cui vuole portarci o del punto fino al quale vuole farci espiare quaggiù il nostro debito di figli disertori.
Vi sono, è vero, creature che hanno il dolore per divenire splendenti di doppia luce nell’altra vita. Ma vi sono altre creature che devono avere il dolore per detergere la loro stola macchiata e raggiungere la luce. Sono la maggioranza. Esse sono proprio quelle che più si ribellano al dolore e dicono ingiusto Iddio e cattivo perché li abbevera di dolore. Sono i più malati e si credono i più sani.
Anche tu hai faticato è sofferto per arrivare fino a qui dal burrone nel quale ti eri buttata!”
“Lo puoi dire. Togliersi un vizio è una lotta continua contro se stessi. Ma quello che fa più male è riportare, per quanto è possibile, le decisioni ingiuste o sbagliate, prese solo per il nostro interesse, nella retta carreggiata. Ci si scontra con la realtà di dolore che magari si è provocata, con la nostra ingiustizia, col nostro odio, con la nostra invidia e con la nostra rabbia ad altri e questo è tremendo. Situazioni che non si possono risolvere ma che bisogna portare avanti nel migliore dei modi. Tante cose.”
“Fanno parte della sofferenza che devi sopportare per espiare. Accettalo. Cerca di compiere i tuoi doveri nel migliore dei modi per non far pesare ancora sugli altri i tuoi errori e cancellare anche, in questo modo, il tuo debito d’amore.
Continua in questa strada. Prosegui a trasformare i tuoi vecchi peccati, attraverso il tuo pentimento e rimorso, in trampolino di lancio per innalzare sempre più il tuo monte.
Quanto più sarai nella Luce e tanto più accetterai, amerai, desidererai il dolore.
. Lo accetterai quando sarai una volta nella Luce.
. Lo amerai quando sarai due volte nella Luce.
. Lo desidererai e lo chiederai quando sarai tre volte nella Luce, immerso in essa e vivente in essa.
Mentre invece, quanto più uno è nelle tenebre più fugge, odia e si ribella al dolore.
. Fuggono il dolore le anime deboli che non hanno forza di compiere il gran male e il bene, ma vivacchiano una povera vita spirituale avvolta nelle caligini della tiepidezza e delle colpe veniali, hanno una paura incoercibile per ogni pena, di qualunque natura sia. Sono spiriti senza scheletro, senza forza.
. Odiano il dolore i viziosi, ai quali il dolore è ostacolo a seguire i vizi d’ogni natura, odiano questo grande maestro di vita spirituale.
. Si ribella al dolore il grande peccatore, venduto totalmente a Satana. Accumula delitto a delitto spirituale attingendo le vette della ribellione che sono bestemmia e suicidio o omicidio, pur di vendicarsi (almeno egli lo crede) della sofferenza. Su questo l’opera paterna di Dio si tramuta in fermentazione di male, perché esso gran peccatore è impastato col Male come farina con il lievito. E il Male, come lievito sotto la lavorazione del dolore, gonfia in essi e li rende pane per l’Inferno.
A quale, di queste categorie, hai appartenuto?
A quale appartieni ora? Non rispondere! Ci penserai bene poi, quando sarai sola.”
Mi sento uno schifo e pensare che credevo di essere più in alto che si può. E’ proprio vero che è così semplice fare errori di valutazione sulla realtà della propria posizione spirituale, figuriamoci su quella degli altri! Sono proprio il classico esempio di chi, non ancora completamente nella Luce, non avverte il male che ancora si annida e prospera tranquillo, mentre si sente perfetto e nel giusto. Comprendo quanto lavoro ha ancora Dio da compiere in me come Redentore e io come anima purgante. La Luce mi aveva mostrato i peccati gravi ma ora noto anche i tanti limiti che devo ancora superare. Alzo gli occhi e studio mio fratello attentamente.
Comprendo e l’ammirazione mi pervade: “Allora tu abiti molto più in alto!”
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SETTIMA PARTE: mondi sovrapposti e gravità rovesciate
Il peccato è una delle peggiori droghe, è a portata di mano, sul momento è gratis, anzi, gli incentivi sono così desiderabili e vantaggiosi da farci rimuovere, scocciati, gli avvertimenti di pericolo che la nostra coscienza lancia disperata.
Su ogni peccato all’inizio troviamo scritto: “PERICOLO DI MORTE”, proprio come su ogni pacchetto di sigarette che si compra, ma, come per i fumatori, per il futuro vizioso, è come se consapevolmente si rifiutasse di saper leggere.
Quando mi dicevano che seguire la legge di Dio rende liberi pensavo che fossero tutti dei matti. M’impediva di fare tutto quello che di piacevole c’è nel mondo! Che libertà è?
Quante volte mi sono fatta questa domanda senza riuscire a comprenderne però la risposta che mi veniva data! Mi sembrava senza alcun senso!
La perseveranza nel peccare boicotta la corretta visione di Dio. Non è più un Padre amorevole, che istruisce i suoi figli scapestrati entro quali binari devono mantenersi per non ammalarsi gravemente e rischiare la morte, ma un padrone che schiavizza togliendo le gioie e i piaceri che uno ha o desidera.
In seguito ho capito che la libertà sta proprio nel non essere legati a delle abitudini-necessità che ti comandano e diventano le tue padrone. Ti obbligano continuamente a suicidarti, anche se vorresti non farlo.
Un esempio banale ma chiarissimo:
Ti piacerebbe essere magra ma non riesci a perseverare in un’alimentazione corretta. Ti senti grassa, sempre più grassa, non ti piaci e non piaci agli altri. Ne soffri ma non puoi fare a meno di mangiare fuori misura e anche delle schifezze.
La libertà allora quale sarebbe? Riuscire a controllarti e fare quello che vuoi della tua alimentazione o dover subire il castigo che il desiderio incontrollabile del cibo ti impone?
La risposta giusta sarebbe la prima ma per il dipendente è poter mangiare tutto quello che desidera senza limiti. Considererà le conseguenze solo separatamente e inevitabili.
Praticamente viene completamente capovolta la giusta visione della verità.
Per riuscire a non annegare, il segreto sta nell’accettare di prendere quel salvagente divino che da vigore e arricchisce le grazie abituali, le virtù e i doni, troppo carenti nel nuotatore colpevole ma necessari per giungere alla riva.
Il vero nemico però da combattere è molto più potente e nascosto di quello che possa sembrare in superficie. Si chiama IO: il più composto e il sempre ricomposto dopo che si è tentato di romperlo o superarlo. E’ la lotta per la supremazia dello spirito sul corpo, della gravità del bene (di Dio) su quella del male (rifiuto di Dio).
Se si avrà abbastanza forza e costanza ci si vedrà cambiare. Il primo successo, infatti, mette in corpo l’adrenalina per migliorarsi anche nel secondo peccato e via così. In molti casi però il desiderio di abbandonarsi nuovamente in quell’atto non sparisce completamente ma permane latente pronto a insinuare i suoi attacchi tremendi con immagini, desideri, urgenze e pensieri. La fermezza nel rifiuto deve rimanere costante dentro di noi e immediata fin nei primi stimoli. Vanno cacciati subito all’istante! Anche solo soffermarsi ad assaporare il profumo del peccato con acquolina è già imperfezione e uno spiraglio per una futura caduta.
Il peccatore convertito ideale è colui che, pazientemente sopportando tutti i disagi, le angherie altrui e le sofferenze morali e fisiche, da duro di cuore, amante dei comodi, superbo, vanitoso, lussurioso e avaro, si è spogliato del suo io antico, anche nelle cose minori, cambiando perfino nei modi e negli affetti, per accorrere al suo Salvatore col desiderio di supplicarlo umilmente di essere perdonato. Passo dopo passo è riuscito a denudare lo spirito cacciando tutto ciò che non è il Signore per poterlo innalzare Re del proprio io. Lo circonda solo di ciò che è buono, ossia, affetti soprannaturali capaci di amare l’Altissimo e il prossimo con preghiere e opere, spingendosi magari, fino a una fede oltre misura e all’immolazione di sé che è lode perfetta per amore di Dio. Per fare questo ci vuole tempo, fermezza e costanza.
E’ vero, raggiungere nella pienezza il Cristo non è cosa facile e le fatiche sono note spesso e volentieri solo allo spirito che le compie e all’Altissimo. A volte, poi, Dio permette che la prova prosegua nell’umiliazione dell’anima nel sentirsi respinta, in coda a tutti e senza la ricompensa immediata del suo sguardo d’approvazione. Dobbiamo imparare a non essere dei cagnolini che necessitano del biscottino per ubbidire. Ricevere costantemente un piccolo premio condurrebbe il nostro agire solo in vista di questo e non per il vero bene che è essere per grazia e dono ciò che è Gesù per natura: figli di Dio.
Inoltre, non dovremmo mai pensare che “il grazie” continuo ci sia dovuto. Egli ci ha promesso la ricompensa finale e non la lode nostra immediata. Ciò che compiamo è doveroso e giusto, nulla dobbiamo aspettarci in più.
Se siamo rispettosi delle leggi umane non ci vengono a ricompensare ma se non le osserviamo veniamo multati o incarcerati. Perché per la legge spirituale dovrebbe essere diverso?
Il premio però arriva, anche se noi non lo realizziamo subito. E’ il dono di far germogliare e sviluppare sempre più in noi il seme della Grazia Santificante infusa al momento del battesimo. E’ la possibilità di far crescere il nostro monte sotto l’influsso di quella che io chiamo Gravità Divina opposta e rovesciata rispetto a quella terrestre. E’ la vita soprannaturale. Essa ci è stata donata non per le nostre opere ma per i meriti del Cristo che ce la comunica in quanto sgorga da lui. [Come per donarci la vita naturale, il Padre, ha usato i nostri genitori, così ha utilizzato l’umanità di Cristo per infondere in noi la vita divina, per produrre in noi la vita soprannaturale delle anime. Ciò avviene perché la sua umanità è per natura unita indissolubilmente al Verbo divino.
La grazia santificante ci rende partecipi (= partecipiamo imperfettamente come esseri inferiori di qualche perfezione evidente in un essere superiore. Non diventiamo perciò dio come il Padre la trasmette con la generazione naturale eterna al Figlio ma ci viene elargita una mutazione limitata e finita della nostra anima alla Sua natura) della vita di Dio (non secondo lo stesso genere e la stessa specie, ma unicamente secondo una certa analogia, in quanto Dio è l’essere per essenza e le creature sono esseri per partecipazione), ci eleva al grado di suoi figli e ci fa eredi della gloria.]
Quando prendiamo atto del cambiamento che sta avvenendo, la gioia del prossimo successo fa guardare il futuro con più speranza e, la gratitudine, fa intraprendere i primi passi verso il Salvatore. Ti fa chiedere: -Perché l’ha fatto? Non merito niente… Perché mi ama…? Quale risposta ho dato al suo amore…?
Chi non si sente un verme allora è un serpente maledetto.
Perché ha cominciato proprio da quel peccato?
Forse solo perché vi ero particolarmente legata, custodivo segretamente ed era l’unico che concepivo come tale (gli altri pur gravissimi non li vedevo minimamente) o forse perché è il peccato sensuale che veste di solleticante aspetto tutto ciò che attraverso lui si vede? Con gli occhi di ora lo percepisco come un lavorio del pensiero che penetra e pervade tutta la carne e l’anima, abbassandole alla schiavitù più indegna, insozzandole con i suoi odori nauseabondi e aprendo la strada a ogni altro tipo di corruzione…
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SESTA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(Serena guarda nel suo passato)
Sento la necessità di un po’ di silenzio per meditare quanto detto e perciò mi giro verso il dirupo per respirare a pieni polmoni l’aria fresca che da lì sale. Noto che lui si allontana per sedersi su un masso poco lontano come se avvertisse il mio bisogno.
Guardo giù e così comprendo.
Dalla nuova altezza posso abbracciare anche tutta la conformazione del mio monte e la ragione di essere dei boschi, dei torrenti, dei prati e dei pendii e poi di quella zona ripidissima vicino alla vetta.
Nessun episodio della mia vita è stato inutile per formare la mia anima. Era meglio che non fosse accaduto ma, visto che così è stato, anche l’esperienza di essere grande peccatrice è servita. Mi ha reso compassionevole verso chi sbaglia.
Tutto ho peccato perché Dio mi era vicino ma non era in me, non nel cuore come vero Signore. Dicevo di credere in Dio, mi professavo cattolica praticante, ma avevo la conoscenza superficiale della sua parola e non desideravo approfondirla. Non la praticavo realmente e non m’imponevo l’ubbidienza alla sua volontà.
Tutto, tutto ho compiuto di male perché solo a parole Dio era il mio Signore! Chi regnava in me non voglio neanche pensarci! Il solo sospetto mi fa venire l’amaro in bocca e il senso di nausea!
