La confermazione in grazia comporta una certa impeccabilità.
Si precisa però: non un’impeccabilità intrinseca, ma estrinseca, e cioè per una particolare assistenza divina.
Secondo il pensiero comune dei teologi chi è confermato in grazia rimane immune dal peccato mortale, ma non da quello veniale e dalle imperfezioni, come avvenne per san Pietro che a motivo della sua doppia condotta (fatta in buona fede) fu duramente ripreso da san Paolo.
Solo la Beata Vergine Maria ricevette un grado di grazia così alto da rimanere immune anche dal peccato veniale e dalle imperfezioni.
Il B. Raimondo da Capua, parlando del matrimonio spirituale di santa Caterina da Siena con Nostro Signore, afferma che la Santa ebbe come conseguenza quella confermazione in grazia di cui godettero gli Apostoli dal giorno di Pentecoste e di cui fruì anche San Paolo quando gli fu detto “Ti basti la mia grazia” (2 Cor 12,9) (S. Caterina da Siena, Legenda maior, I, 12).
Secondo san Tommaso gli apostoli furono tutti confermati in grazia nel momento della Pentecoste.
Lo fu anche San Giovanni fin dal grembo di sua madre.
Lo fu pure san Giuseppe nel quale, al dire di alcuni, il fomite della concupiscenza era inoperante e dal momento della coabitazione con Maria fu addirittura estinto.
Questa confermazione nella purezza fu così potente che per tutto il resto della vita non passò neanche il più piccolo pensiero impuro nella mente di San Tommaso, come egli stesso confidò prima di morire a fra Reginaldo, il suo primo segretario (Processus canonizationis S. Thomae, p. 291).
Fra Reginaldo raccolse l’ultima confessione di san Tommaso, prima di morire e disse in seguito che era così semplice e puro da parere un bambino di 5 anni.
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