Eppure Dio mi ha sempre amato!
Meditare su questo mio continuo tradimento mi fa stare male ma mi tiene ancorata all’umiltà e alla totale gratitudine.
Come faceva ad amarmi? Mi paragono a quelli che ora mi danno tanto da fare e comprendo, avendolo vissuto in prima persona, perché non li posso abbandonare.
Dove sarei ora? Scuoto la testa pensando alle profondità più grandi.
Più forte viene la persuasione che in tutta la mia vita Dio è stato presente per impedire che mi perdessi per sempre. Giacomo ha proprio ragione, forse per scopi Suoi che non vanno né giudicati né scrutati. Ricordo ancora quando i fumi della superbia avevano cominciato ad abbracciare completamente il mio spirito. Come potevo giungere all’umiltà senza la constatazione di essere decaduta ai margini inferiori della considerazione umana per anni e anni? Dio lo ha permesso perché solo così si è potuto frantumare il mio senso di grandezza e il mio orgoglio con i suoi sdegni, i suoi ribrezzi e i suoi zeli esagerati verso un’apparenza che è solo deleteria alla crescita della mitezza, della pazienza e della pietà caritatevole.
A ognuno Dio dona la pietra d’inciampo! L’esperienza che fa riflettere e giungere a Lui se si vuole, se ci s’impegna in quel cammino che è cambiamento di vita. Può essere la malattia, una gioia immensa, un dolore grande, un problema economico o addirittura esterno a noi, ma se si riflette e si osserva nel proprio passato di pietre se ne trovano al centro dei crocicchi della nostra strada, magari da noi spostate lungo il bordo per non averne fastidio o scavalcate con noncuranza ma sempre presenti per ricordare che Dio ci è vicino e non si è dimenticato di noi.
Il fatto, però, che ho peccato grandemente non è a Lui imputabile ma alla debolezza, alla rabbia e all’invidia che regnavano in me.
Ma Dio, nella sua grande misericordia, mi ha donato il pentimento e ha trasformato tutto questo male in una nuova volontà, in una nuova consapevolezza che è la fortezza e la tenacia del combattente: mettere tutto in gioco, pur di non perdere ancora nelle tentazioni, per non sentire più l’amaro sapore della putredine del peccato e le sue catene così pesanti che schiacciano al suolo sperando di farti risucchiare sempre più giù fin sotto nel mondo dei dannati eterni.
Non contento mi ha anche riempito di grazie per la mia contrizione.
Cosa si può chiedere di più a Dio?…
Questa consapevolezza non fa guardare il valore di tutte le nostre azioni sotto un’altra luce?
Non viene voglia per il futuro di donargliele tutte, anche le più piccole? In fondo di cos’è fatta la vita spirituale se non di atti comuni ma che, rivestiti d’amore, divengono eccelsi?… Bisognerebbe essere ugualmente grandi nelle meditazioni come nelle umili incombenze di ogni giorno. Sospiro pensando a quanto sono lontano dalla messa in pratica dei miei pensieri… Basterebbe compierle tutte con amore e poi donargliele… Purtroppo… Purtroppo non amo Iddio, me lo dice il fatto che il desiderio di soddisfare e preservare il mio io egoista prevarica ancora troppo sovente… Il sapermi così profondamente peccatrice mi fa prostrare davanti alle carezze di un Signore così misericordioso. Aspiro e mi abbandono alla sua generosità raccogliendo ogni grazia che vorrà donarmi per aderirvi con tutta me stessa e cercando di moltiplicarle col mio quotidiano vivere. Voglio prendere tutto da Lui… E imparare a donargli tutto… Perché Dio mi dona sempre il doppio, il triplo, il centuplo, l’infinito anche di quanto io non do. Il motivo è che mi ama e mi giudica con un rigore che l’amore tempera. Così non mi ripaga come le mie iniquità richiedono, perché più forte del bisogno di castigo, sente il bisogno di aiutarmi. Mi vede disgraziata e di vedermi tale ne soffre.
Di questo, ne sono sicura. Ne ho preso la consapevolezza guardando i suoi castighi da quando l’uomo è. Ho notato che sempre ha cercato di salvare chi appena aveva un poco di buono in sé. Non erano completamente dei giusti i salvati nei flagelli con cui puniva l’uomo divenuto prevaricatore, sacrilego, ladro e omicida. Ma gli bastava di vedere quel tanto, anche se minimo, di giustizia che rappresentava tutto il loro sforzo e capacità di esserlo. In fondo è Padre. E può un padre che ha un figlio malaticcio ma volonteroso schernirlo perché non è un lavoratore resistente, un camminatore instancabile, un forte che nulla fiacca? No, anzi, s’industria a sopperire le insufficienze del figlio e lo fa con ansiosa cura, perché egli non se ne avveda e se ne mortifichi. Come potrebbe il Padre Santo fare diverso? Lui che tutto sa, previene anche nell’aiutarmi. Lo fa con tanta cura che non me ne accorgo al punto che potrei arrivare a pensare di essere capace di fare tanto da sola. Ma non è così, la realtà è molto diversa. E’ Lui che opera in me nella media di tre parti su quattro. Solo per una minima porzione, un resto, contribuisco con la mia volontà.
Ed ecco presente l’altro suo dono, oltre il perdono, in tutta questa storia: una corazza contro la superbia, che devo ricordare di non togliere mai. La certezza di essere niente, di non valere niente e non riuscire a fare niente senza la sua continua presenza e direttiva. O meglio so fare ma è male. Tutto ciò che ho deciso per conto mio ha sempre una valenza deviata o cattiva. Praticamente quando mi sento dire: -Sei brava a fare così!-, perché sono meravigliati dal mio comportamento amorevolmente premuroso, mi fa piacere, perché se Dio opera tramite me, ho la certezza che il mio spirito è in crescita, ma non s’inorgoglisce, si stupisce solo che altri considerino ciò, che per me è normale, degno di nota. Se questo non accade è perché ci sono delle tentazioni fortissime esterne che remano contro e grande deve essere il lavoro mentale per non cadere e peccare.
Mi copro con le mani il volto, stupita della grandiosità di tutto l’amore che mi è stato donato. Devo ricordarlo sempre: il Cristo mi ha comprato con il suo dolore. Non devo più calpestare la Grazia perché è costata la vita e il Sangue di Dio, di Dio che mi ama! La conoscenza profonda di ciò che ero, immersa nel senso, nell’egoismo e nel rancore, m’immerge in quell’atto d’amore compiuto da Dio nel prendermi per mano, toccando l’immondo, e tirandomi su con quella catena di misericordia che non si è spezzata in tutte le ricadute, attratta come ero da quella gravità insidiosa e allettante del più facile, comodo e desiderabile. Perché, se con la sua volontà d’intento e poi operante, la creatura lo permetterà, ogni redenzione che compie Iddio è sempre totale e fa crescere sempre più nell’amore. Il sapere che Dio prima o poi, se persisti, perdonerà i tuoi peccati, lo ha promesso e Dio non mente, e il desiderio di anticipare e scontare la purgazione per essergli più graditi, sono gli incentivi che non ti fanno mollare e cadere nello sconforto, mentre il Medico celeste mette a nudo le radici dei tuoi mali per bruciarle.
La sofferenza della mia sincera contrizione dev’essere comunque minima cosa rispetto a quella che proverei, dopo la separazione dal corpo, davanti al giudizio supremo e inviolabile di Dio. Un’anima considerata lievemente colpevole e quindi diretta al luogo di purgazione, liberata dalla carne, conscia di ciò che è Dio, illuminata sulla gravità dei suoi errori e informata sulla vastità della gioia che si è allontanata per ore, per anni o per secoli saggerà un dolore perfetto per i propri peccati perché è calata nelle fiamme accese dell’amore di Dio che spoglia gli spiriti da ogni impurità da vizi e disamore. Riemergerà degna, per il martirio terreno e ultraterreno, del Paradiso.
Dio si dona purché lo vogliamo e lo vogliamo sempre. E Giacomo mi dice che se siamo dei giusti, Egli potrebbe rimanere con noi oltre il tempo del dissolversi dell’ostia consacrata che è vita e vita vera. Per solo poterlo sperare, però, dovrei saper trattenere Dio con un amore intensissimo e ardente, con una purezza superangelica, un’adorazione continua e avere i suoi stessi desideri: desiderare la salvezza delle anime fino al sacrificio di me… E allora avverrebbe che la Luce scenda e il Cristo si formi misticamente dentro di me. Traguardo troppo arduo per una miserabile qual sono riuscire ad imitare Maria, che è stata l’anima eucaristica perfetta… Ma posso chiederle di aiutarmi! Ciò che è impossibile all’uomo, è possibile a Dio, possibilissimo poi se chiesto in Maria, con Maria, per Maria.
Se non saprò far vivere in me il suo Cuore come potrò donarlo? Vorrei tanto avere anche io il profumo di Paradiso…
Per farlo, devo amarlo come la Vergine lo amò mentre lo portava nel suo seno benedetto: ricambiando con tutta me stessa quei palpiti d’amore che Gesù mi dona quando viene con il Pane eucaristico. Non sono in grado di percepirli a causa della mia pesantezza carnale e intellettuale ma nulla mi vieta di rispondere.
Allungo ancora il collo nel vuoto e lo sguardo si fissa proprio all’inizio, giù nella fossa profonda alla base del monte. Mi perdo nell’osservare il principio del mio cammino, quando mi sono accorta che riuscivo a dire i primi no. Spontaneamente alzo gli occhi a ringraziare Dio perché, ora ne ho la certezza, erano già frutto del Suo sguardo misericordioso che operava a mia insaputa. Egli sente subito il nostro grido che lo richiama e, se anche per nostro castigo sta nascosto qualche tempo, non sta lontano. Noi non lo vediamo, ma Egli è già presso di noi col suo cuore di Padre che perdona al figlio sviato e anela a stringerselo al cuore.
La mia richiesta di aiuto rivoltagli, qualche tempo prima, non era rimasta senza conseguenza. Era il grido di un’anima in delirio e disperata perché sentiva di stare per toccare il fondo, il non ritorno. Essa è stata l’unica dimostrazione di desiderio di pentirmi, che ho compiuto all’inizio, perché ero troppo debole anche solo per pensare di provare a non peccare.
A chi è molto malato non si può chiedere molto e Dio si è accontentato… Anche questa aspirazione credo che mi sia stata donata da una sua venuta, da un suo tentativo di richiamarmi a sé… Sì, è stato così, altrimenti come avrei potuto accorgermi dell’agonia della mia anima e del baratro che stava inghiottendomi? Solo attraverso la sua Luce è possibile averne la consapevolezza e anche possedere, nello stesso tempo, una coscienza, normalmente ormai completamente morta, tanta vitalità da far sentire un così intenso rimorso per quel peccato assai abituale.
Generava nel mio intimo la sensazione di schifo ogni volta che finivo di compiere quell’atto immorale. Tanto che, col tempo, la sua attrattiva mi calò, pensando al disgusto che avrei provato dopo.
Quando pecchiamo sensualmente siamo peggio di bestie e come tali dobbiamo essere domati: con il dolore. Questa è l’unica legge alla quale il nostro povero intelletto riesce ancora a dare ascolto.
Arrivai al punto che sentivo di non potere più andare avanti così, perché mi facevo letteralmente schifo e questo schifo fa star male e anche molto: avevo toccato il fondo…
Quel disgusto, che si prova dentro, è la grazia di Dio che viene in aiuto.
Cominciai a desiderare di cambiare.
Nel momento in cui la grazia di Dio ti sprona a decidere risoluto di porre vieto al tuo peccato abituale cominciano le prime prove. Incatenati come si è alla gravità del male, si fatica ad alzarsi in piedi. Ogni istante è concentrato in quello sforzo. Sembra che la mente e il corpo non facciano altro che pensare a quel desiderio che a loro viene negato e cercano di ribellarsi in tutte le maniere possibili. Quante volte si ricade e quanti no dolorosi all’ultimo istante si dicono prima d’imparare a non fare!
Tanti, per la fatica, ci danno a mucchio ma per chi persevera il Cristo sa essere giusto e premiare, in proporzione al cammino fatto e gli sforzi compiuti dall’anima per raggiungerlo…
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QUINTA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(La pace – la tentazione)
“C’è un modo per comprendere la misura di quanto una persona ami?”
“Chi uccide l’amore uccide la pace. La pace è tanto più viva quanto più vivo è l’amore. Il modo è perciò quello di osservare se ha o non ha la pace con sé. Nella pace crescono la carità e la purezza perché chi ama agisce bene e non ha turbamenti. Questo serve per tutte le forme d’amore. L’amore naturale non differisce in certe facce dall’amore spirituale e anche nelle sue reazioni. Quando una creatura non ama, o ama male un’altra creatura, è inquieta, sospettosa e portata a diffidare e ad accrescere sempre più i suoi torti e automaticamente i suoi sospetti e le sue inquietudini. Quando poi una creatura non ama o ama malamente il suo Dio, l’inquietudine aumenta infinitamente e non dà più pace.
Dio è senza colpa verso di noi e perciò abbiamo l’obbligo di amarlo perché ci dà amore e l’amore chiede amore. Quando neghiamo l’amore a Dio cadiamo, per naturale conseguenza, in potere del principe del Male. Lasciamo la Luce e le tenebre ci avvolgono. Comincia allora il tormento che è la fase preparatoria delle pene future.
Ma l’anima amante è nella pace di Dio che non è quella che dà il mondo. Potrà il prossimo accusarla di ogni più malvagia cosa, potranno le circostanze avere apparenza di punizione celeste ma l’anima non uscirà dalla sua pace poiché sa che ama e non teme nulla. E con la pace giunge all’abbandono totale sul divino Cuore.”
“Non ho mai incontrato nessuno che non si preoccupi davanti a certe situazioni”.
“Ti sto parlando dei perfetti. Sono difficili ad incontrarsi. Pensa al gruppo degli apostoli. Solo uno su dodici restò nella sua pace senza fremiti, sicuro di non saper tradire. Tutti gli altri si agitarono e si risentirono quando Gesù annunciò che uno di loro lo avrebbe tradito.
E’ perciò naturale che tutti i non ancora perfetti, anche vicino alla meta, possono incorrere in momenti di stanchezza e timore che però non devono impressionare.
Sono collegati alla natura umana, intorno alla quale sempre si aggira il Nemico, la cui fame di anime, il livore verso Dio e verso i veri cristiani aumenta sempre di più e perciò non lascia nulla d’intentato. E quando non può assalire di fronte come leone furente, si insinua strisciando per non farsi sentire e sta pronto a stritolare, appena può, quanto ha avvolto. Perciò tenta, non potendo altro, con la stanchezza e il timore. Ma stai tranquilla, se tu non cedi per la tua debolezza alla tentazione, non ha conseguenze. Turba la superficie ma senza agitare la profondità dell’anima. Solo il peccato ha conseguenze più o meno gravi.”
“E’ un concetto che vale per tutte le tentazioni?”
“Per tutte. Le tentazioni è inevitabile che ci siano, ma esse non fanno male. Male facciamo noi quando cediamo ad esse.”
“Ci sono delle volte che sono così forti che non resisto!”
“Questo non lo puoi dire. Il Padre dà a seconda di quanto abbiamo noi da dare. La tentazione richiede dieci di forza per resisterle? E Dio ve ne dà dieci a anche più. Il male è che siamo noi che non facciamo che desiderare di cedere al male. E allora che può Dio se noi distruggiamo le forze di Dio con la nostra volontà perversa e ci abbandoniamo al bacio della tentazione?”
“E se ci casco?”
“Partiamo dal concetto che Dio vorrebbe sempre stare con noi, per questo ci ha creati e la sua gioia, se potesse sarebbe completa. Il Signore è sempre con l’anima in grazia. Dio non si allontana neanche quando il Tentatore si avvicina. Dio si allontana solo quando cedi al Tentatore e corrompi la tua anima. In quel momento, a seconda di quello che hai commesso, hai posto la tua anima più o meno gravemente in una situazione di affaticamento, malattia o di morte. Allora Dio si ritira, perché Egli non può abitare con il Nemico. Si ritira e come un Padre, non sdegnato ma addolorato, attende che venga la tua resipiscenza nel cuore e che tu riannodi il legame d’amore con Lui. Se questo non avviene, la tua anima malata e corrotta tenderà sempre più al peccato e a manifestare sentimenti sempre più corrotti.”
“Ora comprendo tanti perché che prima non riuscivo a spiegarmi. Ho paura però di non riuscire a ricordare tutto.”
“Non devi cercare di memorizzare ma solo di capire. Lo Spirito ti farà ricordare al momento opportuno quanto ti sarà necessario.”
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QUARTA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(Come ottenere gli effetti della vita claustrale vivendo nel mondo – l’essere vittima – la possessione di Dio – i portavoce)
“Ti sbagli, ho capito.”
“Hai capito il concetto in generale ma non lo hai inserito all’interno della tua realtà.
Scioriniamolo e immergiamolo insieme dentro la tua vita. Vediamo un po’…
Delle volte tu pensi con rimpianto alla vita claustrale, non è vero?”
“Già, penso di aver sbagliato in quel crocevia. La mia scelta è stata dettata da quella che pensavo fosse ricerca d’amore. Mi dicevo: -come potrò amare Colui che non vedo se non conosco l’amore con un mio simile? Potrò reggere una vita senza aver mai sentito di essere veramente amata quale io sono realmente? Avevo paura di non resistere o, pensandoci bene, poteva essere anche una scappatoia inconscia per scegliere la via più facile… In ogni caso optai così per il matrimonio. Ci ho impiegato anni a comprendere che invece il vero amore non si trova nelle creature ma in Dio e se una persona ti ama realmente è perché ti ama attraverso l’amore di Dio che ha in sé. Ora porto avanti questa strada perché non ho la possibilità di ritornare sui miei passi ma a volte mi perdo a pensare a quanto ho rinunciato.”
“Puoi ottenere gli effetti della vita claustrale anche come sei ora.”
“Com’è possibile?”
“Hai visto che non avevi compreso?”
“Colpita e affondata.”
Mi sorride. “Lo puoi fare seguendo la via che ti ho appena insegnato. L’essere vittima ti rende simile alle claustrali più austere. La vittima adora, la vittima espia, la vittima prega. La preghiera della vittima è uguale a quella delle claustrali con più la difficoltà di dovere vivere di orazione tra le dissipazioni del mondo. L’esempio concreto è Gesù stesso. Lui ha saputo adorare, orare ed espiare stando nel mondo. Si può essere anime vittime di un’aurea di perfezione stando tra la folla e non esserlo stando sotto il sigillo di una doppia grata.
E’ l’amore che conta e non le forme esteriori.”
“Esattamente come si fa a essere vittime?”
“Avendo come unico pensiero quello di consolare Dio redimendo gli altri. E gli altri si redimono con il sacrificio. Dio si consola con l’amore e accendendo l’amore nei cuori spenti. La vita della vittima è un non appartenersi più perpetuo, un effondersi continuo, un ardere incessante. Essere redentori vuol dire trasformare tutte le miserie della natura umana, di ogni dolore che essa comporta, (compreso il mal di testa, la stanchezza e l’agitazione… per esempio,) in un’arma di merito per la redenzione delle creature e non di peccato. Essi saranno particolarmente provati con ogni forma di tentazione e di sofferenze nella carne e dello spirito che dovranno consumare fino in fondo.
L’essere “intimi” di Dio non vuol dire perciò esenzione dal dolore ma accettazione e imposizione del dolore. L’anima che si è abbandonata al suo Dio, totalmente, ne diviene la martire. Dio stesso agisce qui da sacrificatore e il martirio della creatura abbandonata all’Amore non è meno cruento, anche se il sangue non è sparso materialmente, da colei che è immolata da un carnefice, poiché non solo la carne e il sangue, ma anche l’intelletto, l’anima e lo spirito vengono torturati. Un martirio alla cui fine, dopo la crocefissione spirituale – che stigmatizza ogni potenza dell’essere, nella carne, nel sangue, nell’anima, nello spirito mettendo il sigillo di Dio – sarà concessa la gioia dell’Invisibile Presenza, perché Dio è sempre coi suoi martiri e apostoli. E’ l’abbraccio col Fuoco stesso, con la Carità accesa, l’inabissamento nell’ardente Unità che è la Trinità, la conoscenza completa di cosa sia Dio e il possedere e l’essere posseduti in eterno da Dio.
L’anima “posseduta” da Dio è un prezioso vaso sigillato, ma da cui esala l’aroma che lo colma. Sigillato, perché l’amore consacra e il possesso rende proprietà d’Un solo, e solo il Solo apre e chiude quel sigillo apposto sullo spirito che si è dato a Lui. Esala, perché l’aroma di Dio è tanto potente che non solo empie l’interno del vaso, ma ne imbibisce la materia. Così, quando l’unito a Dio passa tra la folla, onde d’effluvio spirituale si diffondono in essa, purificandola dall’odore della carne e del sangue. Essi diventano ciborio del cuore di Dio e, per sua bontà, la sua grazia fluisce inesausta in loro.”
“E’ il famoso profumo di Paradiso di cui mi hai parlato prima?”
“Proprio lui.”
“Ecco come funziona! Proprio come pensavo, è lo spirito che lo percepisce e non le narici.”
“Quando non capisci qualcosa chiedimi non cercare d’interpretare da sola, potresti per una minuzia deviare il tuo pensiero su argomentazioni errate. Compreso bene?”
“Ok capo!” Facendogli il saluto militare, con un sorriso birichino.”
“Allora continuiamo.” Mi dice facendo una smorfia un po’ tra il preoccupato e lo sconfortato. “Stavo dicendo che la Grazia, che in loro si accumula, non è donata solo a loro esclusivo beneficio ma anche a vantaggio di tutte le anime che sono a contatto con loro: per i prodighi che la sprecano e per i colpevoli che la perdono. Anche questi, così, potranno nutrirsene, abbeverarsene e riflettere quanto è desiderabile la Sua presenza.
Le ricchezze che Dio dona a un figlio devono essere poste dal figlio a godimento di tutti e non a suo esclusivo interesse. A quell’uno che si è meritato di esserne il ricevente, resta la gioia di esserne il depositario, ma il dono deve circolare fra tutti perché è tesoro per tutti. Inoltre sarebbe indecoroso farle passare per proprie, anzi sarebbe menzogna. E’ necessario perciò offrirle con carità, con generosità e con umiltà, perché nulla è nostro ma tutto è Suo.
E’ il sistema di Dio per parlare e attirare tutti a sé.
Potrebbe apparire ai peccatori come un Dio irato che giudica e punisce ma preferisce attirare con l’Amore. E l’Amore non è sentito da chi ha un amore colpevole con il demonio.
Ecco perché non mostra alle genti il suo Volto tutto amore.
Lo serba per chi lo ama dando a costoro la missione di parlare ai più sordi ripetendo la sua Parola.
Se le creature sapessero cosa è “il possesso” di Dio, tutti vorrebbero essere “posseduti”. Ma per saperlo occorre compiere il primo passo, il primo atto di generosità accettando di essere vittima, di rinuncia a tutto ciò che non è Dio, e poi perseverare in quel primo atto. Il resto è conseguenza perché l’anima che si è messa nell’orbita di Dio viene attirata dallo Stesso da qualunque punto dell’orbita si trovi. Solo il contrario volere umano, che mette sotto il sigillo della Bestia, impedisce il risucchio, perché l’Altissimo non violenta la libera volontà umana.
Se “i depositari” tenessero la Grazia tutta per sé, sarebbero avari nella pietà spirituale, dei golosi e ingordi. Questo produrrebbe malattie dello spirito che causerebbero la loro impotenza in quell’agilità spirituale che rende capaci di percepire le divine percezioni, perché, sai, che il peccato, anche veniale, vuol dire parentela con il demonio. Dove è demonio non può essere Dio. Le imperfezioni, invece, permettono di udire la Voce di Dio altrimenti soltanto Maria Santissima, la sempre Vergine Madre di Gesù, riuscirebbe ad ascoltarlo.
Gli amici prediletti, i nuovi apostoli del Figlio devono avere, perciò, massima cura nel conservare la purezza e la carità in tutte le loro forme ed espressioni.
Solo la purezza di cuore e la carità, infatti, permettono di capire, ricordare e trasmettere senza errore alcuno la Parola di Dio.
Agli eletti, infatti, non basta più la piccola perfezione, ossia non commettere colpe gravi ed ubbidire alla Legge nelle sue regole più marcate, ma devono seguirla nelle sue più lievi sfumature, corroborati dall’amore che gli sprona a superare correndo le fatiche e gli ostacoli. Devono interpretare, quindi, il desiderio anche inespresso di Dio per raggiungere il massimo bene in ogni situazione, che l’amante comprende perché l’amore è luce e scienza. La presenza di Dio impone riservatezze soprannaturali, dominio di sé, distacco dalle cose, vivezza di fede, come nessun’altra cosa al mondo. Si entra in un’austerità quale nessuna regola monastica istituisce.
Ecco il compito delle vittime sparse tra le genti pagane nel mondo: essere copie del Cristo nella carità e nella redenzione delle anime ma anche innamorati di Dio e vittime di espiazione per la sua glorificazione.”
“Come si fa a diventare portavoce?”
“Gesù parla dove vuole. Parla a chi vuole. Parla come vuole. Non conosce limitazioni. L’unica limitazione, che non limita Lui ma ostacola il venire della sua Parola ad accettare il male e difficilmente ad accettare il bene – ha bisogno di una farandola di prodigi. Il prodigio lo scuote e lo esalta. E’ un urto che lo spinge sui margini del bene. Essere sui margini non vuol dire, però, essere nella vera Vita. Vuol dire essere spettatori curiosi o interessati, pronti ad allontanarsi quando l’utile cessa e un pericolo si profila, e a diventare accusatori e nemici come prima si erano mostrati ammiratori ed amici. L’uomo è ambiguo, finché non è tutto di Dio. Non bisogna fidarsi dei credenti dell’attimo, non sono quelli i veri confessori e i veri testimoni. Il cammino per diventare amici di Dio è lungo e periglioso. Molti sono coloro che dicono di credere, pochi quelli che perseverano, pochissimi coloro che testimoniano per tutta la loro vita, e con la morte, il Cristo.”
Lo guardo e comprendo. Solo chi è stato ad esso consacrato può conoscere così bene l’argomento e fino in fondo la sua portata. Taccio però, notando che non vuole parlare di sé perché esprime i suoi pensieri non in prima persona. Accetto il suo riserbo, anche se la curiosità è grande. Ogni momento è utile per rafforzarsi contro le tentazioni., sono la superbia e il peccato. I suoi portavoce si trovano o tra i puri, pensa all’apostolo Giovanni, o tra i peccatori realmente convertiti, pensa a Maria di Magdala.
Lo spirito è l’altare su cui scende la gloria del Signore mentre il nostro corpo è le mura che lo cingono. Dio non scende su altari profanati da peccati propri o da contatti con carni morse dalla lussuria e da pensieri malvagi!
Estirpa il peccato e la superbia e coltiva la carità, l’umiltà, la purezza, la fede e il pentimento e diverrai voce della Voce. Sono le piante sotto le quali il Maestro si asside per ammaestrare le sue pecorelle. Essere portavoce è un dono. Ma viene tolto se colui a cui è dato esce dallo spirito e si ricorda di essere carne e sangue.
Purtroppo, Serena, pochissimi sono coloro che accettano di diventare agnelli immolati per mescolare il loro sangue amante ma non innocente a quello innocentissimo del Cristo e riempire, così, il calice innalzato e offerto al Padre in riparazione dei peccati. Per colpire Iddio gli uomini hanno un grande coraggio ma per seguirlo proprio no. Del Male, non si pongono neanche il problema di crederci, lo seguono ciecamente senza problemi e senza paura appena si manifesta in uno dei suoni infiniti modi.
Ma non credono o solo malamente nel Bene e al Dio del bene e davanti alle sue manifestazioni fuggono e si nascondono imitando Adamo dopo il peccato.
Per gli amanti generosi, che perseverano, il premio sarà eterno: il posto dei corredentori è a seguito di Maria Santissima nella Gerusalemme Celeste.”
“Non potrebbe Dio fare tanti miracoli grandiosi? La gente li vedrebbe e comprendendo che niente di razionalmente conosciuto può provocarli si convertirebbe in Lui.”
“L’uomo è l’eterno selvaggio e l’eterno bambino. Per essere attratto e sedotto, specie in quello che è buono – poiché la sua natura viziata lo porta facilmente
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TERZA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(Come i primi cristiani, continuo – su chi operare e come – passato di Serena – inizio della proposta di essere vittima)
Rimango in silenzio cercando di comprendere.
Non è sicuramente un profumo che si sente con le narici ma è lo stesso nostro spirito che lo percepisce e ce ne rende consapevoli.
Secondo me può essere avvertito come quando si coglie la malvagità di una persona, sentendo verso di lei repulsione. Per astrazione ho idea che sia la medesima cosa in senso opposto ovviamente. Proviamo, cioè, attrazione.
Chiaritami, ritorno al problema dei lontani da Dio:
“Secondo te l’ateismo dei giorni nostri ha raggiunto quello di venti secoli fa?”
“Secondo me il paganesimo e la corruzione attuale possono essere paragonati a quelli del tempo del diluvio, ma sono aggravate dal fatto che noi abbiamo avuto il Cristo e la sua Chiesa, mentre ai tempi di Noè ciò non era.”
“Allora dici che occorrerebbero anche adesso anime consacrate sparse tra la gente?” Dico come battuta ironica.
“E’ proprio quello il punto dove ti volevo far arrivare!” E io rimango con occhi sgranati dalla sorpresa.
Continua sorridendo per la mia espressione: “Vivendo nel mondo, le anime mistiche uniscono la loro vita contemplativa a quella attiva come nei primi tempi della Chiesa. Sono vittime consenzienti nell’imitazione del sacrificio del Cristo per ottenere pietà a questo povero mondo. Gesù affida a loro, anime più dotate di doti spirituali, il compito di offrire e spargere il suo sangue, unito al loro, su tutte le anime sterili, macchiate e malate.”
“Non sono i sacerdoti che hanno questo privilegio?”
“Prerogativa dei sacerdoti consacrati è quello di spargerlo durante il sacramento della confessione. Ma, tutte le anime, vere discepole, anche se conosciuti solo da Dio, sono sacerdoti consacrati dall’amore, e, come tali, possono compiere questo ministero. Non vi è ministero più grande di unire il proprio sangue a quello della gran Vittima in una mistica Messa in cui il Cristo è il celebrante e loro gli accoliti, per sacrificarsi insieme e provvedere insieme ai fedeli e ai non fedeli, che pure hanno bisogno del suo Sangue e del loro, del suo Sacrificio e del loro, per trovare la via della Vita e della Verità.
Chi chiude il cuore alla misericordia chiude il cuore a Dio. Perché Dio è in ogni uomo e chi non è misericordioso verso tutti i suoi figli non è misericordioso verso Dio.
E molti cattolici errano nel non adoperarsi per gli acattolici.”
“Ho già tanti problemi per conto mio che, sinceramente, quando viene proposta quell’intenzione di preghiera mi viene da boicottarla.”
“Se tutti i membri della cattolicità, che è il centro, si chiudessero su se stessi, come fai tu, trattenendo tutti i loro tesori, come potrebbero le membra più lontane essere vivificate dal Cristo? Anzi Dio vuole che ogni anima veramente cristiana sia anche apostolica nell’annunziare la Parola o nell’offrirsi per dare la Vita vera agli idolatri e ai peccatori.”
“Santa Teresa del Bambino Gesù è stata dichiarata patrona dei missionari nonostante fosse suora di clausura.”
“Proprio così. Vedi che le cose che dico trovano riscontro nelle tue conoscenze?”
“Una cosa però non mi è chiara. Quando uno ha peccato gravemente contro Dio e rimane nel peccato, è morto alla vita della grazia, cosa possono fare allora i suoi fratelli?”
“E’ vero ma il Cristo è il “Risuscitatore” e davanti alle lacrime di chi piange sui morti alla grazia sprigiona la sua potenza infinita. Tre i morti nel Vangelo sono chiamati alla vita, perché Gesù non seppe resistere alle lacrime di un padre, d’una madre e d’una sorella. Le anime vittime e apostoliche devono essere sorelle, madri e padri spirituali dei poveri morti alla grazia e andare a Gesù col cadavere del disgraziato fra le braccia, sulle braccia, come loro più pesante croce, e soffrire per esso finché Lui non dice le parole di Vita.”
“E quanto ci vuole?”
“Sta a Lui decidere il se e il quando. Quello che a noi deve interessare è compiere la sua volontà.”
“Ma le anime sono libere, e se quell’anima rifiuta l’opportunità di essere salvata? Un’altra usufruirà della nostra sofferenza?”
“Come un padre amorevole, Dio non vede l’ora di poter salvare i suoi figli, ciò nonostante lascia libera l’anima di scegliere se salvarsi o no. La libertà dell’anima esiste sempre e comunque. In questo modo però, noi saremo giudicati innocenti per la sua dannazione, anzi, avremo il merito di aver provato a sottrarla alla morte eterna. Il valore di un’anima è altissimo, tanto alto che è servito il sangue di Dio per poterla salvare.”
“Qual è esattamente il momento in cui bisogna intervenire per soccorrerli?”
“Bisogna sempre pregare per i peccatori”.
“Sì, ma le anime vittime quando esattamente devono cominciare ad immolarsi per salvare le loro poverissime anime?”
“Quando l’uomo si nega al buon Padre che ha nei cieli, quando si ribella alla sua Volontà, quando annulla con il peccato i doni di forza che il Padre gli dona, come può il Padre che è nei cieli lavorare quell’anima per trasformarla da fibra inselvatichita in stoffa preziosa adatta alla vita eterna?
Come potrebbe entrare la sua Parola in questo meccanismo arido di superbia, egoismo e peccato? Ne verrebbe stritolata e offesa.
Quando poi un’anima non solo si rifiuta al lavoro di Dio ma cova in sé astio per il Padre e per i fratelli, allora l’opera Trinitaria scompare totalmente e si insidia, in quel groviglio di passioni sregolate, il padrone del peccato: Satana. E’ allora che deve subentrare l’opera paziente e generosa delle vittime. Queste ottengono che Dio torni, con miracolo di grazia, a lavorare quell’anima dopo averne fugato Satana col fulgore del suo aspetto.
Queste sono le anime che le vittime salvano!
Le anime vittime sono i mietitori soprannaturali che mietono messe di vita eterna consumandosi nell’ingrato lavoro pieno di spine. E se il Cristo è stato infisso alla croce da tre chiodi, essi pure lo sono:
– Dal dolore per non vedere Dio amato come il loro eroismo d’amore ha loro permesso di conoscere che Dio debba essere amato. Sono a loro tortura le miserie spirituali che coprono gli animi dei loro simili cancellando l’impronta di Dio. Diventa perciò loro desiderio offrirsi, ogni giorno, per giungere a vedere con gli occhi dello spirito, il tornare la luce nei cuori e poi il loro rivolgersi a Dio. E dolore anche nel sentire la loro incapacità di raggiungere la perfezione d’amore, loro sogno, perché vorrebbero dare a Dio dono degno della sua Perfezione.
– Dall’Amore di Dio che le consuma come cera investita da una fiamma, perché le investe con continue ondate ardenti d’Amore per farne parte di Sé.
– Dall’amore della creatura a Dio che vuole aspirare a sé Dio per farsene sua vita.
Ma ricorda che coloro per cui occorre sacrificare se stessi per primi sono quelli del nostro sangue. Dio non ha distrutto i legami di famiglia. Li ha santificati. Ha detto di amare i parenti di amore soprannaturale. E quale più alto amore, di avere carità delle anime malate del nostro sangue? Se conoscessi una persona che fa gli interessi di tutti meno quelli della sua casa, cosa penseresti di lui?”
“Penserei che è pazzo!”
“Lo stesso vale per lo spirito. Chi non mette in prima linea il suo sangue più stretto prima di provvedere ai bisogni del prossimo lontano è al di fuori della giustizia. Ora sai come regolarti.”
“Ma oltre che pregare, con chi si convive o si hanno rapporti frequenti come bisogna comportarsi?”
“Per ottenere il loro bene devi lavorare operando per contrari. Ossia:
– Alla sua impazienza opponi la tua pazienza;
– Alla sua maniera ingiusta e insincera di vedere, opponi la tua sincerità;
– Alla sua ribellione, la tua sommissione;
– Al suo astio, il tuo amore;
– Alla sua insopportabilità di ogni cosa, la tua rassegnazione ilare.
Le anime si conquistano così: per i contrari. Ma non pensarti mai di farlo loro capire! Lavora in silenzio offrendo tutto a Dio. Uniti a Lui, si otterrà quello che si potrà. Ma anche se non giovasse a nulla, tu avrai fatto il tuo dovere e ne avrai il premio”.
“Non è semplice fare quello che dici. Si vive sempre sulle spine, non si è mai tranquilli ma sempre allerta e in tensione”.
“E’ una parte della croce. E’ più difficile operare su un familiare, ma si è anche corroborati dal maggiore trasporto d’amore che hai per lui.”
“Con un paragone del mondo, chi ha un’anima vittima in famiglia è come se avesse vinto alla lotteria!”
“Già. Si è i primi ad avere il suo aiuto in un mondo coperto da un mare di colpe e nel quale ci vogliono oceani di penitenza per lavarle mentre le vittime sono poche.
In realtà per quello che esse possono fare poco sarebbe riparato. C’è un’enorme sproporzione tra il peccato e l’espiazione. Ma Dio non guarda quanto sono in grado di fare ma guarda e giudica se compiono il tutto di quello che possono. Vuole il tutto per riparare l’infinito. Il tutto dai suoi imitatori: amanti e vittime, per riparare l’infinito dei peccati. E il tutto di Dio è molto di più del nostro tutto. Lui sa fin dove può arrivare la resistenza di un essere.
Considera e ricorda: ogni peccato, ogni bestemmia, ogni maledizione a Dio, ogni perdita di fede, ogni tradimento è per il Cristo un colpo di flagello. Non fermarti a guardare la passione cruenta con cui fu martirizzata la Carne dai ciechi di allora. Considera l’ancora presente tormento spirituale che tutti noi diamo con le nostre continue resistenze al suo supplicare di tornare a Dio. Il Verbo soffrì, soffre e soffrirà per i secoli dei secoli nella sua beatitudine di Dio perché in essa si è mescolato l’indescrivibile fiume di angoscia del suo dolore. Dolore per le offese al Padre suo amatissimo, dolore per i dispregi alle luci del Paraclito, dolore per le offese al Verbo inutilmente portato alle folle e dolore per l’inutilità del suo sacrificio per molta parte dei viventi. Solo il Padre può conoscere la vera grandiosità di questo sacrificio portato all’estremo, perché infinite erano le colpe dell’uomo passate, presenti e future. Nonostante tutto, poiché il Cristo è mite e santo, non impone, non grida, non minaccia e non opprime imponendo la sua Volontà. Ci lascia liberi di ascoltare o meno le parole scaturite dalla voce del suo amore, di seguire i suoi insegnamenti praticati anche con l’esempio e, infine, di accettare o meno la sua redenzione ottenuta con il suo sacrificio… Ma Gesù non è nostro Fratello e nostro Amico? Se lo avessimo visto flagellato nella sua umanità non correremmo a salvarlo?”
“Io solo a parole. Non ne sarei stata capace, sono una fifona e ci tengo troppo alla mia incolumità. Sicuramente avrei sofferto ma non so neanche se sarei rimasta a guardare per la paura di essere presa. Sono troppo legata alla mia vita e avrei troppa paura di soffrire per avere il coraggio di affrontare le guardie romane e il sinedrio…” Mi affliggo meditando la mia miseria. Sono proprio lontana dall’offrirmi vittima!
“Sei onesta con te stessa. Chiediamo insieme allo Spirito che ci dia la Forza per mantenerci fedeli anche nelle difficoltà e nella sofferenza…”
“Fin da quando ero piccola mi ha sempre colpito guardare Gesù sulla croce. Cercavo d’immaginarmi il male che aveva provato mentre gli foravano le mani e i piedi spingendo un dito con forza contro il palmo della mano… E rimanevo così a pensare quanto mi amava.
Andavo ancora all’asilo e desideravo diventare santa morendo martire di Cristo… Ricordo quanto ho parlato con Lui… era il mio amico. Poi sono cresciuta e tutto è cambiato.”
“L’Amore non ha età. Dio parla ai bimbi con un linguaggio che va oltre le parole perché raggiunge direttamente la loro anima. E tu avevi capito, sospinta da una forza d’amore per il tuo Gesù, la maestà di Martire più di ogni altra cosa. L’Amore ti aveva rivelato che il martirio è amore professato, confessato e compiuto alla perfezione.
Avevi già in te il marchio che Dio impone alle anime vittime prescelte e dentro di te albergava già il desiderio di essergli amica particolare. Quel pensiero era Gesù che te lo ispirava.”
“Poi l’ho tradito per tanti anni. Le sollecitudini e gli affetti umani presero il posto all’amore per Gesù.”
“Sul tuo lasciarti curvare da motivi umani aveva lavorato anche l’Insidiatore delle anime. Ha approfittato della tua debolezza per farsene mezzo di peccato.”
“E io ho peccato. Ho peccato dando molto dolore a Gesù e allontanandomi tanto dalla sua Via e tanto dal Cielo.”
“La sua conoscenza sapeva che era solo una fase transitoria, ma sicuramente non avrebbe voluto che tu l’avessi. Amalo molto, Serena, perché la sua Misericordia per te ha compiuto prodigi. Ti ha contesa al Male con amore di Padre, opera di Medico e con pazienza di Dio. Eri ancora curva sulla tua umanità, quando finalmente Lo hai sentito e ti sei volta a Lui, ma, a quel punto, eri già sulla Via e volevi seguirlo e amarlo.
Il tuo spirito, però, non riusciva a liberarsi da tutti i postumi delle tue malattie spirituali e dalle tendenze della carne. Eri stata per troppo tempo oppressa e irritata da troppe cose, e, in più, le altre umanità che ti circondavano annullavano i tuoi progressi dello spirito e paralizzavano i tuoi sforzi per risorgere con il loro modo di agire. Questa è la tua unica scusante. Quando poi, Dio ti ha giudicata sufficientemente punita della diserzione, quando ha pensato che l’avresti espiata, ti ha raddrizzata.
Ma ora sei qui e puoi amarlo, ricambiarlo un po’ di quell’amore che Lui ti ha donato dando la vita per te, per ridare la vita alla sua amica d’un tempo. E’ l’amore quello che ha sacrificato Gesù. L’amore per te, per me, per noi tutti. Quando guardi quelli che ti hanno fatto soffrire… meglio ancora, quando guardi tutti coloro che sono ancora nella colpa, pensa sempre che se avessero avuto tutto l’amore e la predilezione che Dio ha avuto per te, nel corso della tua vita, sarebbero meglio di te. Amalo anche per questo.”
Due lacrimoni mi scendono dagli occhi.
“Puoi riamarlo. Puoi ricambiare il suo amore bevendo di quel calice pieno del fiele, che è odio maledicente dopo quanto ha donato, e dell’aceto, che è il peccato, cancro per le anime. Potresti diventare un’anima vittima. Impedirai, così, a Lui di doverlo bere, per riparare l’odio e il peccato e mondare le anime dei fratelli dall’odio e dal peccato.
Esse danno se stesse per Dio perché Dio è nelle anime e chi salva un’anima salva Dio in quell’anima. Dunque non vi è amore più grande che immolarsi per Dio, nostro Amico, Padre e Fratello e per le povere anime peccatrici che sono amici decaduti. Come l’Amore ha sacrificato il Cristo così ora sacrificherà i nuovi redentori.
Lo ripeto perché voglio essere molto chiaro.
Voglio che tu comprenda bene, che facendo questo patirai.
La carità, essendo cosa santa, non è mai disgiunta dalla sofferenza perché scatena le ire del Nemico e, questa, è la somma carità.
Certi demoni si riescono a vincere solo con la preghiera e la sofferenza. La penitenza delle vittime serve per vincere Satana riaccendendo il fuoco nei cuori spenti dei fratelli che non sanno amare.
“Ecco perché diceva Gesù: -Non c’è amore maggiore di chi dà la vita per i suoi amici-.”
“Già… Sopportare quel dolore che non scegli ma ti è imposto per la conversione dei peccatori e la riparazione dei peccati, non solo è l’amore più alto, perché si partecipa alla passione di Gesù, ma è anche il modo per imparare ad intuire i minimi desideri del Padre e renderli realtà nonostante tutti gli ostacoli. Chi lo farà, seguirà la regola più austera, più di qualsiasi altro ordine monastico, perché fondata non da un ordine sacerdotale umano ma divino, il cui capostipite è lo stesso Cristo… In compenso, la sofferenza non va mai disgiunta dalla gloria, poiché Dio è giusto e dona a chi dona…” Mi guarda in volto come valutandomi
“Intuisco dalla tua espressione che non hai interiorizzato appieno il messaggio.”
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INIZIO DEL RACCONTO:
MONDI SOVRAPPOSTI E GRAVITA’ ROVESCIATE
PRIMA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(Incontro – presentazione del posto – concetto di tempo – le potenze – la preghiera – la Trinità)
“Sono arrivata finalmente!” dico con tutto il fiato che mi rimane in corpo dopo la salita alla vetta del monte. Spossata e senza forze chiudo gli occhi e mi concedo di riposare un po’. Ho appena compiuto la grandissima impresa: quella d’issarmi sul cucuzzolo più alto!
Ora il clima è decisamente mite e gradevole. Gli uccellini cantano la loro ninna nanna e le margherite sono così morbide sotto il mio capo!…
Ho come la sensazione di non essere sola.
Apro gli occhi immediatamente per controllare allarmata e per poco non caccio un urlo.
“Ciao, hai fatto proprio una bella dormita. Eri molto stanca?”
“Giacomo! Perché non mi hai svegliato? Sono così contenta di poterti abbracciare! Pensare che credevo di essere sola! Mi hai fatto prendere uno spavento!” rimettendomi seduta.
“Lo eri. Sono arrivato da poco. Ti ho vista e sono venuto a darti il benvenuto. Oh sorellona, ce l’hai fatta! Sono così contento di averti qua con me!” Accomodandosi alla meglio.
“Anche io. E’ finita finalmente, non ne potevo più. E’ stato un brutto periodo…E’ tanto che abiti qui?” domando curiosa non vedendo case tutt’intorno.
“No. Ogni persona ha la sua montagna, ma ho pensato di venire per vedere se avevi bisogno. Non ci sono molte anime purtroppo nei paraggi.”
“Come hai fatto a vedermi? Credevo di essere più in alto che si può!”
“Si crede così appena si è arrivati ai primi gradini sopra le nuvole e si è talmente stanchi che si sprofonda nel sonno del giusto. Alzati in piedi e guardati intorno, lo spettacolo è meraviglioso!”
Seguo il suo consiglio e il mio sguardo si perde in uno spettacolo incredibile. Siamo sopra le nuvole dense e scure che coprono il cielo del mondo di sotto e la Luce fa brillare del suo splendore ogni cucuzzolo che a perdita d’occhio vedono i miei occhi.
Ce ne sono di più bassi, ancora immersi nella nebbiolina superiore delle nubi chiare, sui quali, è facile distinguere una persona indaffarata, altri più alti del mio e poi, pochissimi, talmente alti che non si nota neanche la vetta. Anzi sono costretta a distogliere lo sguardo e coprirmi il volto con un braccio tanto il riverbero è forte in loro che da dolore e mi acceca.
“Non ci sei abituata a guardare su da qui, perciò fa male e ti viene da nasconderti per proteggerti. Sono le impurità di peccato che abitano ancora in te a produrre questa sensazione.” E ride di gusto alzandosi e raggiungendomi . “La Luce è presenza di Dio ed è qui così forte rispetto al mondo di sotto che ci vuole del tempo perché il tuo spirito si abitui e poterla così contemplare. Ma poi, oh, ti cattura lo sguardo, ti riscalda, t’innamora e non puoi più farne a meno”. Facendolo alza il volto e io rimango incantata dall’abbraccio luminoso che lo avvolge. Sembra riflettere lui stesso il raggio che lo colpisce, come uno specchio. Torna a guardarmi e tutto ritorna come prima.
“Mi sono comportata come Adamo ed Eva dopo il peccato… Voglio subito imparare a non coprirmi il volto, per stare nella Luce”.
“Tu mettici tutta la tua buona volontà per migliorarti e vedrai che Dio ti purificherà e t’ammaestrerà con i tempi giusti per non turbare il tuo spirito con manifestazioni troppo repentine. Il “tutto subito” è una caratteristica di desiderio di noi esseri umani, ma dovrai imparare a controllarla. Anche adesso, in fondo, hai un po’ di paura che ciò sia un inganno…”
Abbasso gli occhi, vergognosa di dover ammettere che ha ragione.
“Sul piano spirituale non devi mai avere fretta. Questo vale anche per l’ansia e l’affanno. Non caricartene, ritenendo di non riuscire a fare tutto quello che pensi che Dio voglia da te per il poco tempo che hai a disposizione o di non poterti staccare dall’orazione per paura di non ritrovare più quel dolce fiume di grazia che Dio dona. Bisogna spogliarsi di tutto quello che costituisce peso di umanità pura. E anche questo senso del tempo che incalza ne è ancora un resto.
E’ Dio che crea il tempo e perciò non credi che ne abbia quanto ne occorre per ogni anima che si affida a Lui per regolare il fluire della grazia e mandarle le sue Luci nei momenti più propizi? Segui la via dello spirito con fermezza e con calma, senza angustiarti per il tempo che passa o perché qualcuno ti disturba mentre sei in preghiera. Solo se sei tu, volontariamente, per motivi umani e personali che te ne stacchi, la fonte si inaridirà o si svierà su altre anime aperte all’orazione. Prega, ascolta, medita, soffri, lavora, riposa, volgi la tua attenzione con carità a chi t’interrompe con la massima serenità, sempre con calma e fidandoti di Dio. Se tu resterai buona, fiduciosa e conserverai tutte le tue potenze dell’anima ferme e fisse in Dio vedrai che non ti mancherà mai il nutrimento spirituale e la Parola che istruisce. E la tua anima non perderà mai Iddio.”
“Cosa sono le potenze dell’anima?”
“Sono i sentimenti che dalla linfa spirituale, l’anima, vanno e vengono dalla nostra corteccia corporale, per comunicare all’esterno l’insieme di quello che siamo nella morale, nel corpo e nello spirito. Fondamentale è, perciò, che l’anima resti costantemente impregnata dall’acqua delle sorgenti di Dio per poterti permettere di alimentare le tue potenze, anche quelle dirette a compiere le mansioni più umili, delle sue grazie e dei suoi doni. Se si manterrà sempre lo spirito fisso in Dio, santificheremo ogni nostra azione, diverranno a Lui gradite e saranno tutte utili per la nostra crescita spirituale.
Tutto è orazione per colui che sa rimanere in Dio, perché, l’unione, altro non è che amore e, l’amore, a sua volta, trasforma anche le azioni più umili della vita umana in adorazioni gradite al Signore. Fra colui che sta molte ore in chiesa a ripetere parole dalle quali l’anima è assente, e colui che sta nella sua casa, nel suo ufficio, nel suo negozio, nella sua occupazione, amando Dio e il prossimo per Dio, rimanendo unito a Dio, prega il secondo ed è da Dio benedetto mentre il primo non fa che eseguire una pratica ipocrita che Dio condanna e spregia.”
“Allora anche mentre dormiamo preghiamo?”
“Quando la nostra anima raggiunge e s’impossessa di questa amorosa scienza delle potenze fisse in Dio, allora anche il sonno materiale diventa preghiera. Perché, mentre la carne si addormenta e si sveglia col suo nome e il suo pensiero sempre presenti, l’anima, non riposa e produce continuamente atti d’amore, continua ad amare.
Ricorda! Anche se l’uomo avesse dato tutti i suoi beni per possedere Dio, ciò sarebbe un nulla. Dev’essere l’Amore della nostra anima e Scopo vero della nostra vita. E l’Amore si possiede quando per Lui si sa rinunciare a tutto quanto si ha.
L’amore è il motore, è colui che dà il moto ai sentimenti. Lo spirito imperniato di Dio ama Dio e Dio ama colui che è saldo in Lui. Questo duplice amore crea un vortice che terminerà con l’incontro nel Paradiso tra lo spirito amante e il suo Creatore.
Impegnati nell’imparare a non respingere ma a lasciarti penetrare dalla Luce, anche se all’inizio fa male, perché essa nasconde Dio, anzi essa è Dio.
La Trinità è luce illimitata. Sorgente a se stessa, vivente in Se stessa, operante in Se stessa.
Il Padre abbraccia con un cerchio di luce maestosa tutto il creato e, dopo il Giudizio, abbraccerà coloro che sono eterni con Lui nel Cielo. All’interno di questo cerchio il Padre ha generato un secondo cerchio diversamente operante ma non contrariamente operante: è il Figlio, la cui luce, più vibrante, non dà soltanto la vita ai corpi, ma dà la Vita alle anime, che l’avevano perduta, mediante il suo Sacrificio. Un dilagare di raggi potenti e soavi che nutrono la nostra umanità e ammaestrano le menti. All’interno del secondo cerchio, prodotto dai due operare, vi è un terzo cerchio dalla luce ancora più vibrante e accesa, perché ancora più concentrata: è lo Spirito Santo. E’ l’Amore prodotto dai rapporti del Padre con il Figlio, tramite fra i Due e origine e conseguenza dei Due. Esso opera sul nostro spirito, sulla nostra anima, sulla nostra carne, poiché è:
– Consacrazione della nostra persona;
– Grazia, per permetterci di fruire del Sacrificio del Figlio;
– Scienza e Luce per comprendere la Parola di Dio.
E’ lo Spirito che dà vita ad ogni spirito perché concentra in sé il Padre e il Figlio nel loro effluvio d’amore da cui tutto ha vita, che tutto opera, con i prodigi delle sue grazie, e tutto attrae…”
“E’ bellissimo! Grazie. Finalmente posso raffigurarmi dentro di me con più chiarezza la Trinità.”
“Per pensare a Dio non bisogna portare paragoni con esseri creati. Dio non si paragona. Egli è. Nell’essere c’è tutto. Ma l’essere non ha corpo e l’Essere eterno non ha corpo. La luce è l’unica cosa che ancora può rappresentare Iddio senza essere in antitesi con la sua spirituale Essenza. La luce è, eppure è incorporea. Tu la vedi ma non la puoi toccare. Essa è…
Ora guarda davanti a te.
Tra una montagna e l’altra ci sono distese di nuvole che si muovono scure e borbottanti o in altre zone più chiare e pacifiche. Le nuvole chiare indicano che sotto ci sono persone con vette di alture più basse che si stanno dando da fare per salire. Sotto le scure invece ci possono essere vallate, precipizi e fosse anche talmente profonde da raggiungere il magma del nucleo della Terra. E’ il mondo dei dannati, di coloro che hanno respinto l’Altissimo, dei seguaci di Satana e degli altri angeli decaduti.”
SECONDA PARTE: Mondi sovrapposti e gravità rovesciate.
(Perché si soffre a causa dei lontani da Dio vicino a noi – Come i primi cristiani)
“Perché la loro vicinanza è così motivo di dolore? Mi avvelenano la gioia di essere entrata nella giustizia. Chi frequento ci riesce con tanta abilità che, se non fossi sicura di essere nel giusto, mi farebbe vivere con il peso sulla coscienza di essere meschina, spregevole, falsa e traditrice. Come fanno a possedere tant’arte da suggestionarci? E perché, se non ci riescono, non solo non desistono ma il loro odio è così grande da provare piacere nel seviziare in qualsiasi modo la loro vittima, anche se è il loro stesso figlio, coniuge, fratello, madre o padre?”
“Che tu soffra è naturale. Ogni loro parola e azione, prima di ferire Dio, passa e ferisce la tua carne e il tuo spirito, perché ti sei messa tra loro e Lui.
E’ scritto che in una famiglia lo sposo sarà contro la sposa, il padre contro ai figli e questi a quello, per l’odio o l’amore che hanno per il Signore. E, se vuoi bene loro, non solo si soffre per ciò che ti fanno, ma anche perché li vedi sprofondare nei turbini della gravità senza riuscire a fermarli. Questo è uno dei dolori più grandi, il dolore più grande, quello che rimane.
Pensa che anche ora, Gesù, Maria e tutti i beati nella loro gloria, mentre ogni altro dolore è finito, nella loro ansia d’amore, continuano a soffrire per tutti i peccatori impenitenti ancora nel mondo.”
“Mentre per i dannati già trapassati?”
“Per loro no. Il Giudizio Divino ha già decretato la sentenza di castigo eterna e non si può più fare niente per loro. Questo vale anche per noi: concentriamo la nostra preghiera per chi è ancora salvabile.
Dobbiamo essere forti nella fede per resistere, perché il loro dio è il signore dell’odio, della menzogna e dell’indivia. Come lui, i suoi figli, in essi primeggiano e coi suoi demoni si alleano per nuocere in tutte le maniere possibili al malcapitato preso di mira.
Vi sono infermità, infatti, che opprimono la carne ma non nascono e non dipendono da essa. Nascono nelle zone dove si agitano i regni dello spirito e non possono essere comprese e curate con forze naturali. Anche Dio dà, talora, ai suoi predestinati, infermità, accompagnate da luci e amore, che sono passaporto per il Regno divino, ma è Satana, molto più frequentemente che le elargisce come vendetta contro il servo di Dio o come balzello sui poveri che hanno ceduto alle sue seduzioni. Poveri di una povertà orrenda perché è perdita della vera ricchezza: quella della grazia che ci fa figli ed eredi di Dio. Oltre alle infermità della carne vi sono le infermità dello spirito. Sono opera solo del Maligno. Esse curvano, fanno dibattere e schiumare, ottenebrano sensi e parola, portano a delle aberrazioni morali peggiori rispetto a quelle delle malattie della carne perché curvano e ottundono l’anima avviluppandola nelle tenebre e nel tormento.”
“Esistono anche ai giorni nostri? Non ne sento parlare.”
“Tanti. E solo Dio può cancellare il decreto di miseria e guarire il posseduto da atto demoniaco. Penso che non se ne senta parlare perché sono manifestazioni che non piacciono a nessuno e si cerca di metterle a tacere considerandoli dei semplici pazzi. Fanno riflettere sulla presenza di spiritualità che sono scomode. Neanche a Satana, poi, conviene che le sue possessioni siano pubblicizzate. Il suo lavoro riesce bene se può agire nell’ombra. Odia la Luce. Preferisce dunque possessioni che non hanno manifestazioni così evidenti ma che per noi sono ancora più pericolose perché dirigono e sviluppano l’intelligenza della persona al male.
Inoltre l’amore che dimostrano è solo una bella recitazione, una bella simulazione di ciò che purtroppo non esiste più in loro.
E pensare che l’astuzia e intelligenza satanica non prevarrebbero se gli uomini si coprissero del Sangue di Cristo e gli opponessero la loro onesta volontà!”
“A questo punto converrebbe abbandonarli nel loro brodo.”
“Non dovremmo farlo, perché esiste sempre una speranza per l’anima di conversione fino all’ultimo attimo di vita.
Il demonio può giungere ad ottenere anche tutto il loro spirito ma, fino a che non desistiamo, il nostro amore trattiene per un lembo la loro povera crisalide umana.
Dobbiamo sempre cercare di salvarli…”
“E’ difficile continuare a stare loro vicino…”
“Sono abissi di errore, di orrore, talvolta di odio, Serena, che vanno colmati con la pazienza, la misericordia, il dolore e l’amore.
Con pazienza: sopportando le loro idee;
Con misericordia: avvicinandoli ancora nonostante la ripugnanza che ci dà la lebbra del loro spirito;
Con dolore: perché per dare la Vita e la Luce bisogna morire come fa la candela che fiammeggia col suo consumarsi e il grano che dà cibo se muore.
Con amore spirituale: perché l’amore è il vincitore e la medicina più potente di tutte. Questo è l’unico amore che è necessario avere, verso di loro. L’altro è inutile. Non possono vederlo, non possono capirlo e non lo sentono. E ci calpestano sopra facendoti sanguinare nella tua umanità. Ama, adoperati per salvare la loro povera anima e perdona il male che ti fanno. Ne hanno bisogno in ordine alla vita eterna, perché il perdono delle loro vittime alleggerisce la pena.
Dà queste cose e basta. Anche le parole sono inutili, perché quelle anime sono rintronate da Satana che impedisce che sentano. Occorre prima vincere Satana, e questo si vince con la preghiera e il dolore, non con le discussioni in cui è maestro per persuadere alla sua dottrina.
Ricorda sempre che anche loro sono anime figlie di Dio ma molto, molto, molto rudimentali. La tua carità deve adoperarsi a riparare le loro deficienze, deve arricchirle perché non si presentino troppo povere davanti al Dio Giudice.
Hai pietà degli infermi e hai amore per i pargoli. Ma quale infermità è più infermità di quella spirituale? Abbraccia perciò il loro spirito oscuro e pesante e alzalo verso la Luce. Difficile amore quello spirituale. Lo so. Ma è amore di perfezione.”
“E’ l’amore che ha avuto Gesù mentre era mortale.”
“Esatto. Sapeva chi lo avrebbe tradito. Sapeva chi lo avrebbe rinnegato. Sapeva chi sarebbe fuggito nell’ora tremenda. Nulla gli era di oscuro. La sua carne e il suo sangue fremevano di repulsione quando sentivano a sé vicino i pavidi, i rinnegatori e in specie il traditore ma non si è mai rifiutato di cercare di salvare il loro spirito con atti continui d’immisurabile amore.”
“Almeno a noi è risparmiata l’amarezza di conoscere che tutto è inutile per salvare la persona amata e perciò si potrà operare senza la stanchezza che prende quando si sa che tutto è vano…”
“Ma anche qual’ora si sapesse, si deve lavorare fino a quando tutto sarà compiuto, così su di noi non cadrà la colpa della loro condanna, perché tutto avremo provato per sottrarli dalla morte eterna.”
“Non so come ha fatto a sopportare così tanto. Se danno problemi a me, figuriamoci a Lui che era purissimo!”
“E’ quello che hanno fatto anche i primi cristiani dopo di lui. Ricordi come vivevano?”
“Vergini e consacrati vivevano mescolati tra i pagani.”
“Esatto. Anche se avessero voluto, non esistevano ancora monasteri o altre strutture per accoglierli. In questo modo, senza saperlo, spandevano tra la folla il profumo di Paradiso che li saturava e conquistavano, così, tante anime al Cristo.”
“Ma esiste? Non l’ho mai sentito”, dico stupita.
“Le anime veramente mistiche emanano un profumo celeste diverso da qualsiasi altro profumo umano. Nessun profumo terrestre, nessun fiore ha la più lontana somiglianza a quello che proviene dai regni soprannaturali. E’ l’essenza di Dio che si sparge su chi ha abbandonato le sollecitudini della carne, le superbie, le invidie, le critiche, gli egoismi e le falsità.
L’unito con Dio è saturo di Dio, e ogni altra cosa che non sia Dio resta alla superficie. E’ vento che corruga leggermente la superficie dell’animo e non entra a sconvolgere l’interno.
Lo vede il male, come orrida malattia che ricopre tante creature, anzi, anche con maggiore nitidezza di molti altri, ma la sua vista non corrompe nulla. L’unito a Dio, veramente unito con Dio, anziché assorbire l’esterno in sé, diffonde l’interno sui prossimi: diffonde, cioè il Bene, Iddio.
Sì, è proprio così, non fare quella faccia meravigliata: colui che è con Dio ha un potere irradiante, ben più potente di quello di tanti corpi dell’universo sui quali l’uomo ha affaticato la mente e innalzato un monumento di orgoglio.
E, soprattutto, ha un potere soprannaturalmente utile, poiché chi porta il Santo dei santi in sé, e vive di Lui, lo comunica agli altri. E’ quello che fa dire: “Costui è un santo”.
Si diventa fiori di cielo, il cui profumo è l’unico gradito da Dio. La preghiera allora si sparge sulla Terra per salvare i peccatori e sale per consolare Dio.”
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RACCONTO:
MONDI SOVRAPPOSTI E GRAVITA’ ROVESCIATE
Realizzato utilizzando concetti e brani dagli scritti di Maria Valtorta.
Non ti piace il mondo nel quale vivi?
Guardalo attraverso gli occhi di Colui, alla cui Luce, tutto quanto è diviene chiaro e la Sapienza ti rivelerà come, anche tu, puoi dare il tuo contributo d’amore per migliorarlo.
PREMESSA E AMBIENTAZIONE DEL RACCONTO
Oggi vi voglio raccontare un dialogo sull’amore vissuto in un mondo sovrapposto al nostro che pochi conoscono.
E’ il mondo spirituale.
Tutto cominciò all’alba dell’eternità, quando il Padre, per via di generazione intellettuale, concepisce di sé un’idea perfettissima: il Verbo.
In Esso, si riflettono: la sua vita, la sua bellezza, la sua immortalità, la sua eternità… Tutte le sue infinite perfezioni.
Dalla mutua contemplazione, tra il Padre e il Figlio, si stabilisce, per via di processione, una corrente d’indicibile amore: lo Spirito Santo.
Queste tre persone formano la Trinità, che è Dio, trino ma uno al contempo, la cui natura si fissa in un unico splendore da cui si genera tutto quanto è in un eterno essere.
E’ infinitamente beato in se stesso e non ha alcun bisogno delle creature.
Ma Dio è amore, e l’amore, per sua natura, è comunicativo. Ecco il vero motivo dell’incredibile creazione dell’Universo… e della mia storia.
Vivo in un posto unico nel suo genere: un sistema composto da due mondi sovrapposti, uno spirituale, che ha Dio stesso come vera e unica fonte di Luce, e l’altro concreto, assediato da Satana, l’angelo decaduto e maledetto per l’eternità assieme ai suoi seguaci. I due mondi trovano la loro intersezione negli uomini, perché composti da una parte spirituale e una tangibile, chiamata corpo.
Di puro spirito sono il trono dell’Altissimo, il Paradiso, di cui è contornato, ma anche Satana con il suo esercito. Per questo motivo sono del tutto invisibili agli occhi corporei degli abitanti della Terra, che è il pianeta dove io e tutte quante le persone abitano fino a quando la loro anima sarà legata ad una carnalità mortale.
Gli abitanti della Gerusalemme Celeste, capitale del Paradiso, sono anch’essi di puro spirito e, resi candidi dalla purificazione, in attesa della resurrezione dei loro corpi alla fine dei tempi, partecipano alla gloria del Signore e lo vedono così come Egli è. Questa è la gioia dei cori angelici (servi, soldati e messaggeri dell’Altissimo) e delle schiere dei Santi. Per i terrestri, essendo legati a un corpo, non è possibile visitarlo e perciò non possono toccare con mano cosa li attende nella Gerusalemme celeste. Possono solo sperarlo e avere fede nella Parola del Padre.
Esiste anche l’Inferno: luogo separato e senza Dio ma creato dal Padre appositamente per rinchiudere gli spiriti giudicati eternamente maledetti. Non è più possibile, infatti, per l’uomo farsi perdonare se l’anima si è già distaccata dal corpo in peccato mortale. Essi, accecati dalle loro colpe, hanno rifiutato il dono dell’unica via di salvezza: riconoscere Gesù come il Figlio di Dio incarnato e fattosi crocefiggere di sua spontanea volontà, in ubbidienza al Padre, per espiare tutti i peccati degli uomini, risorgere e, poi, ascendere alla gloria dei cieli.
Satana con gli altri angeli decaduti, perché ribellatisi a Dio con un atto di volontà immutabile prima della creazione dell’uomo, sono i signori indiscussi dell’Inferno ma prediligono aggirarsi sulla Terra insidiando e vessando gli uomini. I maledetti, infatti, invidiosi dell’eredità celeste promessa dal Padre ai suoi figli nel Figlio, con continue insidie alla carne e allo spirito, vogliono convincerli a deviare dalla via del bene per impossessarsi della loro anima, allo scopo d’impedire loro di raggiungere la gloria eterna da cui essi sono stati eternamente banditi e dare, al contempo, grande dolore a Dio.
Tutto l’esercito del maligno, infatti, odia l’Eterno e lo combatte con ogni mezzo nelle sue creature, non potendo niente direttamente contro di Lui.
Tutto è un miserabile paravento!
Dietro ai conflitti o ai pretesti che viviamo in noi e tra noi vi è la ragione vera: la lotta di Satana contro Dio, che non terminerà fino a quando l’Uomo sarà giudicato in tutti i suoi esemplari e la Bestia, sconfitta, rinchiusa eternamente, con i suoi seguaci, all’Inferno.
I demoni ubbidiscono tutti al comando del loro signore: seminare nei nostri cuori e nelle nostre giornate orrore, odio e disperazione, spegnendo la fede, spargendo errori, strozzando la speranza e distruggendo la carità, al fine di staccare tutte le genti da Dio, maledicendolo, e seminando il seme dell’incertezza sulla sua esistenza.
Nelle anime così in rovina è facile far crescere le piante della superbia, del possesso e della concupiscenza, le tre fiere che danno vita a un inferno già qui sulla Terra. E riescono, perché trovano già il terreno propizio preparato dai pungoli, che molti non sanno annichilire completamente con una vita vissuta nel bene, rimasti, dopo la salvezza donataci dal Cristo dalla disubbidienza originale a Dio, causata dal desiderio malefico dell’uomo di essere come Lui.
Per vincere i nemici infernali, gli angeli dovrebbero essere aiutati da anime viventi nel e per il Bene. Viventi in Dio. Ma sono troppo poche rispetto a quelle che non credono, non amano, non perdonano, non sanno soffrire e, perciò, propizie al male.
Anche l’alone di mistero, che avvolge il mondo spirituale, è una condizione favorevole per gli avversari infernali che la usano con molta destrezza. Continua, infatti, a creare sempre più, in noi terrestri, grandi perplessità sull’esistenza di Dio, del Paradiso, dell’Inferno e addirittura sulla nostra origine.
La maggior parte degli uomini è arrivata così al punto di convincersi che l’unica sorgente luminosa sia il sole perché è visibile, anche se, in realtà, è solo uno strumento, creato dal Padre, per permettere la vita sulla Terra, sua incubatrice di figli e futuri abitanti del Paradiso. La luce che torna ogni mattina dovrebbe bastarci, invece, sol che lo volessimo, con gli occhi della mente, a farci meditare, per tutte le ore del giorno, sulla Presenza, la Potenza, la Bontà di Dio e richiamarci alla mente il Cristo: Luce del mondo, Vero Sole eterno, perché ha restituito al Padre i templi vivi delle nostre anime, rigenerandoli alla Grazia, riconsacrandoli con lo spargimento del suo Sangue e istruendoli con la sua Parola, dopo che Satana li aveva minati con la colpa.
Il Cristo come il sole non conosce tramonto. Sta fisso, eterno nella sua Divinità intorno alla quale i popoli roteano come astri che da Lui traggono vita e luce. Perciò noi, e non Lui, conosciamo l’oscurità delle tenebre, perché in noi, e non in Lui, tramonta la luce, poiché dalla Luce ci scostiamo frapponendo fra Essa e noi le lontananze di una volontà non consona a Dio e le barriere di colpe commesse contro la legge di Dio.
Ormai regna l’ateismo con l’io sovrano e la sua scienza profana.
Dio non è contrario alle opere dell’intelligenza umana, perché, se lo fosse, sarebbe incoerente con se stesso, in quanto ha dotato l’uomo d’intelletto, ma ha posto dei limiti, non per potere geloso, ma per previdente amore.
Nel corso dei secoli, invece l’uomo, è riuscito sì a strappare molti segreti all’universo e fatto schiave molte forze della natura, ma, non avendo nel sapere a contrappeso l’amore, si è sviluppato unicamente in potere distruttore.
Una sola, in realtà, è la Scienza necessaria e questa la comunica lo Spirito di Verità. Alla sua Luce tutto quanto si santifica, si purifica, si fa buono e il sapere umano da opere di utilità vera. La scienza umana altrimenti è profanazione: strappa i veli sui misteri che Dio, solo conoscitore di quanto è giusto sapere per il nostro bene, ha ricoperto. Se si conoscesse tutto del futuro e dei segreti dell’universo non avremmo più pace spirituale e pace naturale.
Soprattutto non ci è concesso svelare i confini della vita oltre l’esistenza terrena. Deve bastarci di credere che, in essa, vi è un premio e un castigo, frutto di una Giustizia santa, che attende di essere applicato ad ogni singolo.
Non occorre che sappiamo altro!
E’ solo di Dio la possibilità di prendere l’iniziativa di riallacciare i contatti tra gli ancora abitanti della Terra e le anime già libere dal peso della carne. Non c’è bisogno di prove per credere alla seconda vita, basta la parola di Dio. Ma se diciamo di credere e poi cerchiamo delle prove soprannaturali per credere, mentiamo e diamo del mentitore a Dio.
Verso costoro il giudizio sarà di una severità inesorabile. Saranno puniti per avere mancato di fede e rispetto verso il Padrone di questa vita e della Vita vera e per aver mancato di rispetto ai trapassati, dei quali solo Dio ha il diritto di farsi emanatore di ordini capaci di distoglierli dalle loro extraterrene dimore.
Solo una minoranza, perciò, crede, come verità di fede, nella Trinità e segue le sue leggi d’amore. Esse conducono a essere puri, continenti, misericordiosi, onesti, giusti e umili.
La glorificazione di Dio dovrebbe essere in definitiva la ragione ultima di vita di tutte le sue creature.
Le infinite perfezioni divine sono il termine di paragone verso il quale ogni uomo, composto da spirito e corpo, deve tendere per santificarsi: fine secondo e subordinato al primo per essere ammessi come figli di Dio in Paradiso.
Dio ha mandato, infatti, Gesù, il Figlio incarnato, per confermare e completare la legge che dobbiamo seguire.
Ma pochi gli hanno creduto.
E sì che le sue opere garantivano per Lui e ne testimoniava anche il Padre, Colui che in eterno è Perfezione e Verità.
Nel mondo odierno, però, non è solo il dover unire alla ragione anche un salto di fede, per accettare completamente il cristianesimo, che provoca, in molti, il rifiuto di sottostare alle direttive divine, ma è anche l’esempio di tutte le figure di riferimento: la famiglia, la comunità e gli amici, con il loro richiamo a ciò che per il mondo è importante e la sempre presente paura di essere da loro considerati dei diversi, presi in giro e, quindi, allontanati. Occuparsi di Dio è giunto a essere concepito, per molti che dicono di credere, come un obbligo a termine, come l’andare a scuola. Il sacramento della Cresima ne risulta il diploma, dopo il quale finalmente la maggioranza si sente libera di dire: “basta tortura!”, di non pensarci più e utilizzare quel tempo per abitudini più piacevoli. Dicono di credere nella Trinità ma non fanno niente per dimostrarlo con le parole vere di tutta una vita vissuta e consumata al fine di sottomettere tutte le sollecitudini, le necessità della vita e tutte le fiumane dell’altrui volere, che impongono una condotta, gratificano, ma spengono l’amore e impediscono di darsi, perciò, tutti a Dio.
Altri continuano a seguire le leggi con ampi compromessi personali e solo pochissimi tendono alla perfezione.
Il problema di fondo è che le direttive di Dio sono per lo più diametralmente opposte ai possibili interessi che rendono la vita piacevole sul mio pianeta. Si è creata perciò una relazione incredibile di doppia opposta gravità. Nel mio pianeta è possibile cadere su e salire giù.
Ma questa storia parla dell’amore, quello vero e puro, proprio come lo stesso che diede origine a tutto ciò che esiste.
La differenza è che non parliamo di Dio nella sua Trinità ma di due creature.
Esse desiderano amare così tanto l’Altissimo da impegnarsi nel perfezionarsi con ogni sforzo per ottenere il più grande sublime dono gratuito che la Trinità può dare alle sue creature ancora unite al corpo: possedere il Signore dentro di loro.
La sua presenza produce nell’uomo una somiglianza intellettuale con Dio, che lo rende partecipe della sua luce, della sua forza e della sua sapienza.
Essa è il segno inconfondibile della sua figliolanza.
Tutto questo si traduce:
– nella grazia di vivere nel Padre che guarderà la sua creatura con compiacenza, vendendo in lei la sua somiglianza;
– nella grazia di godere dei meriti infiniti del Figlio;
– nella grazia di fruire dei sette doni dello Spirito Santo.
Concretamente quando si possiede Dio, si ama perfettamente e non si vive più per sé ma per gli altri. Dietro alla carità viene ogni altra perfezione. Anche i sensi umani si perfezionano, perché tutto quanto è a noi intorno acquista luce, voce, colore diverso, e, soprattutto, porta un segno che solo i possessori di Dio vedono: il suo, santo e ineffabile. Con esso non vi è bisogno di dire parole per orare, poiché basta che il nostro occhio si posi sulle cose create perché il nostro cuore si sollevi nell’orazione più alta che è la fusione col Creatore.
In definitiva, Dio ci mette a parte del suo possedere, perciò anche la più umile persona può dire: “L’anima mia magnifica il suo Signore, perché ha guardato la sua serva facendo in lei grandi cose.”
Per capire la mia storia dovete conoscere bene le leggi fondamentali della doppia gravità:
– In ogni uomo esistono, come ho detto, due realtà: quella carnale, che tutti noi conosciamo perché evidente, concreta, ma temporanea, e una spirituale, poco conosciuta, nascosta, interiore, ma eterna. Quest’ultima è la più importante ed è quella che dovrebbe dettare legge su tutte le azioni della carnale. Spesso e volentieri, però, non è così. Se il primo uomo, Adamo e la prima donna, Eva, avessero saputo rimanere signori di ogni cosa con dipendenza solo da Dio, –una dipendenza di figli amatissimi-, i loro discendenti sarebbero stati perfetti come Iddio aveva loro creati, non avrebbero quindi conosciuto malattia e morte, e Gesù, il Figlio primogenito, non avrebbe dovuto subire il martirio di espiazione per salvarci. Ma, purtroppo, disubbidirono al Signore volendo essere come Dio, cadendo nell’insidia tramata da Satana per invidia, odio e vendetta nei confronti dell’Altissimo. L’eterno avversario iniettò così, nella creatura perfetta, il germe del male, comunicandole, di conseguenza, la sua stessa libidine di lussuria, di vendetta e superbia. (Quest’ultima è la quintessenza dell’anticarità, la perfezione dell’anticarità, e il suo veleno demoniaco produce la perdita istantanea della Luce di Dio nel cuore e uccide tutte le grazie, la carità per prima. Chi è superbo, pecca continuamente, perché: non tratta con rispetto Dio, non ha viscere di misericordia verso i fratelli e si crede superiore alle debolezze della carne e alle regole della Legge divina. Distrugge perciò l’unione con Dio con lo stesso peccato che fu causa di rovina per Satana prima, per Adamo e la sua progenie poi.) Da allora il nostro spirito duella contro i veleni del mostro infernale. Qualche rarissima volta lo spirito vince sulla carne e il sangue dando alla Terra e al Cielo un nuovo santo. Qualche volta viene letteralmente ucciso dalla creatura che volontariamente decade dal suo trono di figlia di Dio e diventa peggio di un bruto. Muta la sua natura in demonio, figlio di demonio. Esistono poi tante posizioni intermedie sfumate nelle loro varianti, nelle quali lo spirito vive più o meno stentatamente, schiacciato e reso sofferente, nelle sue potenze, da una carnalità poco controllata, con stasi di letargo in cui è come fosse morto e privo della Luce di Dio. Abbagliati dalle allettanti e luccicanti mondanità, gli uomini, non comprendono l’importanza di rispettare le sue leggi d’amore meno piacevoli e più impegnative. Alla fine, però, della sua realtà terrena, ogni persona verrà giudicata dal Cristo proprio sull’amore donato a Dio e, attraverso Lui, al prossimo. Per i figli del demonio inutilmente il Cristo è morto lasciandosi crocefiggere. Il deicidio non è finito sul Golgota nell’ora della Sua morte. Esso si ripete ogni qualvolta un suo redento uccide la sua anima, sconsacra il tempio vivo del suo spirito, leva la mente sacrilega a bestemmiare Dio, non solo con il turpiloquio osceno, ma con mille maniere del vivere attuale, sempre più contrario alla sua Legge e sempre più neutralizzante i meriti incalcolabili della sua Passione e Morte.
– La legge dei segnati dalla Bestia è in antitesi con le leggi di Dio. In una domina la carne e genera opere di carne. Nell’altra domina lo spirito e genera opere di spirito. Quando lo spirito domina, là è regno di Dio. Quando domina la carne là è regno di Satana. Non si può conciliare il Regno di Dio con il regno di Satana. Non si può accontentare contemporaneamente la carne e lo spirito. Bisogna scegliere. L’infinita Misericordia che anima la Trinità ha dato al nostro spirito tutti gli aiuti per rimanere in Dio: L’intelligenza, per scegliere; La Luce per vedere; L’Amore per guidarci; Il sacramento del perdono per risollevarci dalle nostre cadute; La libertà, per dare alla nostra vita un po’ di merito; I Comandamenti per assicurarci un tracciato sicuro da seguire; I profeti per gridarci la sua Volontà… ma fu tutto inutile. Allora, per amore, il Padre mandò anche il Figlio per donarci la Parola di Vita; E Gesù si offrì completamente, umiliandosi fino a morire come un malfattore sulla croce, per lavarci il cuore dal segno della Bestia e renderlo capace di accogliere Dio; Risorse ma ci lasciò l’Eucarestia che è Sua presenza continua fra noi e in noi; Ha dato, infine, lo Spirito Paraclito che è spirito di verità, sapienza e amore perché ci fosse Maestro nella cognizione della sua dottrina di carità, purezza, mitezza, bontà e umiltà grande. Tutto ha donato per aiutarci ma, ciò nonostante, i nostri peccati non si possono contare… In coloro che domina la carne, escono sibili di vizi, frodi, lussurie e delitti, perché si sono lasciati baciare da Satana e le sue labbra sono su loro e in loro. Non sono più persone ma animali, lo spirito è morto perché il loro cuore non è più tempio di Dio ma è nido di serpi infernali. Ogni persona è libera di decidere quale delle due forze far prevalere. Esse attirano continuamente l’uomo a sé e, per principio, ognuna ostacola e riduce gli effetti dell’altra gravità, perché sono in continua guerra, senza esclusione di colpi, e le anime ne sono il bottino. La legge di Dio è integra e vera, difficile da attuarsi ma l’unica che produce i meriti per giungere al Paradiso e quindi alla gioia eterna. Al contrario l’altra seduce con piaceri immediati terreni ma effimeri: il mondo vuole il potere a qualunque costo, la ricchezza a qualunque costo, l’appagamento del senso a qualunque costo, tutte le gioie della Terra a qualunque costo; scimmiotta la fede, necessaria all’uomo, concedendo profezie di maghi e santoni che non escono dal seno della Trinità Ss. ma dal gorgo satanico; respinge e bestemmia lo Spirito Santo impugnando le sue Verità e, questo, non sarà mai perdonato. Che non sarà mai perdonato lo si nota dal fatto che Dio si ritira nell’alto dei suoi cieli perché l’uomo respinge il suo amore e vive nella carne proclamandosi dio, rinnegando e bestemmiando il vero e unico Signore e Creatore… E già la chiusura del Cielo è misericordia perché trattiene le folgori di castigo che l’uomo merita. Ecco la causa della rovina dell’uomo e del silenzio divino.
– Il bene in definitiva viene proprio dal merito della vittoria sulle passioni disordinate e le tentazioni per amore di Dio e per il raggiungimento dell’obbiettivo più importante per ogni persona: godere della Trinità in eterno. Ne consegue che non tutte le anime in grazia possiedono la grazia nella stessa misura. Non perché Dio la infonda in misura diversa ma perché in diversa maniera le persone la sanno conservare in loro. Il peccato mortale distrugge la grazia, il peccato veniale la sgretola e le imperfezioni la anemizzano. Un’anima che perde la grazia perde tutto. E’ morta. Per lei inutilmente il Padre l’ha creata, il Figlio l’ha redenta e lo Spirito ha infuso i suoi doni. A causa dell’azione corrosiva del peccato l’anima si stacca e cade dall’albero vitale e finisce per corrompersi nel fango. Vi sono anime invece, e io ora vi racconterò di due di queste, che, con ogni sforzo, si caricano di elementi vitali per fruire il più possibile degli effetti della grazia.
– Gli elementi vitali sono: Vivere secondo la legge di Dio, casti, misericordiosi, umili, amorosi di Dio e del prossimo; E vivere di preghiera “viva”. L’effetto concreto di seguire il bene è l’incanalarsi verso un costante oblio di sé e, perciò, perdita di tutto ciò che in Terra è considerato importante. Ne consegue una caduta gravitazionale verso i quartieri meno graditi della società, dove è di casa l’essenziale e non il superfluo. Nello stesso tempo si ha però una salita verso le vette più alte dei monti dello spirito perché le necessità dell’anima, più leggere, prevalgono sulla materia. Più il monte sale, meno si è soggetti all’oscurità prodotta dalla ribellione alle leggi divine. Si sarà più vicini e colpiti dalla Luce purificatrice, che è Dio stesso. Essa dona all’uomo maggiori possibilità di conoscere e partecipare alla vita del Figlio suo, lo riveste di Lui e, come tale, al momento opportuno, lo innalza alla gloria della Trinità come figlio nel Figlio nella Gerusalemme celeste. In definitiva non saremo santi se non nella misura in cui viviamo la vita di Cristo o meglio Cristo vive la sua vita in noi, unendoci al Padre compiendo la sua volontà con l’Amore, per Amore e nell’Amore in vista della sua gloria. Il predominio del male, invece, conduce ad un crescendo dei desideri effimeri legato al benessere transitorio terreno. Predomineranno, perciò, l’attaccamento ai piaceri del sesso, del potere, del denaro e del sapere, caratteristici del salire nei piani più ambiti della società. La gravità spirituale del bene, risucchiata dal vortice sempre più potente della cecità morale, perderà sempre più forza fino al raggiungimento della morte dello spirito, caratterizzato dal predominio dell’egoismo, della menzogna, dell’invidia, della superbia e dell’odio, vero signore e padrone dell’uomo grandemente peccatore.
– Anche se pochi valutano le conseguenze delle loro scelte, tutti quanti subiamo la gravità miscelata dalle due forze e non vi è nessuna possibilità di ovviare a questa legge. C’è chi, per volontà propria, con lo spirito salirà il monte più alto e chi scenderà nelle fosse più profonde senza nessuna possibilità di arrestarsi fissi in un’altezza. Sia le persone dirette al bene, sia gli uomini indirizzati sulla via del male abiteranno sulla Terra, mescolati tra loro per tutto il tempo che il loro corpo riuscirà a trattenere l’anima. Esso sarà anche il tempo a nostra disposizione per scegliere il luogo della nostra eternità: il Paradiso o l’Inferno. Il compito del giusto sarà quello di essere come l’olio, che è il bene, mischiato con l’acqua, che è il male: mai e poi mai si riuscirà a farne un unico composto. Con il tempo, infatti, l’olio, sempre più leggero, s’innalzerà scartando ogni particella d’acqua nel fondo del contenitore.
– Concludendo: esser “vivi” non vuol dire abitare sulla Terra, vuol dire essere del Signore. Vuol dire possedere la Grazia e avere diritto al Cielo. Vivo non è chi respira, mangia e dorme con l’anima morta: costui è spoglia già putrefacente prossima a cadere, come fico infracidito sul ramo, nella fossa il cui fondo è l’inferno. Vivo è chi, anche se agonizzante nella carne, possiede la “Vita”, ed anzi a misura che cessa di qua la vitalità si approssima e cresce in lui la “Vita vera”. Vivo è colui che, mentre le tenebre scendono sulle sue pupille, vede sempre più nitido, con gli occhi dello spirito, il volto del Padre. Vivo è chi conosce la Verità e sopra tutte le gioie umane e le umane ricchezze vuole questa Gioia e questa Ricchezza: la Verità. E per tutti i suoi giorni si dedica a possederla, perché la conoscenza di essa ha messo in lui la sete santa di conquistarla.
FINE DELLA PREMESSA
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